Ecco, lo voglio così!

Dicembre 2009. Lo scopo di questo articolo può sembrare ambizioso e superfluo: ambizioso per il fatto di voler creare, anche se solo con la fantasia, un apparecchio capace di soddisfare la quasi totalità dell’utenza.

Neppure i produttori di ricevitori che progettano e costruiscono i loro decoder basandosi su studi di mercato e con conoscenze ed esperienze ben superiori alle nostre riescono in questo intento.

Superfluo perchè è un puro esercizio teorico, non finalizzato alla costruzione dell’apparecchio “progettato”.
Consapevoli di queste limitazioni vogliamo, comunque, testare la nostra inventiva, forti della collaudata esperienza in qualità di appassionati e avvalendoci delle sensazioni dei lettori che ci seguono e ci scrivono: basta poco, a volte, per soddisfare certe esigenze e qualche volta quel poco sfugge ai progettisti, specialmente in un mercato che brucia in fretta le novità.

Vedremo di affrontare le problematiche classiche di una progettazione di tal tipo, affrontando, nel contempo, anche gli aspetti magari meno importanti, come quello estetico e senza tenere conto, per non scendere troppo in campi che non ci competono, delle esigenze di costo che spingono sovente ad utilizzare componenti standard.

Non puntiamo neppure a progettare cloni di ricevitori esistenti, non sarebbe creativo e neppure divertente: vogliamo proprio cercare di ipotizzare un ricevitore di fascia alta che potrebbe soddisfare, se progettato e commercializzato, una larga fetta di pubblico, naturalmente una platea esigente che non si accontenta di un prodotto stabile ma vuole anche godere delle ultime novità tecnologiche.

Composizione accurata
Il nostro progetto prevede, come abbiamo accennato, di amalgamare le peculiarità migliori relative a prodotti commerciali così come di inserire nuove prestazioni e caratteristiche non presenti in nessun ricevitore tra quelli da noi testati. Iniziamo con gli aspetti meno importanti dal punto di vista funzionale e cioè dal lato estetico: un ricevitore digitale non è soltanto un prodotto utilizzato da appassionati o esperti del settore, ma da tutti i componenti la famiglia.

La crescente diffusione delle trasmissioni digitali satellitari e terrestri ha quasi obbligato ampie fasce di utenza a fare conoscenza con il ricevitore e a imparare i rudimenti del suo utilizzo, pena precludersi l’accesso ai nuovi orizzonti della televisione e della pay-tv.

Il crescente utilizzo ha spostato la collocazione di questo prodotto in aree nobili della casa, quali il salotto: palese, quindi, che l’impatto estetico che un ricevitore digitale deve avere è importante perché chiamato a comparire a fianco di altre apparecchiature, come il Tv color e l’impianto hi-fi, che hanno avuto molti anni di più per perfezionare il proprio design.

A nostro avviso il ricevitore con la migliore estetica è il Jepssen JST3, che abbina linee morbide ad un design davvero elegante: in questa linea, volendo essere pignoli, andiamo ad integrare il display del Qbox HD, senza dubbio il miglior display mai comparso su ricevitori digitali, capace di visualizzare immagini a colori, tanto che nelle ultime versioni firmware del ricevitore viene pilotato per riprodurre il logo del programma corrente.

Ma abbandoniamo il fattore estetico e addentriamoci meglio negli aspetti più di “sostanza”: la robustezza meccanica insieme alla pulizia d’assemblaggio sono fattori che reputiamo molto importanti.
Aprire un ricevitore e vedere saldature dell’ultima ora, così come assemblaggi disordinati, non è un buon biglietto da visita e indica una certa improvvisazione nel progetto.

In questo campo ci sembra che l’attenzione maggiore l’abbiano posta i progettisti del decoder IpBox, ricevitori che denotano una attenzione quasi maniacale a questi aspetti.

