In merito agli impianti DTT, alcuni rivenditori sostengono che la riduzione dell’uscita del centralino in base al numero dei canali, come veniva fatta nel sistema analogico, non è più valida. È così?
Giovanni S.
Gli impianti DTT singoli e centralizzati possono essere a larga banda, a bande separate o canalizzate. Nella maggior parte dei casi si ricorre al classico centralino da palo o interno che riceve i segnali provenienti da una o più antenne, li attenua/amplifica sulle singole bande (VHF I, VHF III, UHF, UHF IV, UHF V, ecc.) mettendoli poi a disposizione su una o due uscite. In altri casi, si utilizzano centrali e moduli attivi programmabili per il filtraggio selettivo dei canali e per la loro conversione su altre frequenze.
I segnali in uscita vanno poi diramati alle prese dei singoli appartamenti attraverso partitori e derivatori. A seconda del tipo di distribuzione, della lunghezza del cavo coassiale utilizzato, del numero di partitori/derivatori e prese con le relative perdite, si applicano gli schemi più consoni per ottenere alle prese utente un segnale con livello compreso tra 52 e 77 dBµV. Per ovviare alle forti attenuazioni di passaggio e derivazioni presenti negli impianti complessi, esistono centrali con uscite RF ad alto livello (es. 125 dBµV). Se escludiamo gli impianti più semplici con poche prese utente, tutti gli altri devono essere progettati con gli appositi software che simulano il comportamento del segnale a seconda dei dispositivi utilizzati e realizzati da installatori professionisti.