La protezione della propria casa con un antifurto è da sempre un tema molto caro a tutti, senza distinzioni di età, area geografica di residenza o disponibilità economica.
I sistemi di protezione domestica sono però, storicamente, impianti che richiedono una presenza invasiva nell’abitazione, con costi di installazione e manutenzione da parte delle ditte specializzate spesso elevati e con una sorta di obbligo a intrattenere rapporti sempre con il medesimo fornitore a causa di sistemi chiusi e di difficile aggiornamento. In caso inoltre di cessazione dell’attività da parte del fornitore di fiducia si sarà con grande facilità costretti a sostituire buona parte o addirittura l’intero impianto.
I sistemi antifurto domestici nascono con i sensori e la sirena collegati con dei cavi alla centralina: l’installazione di una nuova apparecchiatura richiede quindi lavori di muratura per predisporre le canaline e posa dei sensori, il lavoro viene realizzato da imprese apposite.
La sicurezza di questo sistema di trasmissione è intrinsecamente molto alta in quanto è complesso raggiungere i fili e l’interruzione in un qualsiasi punto del segnale diventa un indicatore di tentativo di manomissione, accendendo così la sirena e richiamando l’allarme.
Da alcuni anni si sono diffusi sul mercato numerosi prodotti che permettono l’installazione di sistemi di antifurto completi senza effettuare opere murarie, sfruttando sensori a batteria a lunga durata e canali radio per la trasmissione dei dati.
Pur mostrando un evidente vantaggio rispetto ai sistemi cablati, generano ancora oggi remore in molti potenziali acquirenti, timorosi che un sistema wireless possa essere truccato dall’esterno da parte di ladri tecnologicamente preparati: vedremo nelle prossime righe come i produttori abbiano progettato sistemi capaci di controbattere a tutti i diversi tipi immaginabili di cyber attacco ed elettromagnetico secondo le conoscenze attuali, offrendo contromisure e mitigazioni.
I punti deboli sono, come lo erano anche negli impianti a filo, un’installazione non ottimale e una manutenzione non completa, o la mancanza di reazione nel momento in cui dovesse scattare l’antifurto.
Com’è fatto un antifurto
Gli antifurti sono generalmente caratterizzati dall’avere una centralina responsabile di concertare l’attività dei vari sensori e degli attuatori, come ad esempio sirene, fumogeni o combinatori telefonici. Questo componente è quello più importante, in quanto integra il sistema operativo in grado di interpretare i segnali che riceve e decide quando attivare l’allerta, sulla base di regole impostate dall’installatore e dagli abitanti dell’appartamento.
Le diverse centraline possono offrire uno o più sistemi in contemporanea per interagire con le altre periferiche dell’antifurto: i sistemi wireless professionali generalmente si basano sulle frequenze intorno ai 433/434 MHz o agli 868 MHz, mentre evitano il segnale Wi-Fi generalmente molto saturo e meno proteggibile contro il jamming.
Ai segnali radio alcuni prodotti offrono ancora il supporto per connessioni cablate, creando sistemi ibridi che possano sfruttare canaline esistenti per alcuni sensori e mantenere la libertà di installazione per gli altri.
Le diverse frequenze sono caratterizzate dall’avere una distanza operativa più o meno estesa, in quanto a frequenze maggiori corrispondono portate massime del segnale minori che possono causare aumenti nel consumo energetico o disturbi radio, con conseguenti falsi allarmi.
Cos’è il jamming, perché serve conoscerlo
Una preoccupazione frequente nell’uso di sistemi radio consiste nella paura che malintenzionati possano inibire il sistema effettuando un’azione denominata jamming che consiste nel riempire le radiofrequenze di segnali molto potenti in grado di sovrapporsi a quelli legittimi dell’antifurto e conseguentemente ingannarli: si pensa che se l’indicatore dell’apertura delle porte non dovesse riuscire a segnalare il suo stato alla centralina, questa non farebbe suonare la sirena.
Tale operazione è più complessa di quanto si possa pensare: il ladro tecnologico dovrebbe poter inibire le esatte frequenze usate dall’antifurto, generando un segnale così forte da coprire quello legittimo e questo richiederebbe dispositivi costosi non facilmente reperibili sul mercato. Il produttore ucraino di antifurti Ajax riporta come nella realtà ci sia un’incidenza di tentativi di inibizione radio molto più bassa di quanto percepito, in quanto nella maggioranza dei furti il malfattore tende a restare nell’edificio solo pochi minuti, meno di quelli che sono richiesti per reagire all’allarme alle forze dell’ordine o ai proprietari dell’abitazione.
Pressoché tutti i sistemi antifurto implementano comunque tecniche in grado di prevenire il jamming, tipicamente caratterizzate dall’usare più frequenze diverse distribuite casualmente anche sulla stessa banda, dialogare contemporaneamente su più bande radio, verificare periodicamente – ogni pochi secondi – che i rilevatori abbiano effettuato una trasmissione corretta: quando questo non succede per più volte, la centralina può interpretarlo come manomissione o tentativo di inibizione e attivare l’allarme. Similmente anche le sirene sono generalmente costruite per attendere l’invio di segnali periodici dalla loro centrale, così da potersi attivare autonomamente in mancanza di essi.
La segnalazione dell’allarme
Nel momento in cui la centrale di un antifurto armato, cioè configurato per controllare gli spazi a lui destinati, rileva un evento avverso, questa può scatenare diverse azioni. La più comune consiste nell’accendere una o più sirene, interne o esterne, capaci di informare gli abitanti dell’abitazione e i vicini della situazione; il vantaggio principale è quello di creare un senso di urgenza nel ladro, forzandolo spesso a desistere ed allontanarsi prima di aver completato l’effrazione; lo scopo è quindi dissuasivo.