Ora, ottenuta una “struttura” bella e robusta adatta a contenere il ricevitore, ci possiamo concentrare sulla scelta dell’hardware.
Innanzitutto, considerate le ultime vicissitudini italiane sul Digitale terrestre, opteremo per un dual-tuner: inseriremo perciò nel nostro progetto un primo tuner DVB-S2 con ricerca Blind Scan hardware e un secondo tuner DDT.
E, sempre per venire incontro al pubblico di casa nostra, implementeremo pure due smart card-reader e due slot Common interface che dovrebbero soddisfare anche le esigenze più “estreme” in fatto di pay-tv.

Logicamente la scheda madre deve essere dotata di microprocessore ad alte prestazioni e di una buona quantità di memoria, qualità presenti nei ricevitori Linux.

Per quanto riguarda i collegamenti ci rifacciamo al Qbox HD, proprio per non farci mancare nulla, aggiungendo però la possibilità di inserire un hard disk all’interno dell’apparecchio. I ricevitori dai quali abbiamo estratto le parti di nostro interesse per portare a termine il nostro progetto sono presentati nella guida all’acquisto riportata nelle pagine a seguire.

Ecco il parco connessione ideale per il nostro ricevitore. Da sinistra a destra le prese F di entrata LNB e uscita verso un altro decoder in numero dipendente dai tuner installati: infatti si possono installare sino a tre tuner a scelta tra DVB-S2 e DVB-T. Troviamo, quindi tre porte USB2, delle quali una è dedicata alla penna USB in dotazione contenente il filesystem del ricevitore. Quindi la porta Ethernet per la connessione in rete, la presa seriale e la connessione E-Sata per l’hard-disk esterno. Proseguendo ancora verso destra troviamo la presa HDMI, le uscite audio/video RGB (Component) e le corrispondenti audio/video analogiche, 2 Scart e l’uscita audio digitale S/PDIF. Chiudono la rassegna l’interruttore di rete e il corrispondente cavo di alimentazione. Da non dimenticare le tre antenne legate alla presenza del modulo WiFi.

All’apparecchio così concepito abbiniamo un telecomando universale, in grado di pilotare anche le altre apparecchiature di casa, per non dover ricorrere a più unità, ognuna con codici di comando e disposizione dei tasti sempre diversi. La nostra scelta ricade sul telecomando della Philips illustrato nelle pagine seguenti, un ottimo prodotto che ricorda, nella disposizione dei tasti, proprio i classici telecomandi dei ricevitori Linux embedded.

Fondamentale il firmware
Il firmware che pilota il ricevitore è senza dubbio la parte più importante del progetto: non si contano in commercio i ricevitori provvisti di hardware superiori ma con firmware così inadeguati da mortificarne le prestazioni.

Questo avviene perchè, come già approfondito in altri articoli, lo sviluppo del software è molto costoso per un produttore di ricevitori, specie se il firmware è “customizzato” per quel dato ricevitore e non riutilizzabile.

Proprio per ovviare a questo problema, negli ultimi anni si è assistito alla proliferazione di ricevitori basati su Enigma, il sistema operativo Linux utilizzato in questi ambiti.
Enigma, ora anche nella versione Enigma 2 per i ricevitori in Alta Definizione, è installabile su un buon numero di ricevitori e con un’ampia facoltà di personalizzazione.

Questi fattori contribuiscono a ridurre le spese di sviluppo anche se, a dire il vero, non tutto il sistema è “open source” (aperto) e disponibile agli sviluppatori.
Enigma permette ai progettisti esterni di sviluppare e mettere a punto parti di software, plug-in e add-on, da integrare liberamente nel sistema operativo originario, aggiungendo funzioni sempre più nuove e interessanti come la EPG settimanale, il mediaplayer e molto altro ancora. Ottima anche la gestione dei setting mediante bouquet personalizzabili, tanto da compilare liste il cui numero è limitato solo dalla dotazione di memoria del ricevitore.

Ma non tutto quello che troviamo in Enigma è di nostro gradimento: il progetto da noi disegnato prevede che il sistema operativo sia più orientato alle operazioni quotidiane, quali quelle relative al PVR, notoriamente ancora ostiche da utilizzare sui ricevitori basati su Enigma.

Il nostro sistema operativo deve non solo consentire l’alta personalizzazione di tutte le funzioni del ricevitore, ma anche garantirne l’agile accesso agli utilizzatori meno esperti.
L’uovo di colombo può essere una doppia gestione: modalità “user” e “advanced”.

In pratica, a seconda di chi utilizza il ricevitore, il sistema operativo presenta menu e possibilità diverse: la modalità “user”, adatta per mogli e bambini, permette una limitata navigazione tra i menu, prestando molta attenzione alla semplicità, anche nella navigazione tra i canali.
La modalità “advanced” permetterà, invece, qualsiasi operazione.

Questa possibilità non dovrebbe pesare molto in termini di sviluppo, trattandosi semplicemente di una diversa interfaccia grafica relativa, in ogni caso, allo stesso firmware.
Il passaggio tra una modalità d’impiego e l’altra potrebbe avvenire alla semplice pressione di un tasto personalizzato sul telecomando.

Il telecomando TSU9200 rappresenta il modello minore della famiglia Philips Pronto:  le caratteristiche principali sono il pannello LCD di 2 pollici (TFT) e il sistema di controllo basato sulla manopola girevole centrale (simile a quello presente sugli iPod) con cui si può navigare comodamente tra i vari menu personalizzabili. L’unità è provvista anche di una base per la ricarica delle batterie che garantisce un’elevata autonomia.

Un’altra funzione che riteniamo debba assolutamente far parte del nostro firmware e non relegata ai plug-in esterni è quella relativa ai protocolli per la condivisione dell’hard-disk in rete: il nostro sistema operativo deve permettere di configurare il disco interno (o quello esterno USB o E-Sata) come server Samba o NFS, in modo da poter dialogare con i sistemi operativi Windows e Linux.

In questo modo un solo HD collegato al ricevitore potrà essere sfruttato per lo “storage” e la visione condivisa di eventi registrati da qualsiasi apparato connesso in rete, compreso un altro ricevitore digitale.
Attenzione: questa possibilità è già presente su molti ricevitori Linux, ma l’accesso è alla portata di pochi esperti perché i parametri di questi protocolli non sono chiari e documentati come vorremmo.

Pura fantasia o possibile realtà?
Al termine del nostro progetto una domanda sorge spontanea: un decoder del genere sarebbe commerciabile? Abbiamo premesso in apertura che non ci saremmo preoccupati più di tanto di alcuni aspetti come la riduzione dei costi tramite l’impiego di parti e componenti prodotti in numeri rilevanti.

In effetti, per la realizzazione del nostro piccolo progetto, abbiamo lasciato in secondo piano il discorso economico: il solo telecomando da noi scelto, ad esempio, costa circa quanto un buon ricevitore Common Interface, ma esclusa questa caratteristica (volendola però disponibile come opzione), tutto il resto è assolutamente in linea con un ricevitore di fascia alta, prova ne è che la sua composizione parte proprio da prodotti esistenti.

Il succo del discorso è che lo sforzo dei produttori dovrebbe andare nella direzione del facile utilizzo anche dei ricevitori più performanti, magari proprio attraverso una doppia gestione dell’apparecchio, come auspicato nell’articolo.

Gli appassionati “smanettoni” provano un grande piacere nel cavarsi fuori dalle difficoltà intrinseche all’uso di certe funzioni, chi invece vuole semplicemente guardare la televisione si diverte un po’ meno e, anzi, opta per l’acquisto di prodotti che, pur fornendo meno funzioni, generano meno problemi.
Difficile è proprio far convivere queste diverse necessità, senza obbligare alla rinuncia di un prodotto innovativo.

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