Poco diffusi, se pur molto efficaci, sono i sistemi per la generazione della nebbia, capaci di riempire la stanza nella quale sono installati di una nebbia fitta capace di impedire la visione, disorientare e spesso dissuadere dal procedere nell’azione criminosa.
Una funzione molto richiesta consiste nel poter comunicare, ad esempio tramite messaggio SMS o chiamata con voce preregistrata, verso numeri preimpostati: quelli dei proprietari dell’abitazione, delle forze dell’ordine o di custodi con i quali si è stipulato un contratto di protezione.
Le centraline prevedono in genere il collegamento alla linea telefonica tradizionale – ma attenzione a non utilizzare quelle VoIP basate sulla presenza di un router casalingo che può essere spento – o sempre più frequentemente via rete cellulare integrando il supporto per una o più SIM card.
Il controllo remoto dell’antifurto
Si stanno diffondendo sempre di più sistemi antifurto che si appoggiano a piattaforme cloud e applicazioni mobile per offrire controllo e monitoraggio remoto. Le app permettono di attivare e disattivare l’antifurto anche a distanza, ad esempio per far entrare un famigliare o un domestico senza condividere il proprio codice di sicurezza, e permettono di controllare tutte le informazioni che i vari rilevatori possono offrire. In questo modo notifiche push si aggiungono alle segnalazioni già citate, con il vantaggio di poter interagire subito con la propria abitazione e raccogliere informazioni utili per agire tempestivamente.
Il controllo remoto viene progettato dai vari fabbricanti tenendo a mente la sicurezza come prima cosa, ma resta un possibile tallone d’Achille se non usato in modo corretto dagli utenti: per questo è fondamentale scegliere password uniche e complesse, non condividerle mai con nessuno, impostare tutte le opzioni di sicurezza offerte come l’autenticazione a fattori multipli e applicare in genere le buone norme di sicurezza necessarie alla navigazione su Internet.
Proteggersi, non solamente dai ladri
Gli impianti antifurto hanno in genere funzioni che vanno oltre la protezione contro le intrusioni e sono orientate a salvaguardare l’integrità generale dell’abitazione. Molto diffusi sono i sensori capaci di rilevare fumo e incendi, comprese le variazioni molto rapide di temperatura, e i sistemi antiallagamento, da posizionare a livello del pavimento nei bagni e nella lavanderia così che possano segnalare celermente quando identificano acqua che sfiori i loro contatti.
Tali funzioni risultano utili non sono nell’abitazione principale allo scopo di monitorare la situazione dell’immobile durante, ad esempio, una vacanza o un viaggio di lavoro ma si rivelano utilissime per i possessori di seconde case che non vogliono investire in impianti di monitoraggio dal costo elevato e desiderano tenere tutto sotto controllo in modo smart.
I sistemi che prevedono il supporto per telecamere IP aiutano a monitorare la situazione interna all’appartamento anche a distanza, potendo accedere a un flusso video in diretta. I prodotti più utili sono quelli che offrono un angolo di visione grandangolare e un sensore in grado di acquisire immagini anche al buio grazie alla tecnologia a infrarossi; le telecamere dotate di controllo motorizzato si definiscono PTZ dal nome delle tre azioni che tipicamente offrono: Pan (movimento orizzontale), Tilt (movimento verticale) e Zoom.
L’alimentazione dei sensori
Mentre negli impianti tradizionali cablati i sensori sono alimentati dalla centralina, nel caso degli impianti wireless l’energia necessaria al loro funzionamento viene fornita da batterie. La durata di queste è superiore in genere al paio d’anni e dipende da molteplici fattori, fra cui la periodicità con la quale il sensore riporta la propria presenza alla centrale e la potenza del segnale necessario a raggiungerla.
L’utente ha la responsabilità di verificare periodicamente lo stato di carica delle batterie, utilizzando gli strumenti forniti dalla centralina e dai sensori stessi, e di cambiarle nel momento in cui il livello di carica sia basso: un ottimo impianto antifurto con le pile scariche risulta totalmente inutile al suo scopo.
Batterie sono presenti anche all’interno dei componenti che richiedono corrente elettrica, come avviene tipicamente per la centralina: queste servono per tener attivo l’impianto in caso di blackout, evenienza che viene notificata tramite i consueti messaggi in quanto comunque importante da conoscere.
Può essere il caso di un tentativo di effrazione e manomissione, ma anche un semplice calo di tensione che però se prolungato causerebbe la perdita del freddo, ad esempio, in un frigorifero e lo scongelamento dei cibi contenuti al suo interno.
L’installazione a cura di un professionista
Gli antifurto wireless sono prodotti che rendono estremamente semplice l’installazione, non richiedendo opere murarie ma solo utilizzare poche viti per posizionare i sensori. Nonostante questo, i produttori consigliano il supporto da parte di installatori professionisti, capaci di identificare grazie alla formazione e all’esperienza i punti critici da proteggere e a impostare i sensori in modo che controllino quanto più possibile l’abitazione.
I sistemi di configurazione delle centraline poi variano da produttore a produttore: in alcuni casi richiedono software specifico o la navigazione in menu e sottomenu non sempre chiarissime, altre volte si appoggiano ad app pensate per guidare gli utenti anche alle prime armi. Quand’anche risulti semplice impostare il tutto, occorre l’esperienza per impostare le zone, i ritardi di attivazione, i profili d’uso e le caratteristiche avanzate che più o meno tutti i sistemi offrono.