Aprile 2009. La pirateria in generale è oramai diventato un aspetto della nostra vita quotidiana tanto che può succedere che non ci rendiamo conto di averci a che fare: dai DVD venduti nella bancarella sotto casa, ai film che si scaricano da Internet alla copia del nostro CD preferito che facciamo per paura che si rovini l’originale.
Certi comportamenti sono così radicati dal farci dimenticare che sono forma di pirateria e, in quanto tali, provocano danni a qualcuno, siano essi persone fisiche o multinazionali: ma va considerato anche il rovescio della medaglia e cioè quelle forme di utilizzo di un espediente che vengono considerati pirateria ma che in via pratica non lo sono.
Logicamente il nostro campo di interesse è quello satellitare e di questo ci occuperemo: lo scopo è, come al solito, fare chiarezza e mettere i nostri lettori in condizione di saper scegliere senza dovere essere (mal) consigliati, ma ricordando sempre che le modifiche al firmware del ricevitore, l’utilizzo di smart card e quant’altro si possa fare ai fini di emulare sistemi di accesso condizionati per i quali non si dispone dei diritti di utilizzo (o per accedere a programmi criptati) senza un regolare abbonamento, è un reato punito dalla legge.
Quindi i lettori che ci scrivono chiedendo una guida passo passo su come violare il sistema possono mettersi il cuore in pace: non leggeranno un articolo del genere.
Intercettazioni sempre in agguato
Per definizione la trasmissione satellitare, sia essa analogica o digitale, in quanto trasmissione di dati da un punto a molti punti (satellite a ricevitori) è passibile di intercettazione con strumenti anche non professionali: dagli albori della Tv satellitare i “pirati” si sono concentrati su questo aspetto, perché la possibilità di “loggare” (termine che in questo ambito significa essenzialmente memorizzare su di un file il traffico di dati) con assiduità e qualità un flusso di dati codificati significa avere a disposizione parecchio materiale sul quale effettuare studi ai fini della comprensione dei protocolli che regolamentano la codifica.
Lo scopo è decodificare il segnale televisivo per vedere, senza abbonamento, i canali di un determinato provider: sembrerà strano ma tutto questo non è solo fatto a scopo di lucro. Moltissimi dei cosiddetti hackers satellitari non guardano neppure la televisione e non usano a fini commerciali le loro scoperte ma, il più delle volte, le rendono disponibili a tutti gratuitamente.
Novelli Robin Hood? No. Semplicemente appassionati che forse, non rendendosene completamente conto (o perché non di loro interesse), fanno da sponda a qualcuno sempre pronto ad approfittare delle loro scoperte.
Un esempio viene dalla Season7 (vedi box), i cui schemi furono pubblicati su Internet dall’autore insieme al software per il suo utilizzo: questo apparato veniva venduto nel nostro Paese a cifre quasi dieci volte superiori al suo effettivo valore.
Tecniche “intelligenti”
Una tappa storica nella pirateria la segnò l’avvento delle prime card provviste di microprocessore: prima artigianali, poi, col passare del tempo, sempre meglio evolute, al punto che ancora oggi esiste un rilevante commercio di questi device.
Agli inizi più che i pirati ci guadagnò la Microchip, casa distributrice del famoso processore PIC16C84, il primo piccolo dispositivo ad essere utilizzato in vasta scala anche in ambito amatoriale: la guerra ai provider era iniziata e proprio la diffusione di Internet, al via in quegli stessi anni, contribuì in modo decisivo alla diffusione delle informazioni circa la pirateria.
Eppure quel piccolo processore era stato progettato per altri scopi, ed ancora oggi è possibile trovare applicazioni che lo integrano: nonostante questo in quegli anni diventò sinonimo di pirateria satellitare.
Poi fu la volta delle MOSC, ossia delle card originali riattivate: i “pirati”, non riuscendo ad interpretare completamente il protocollo di trasmissione tra il decoder e la smart card, si concentrarono sui comandi di attivazione e disattivazione della stessa.
La possibilità di riattivare una card scaduta creò una corsa all’abbonamento, possibilmente valido pochi mesi che garantiva, alla scadenza dello stesso, una rapida riattivazione con procedure alla portata di molti.
Come si può vedere dai box la pirateria dispone di molte frecce al suo arco, ma i provider non sono certo rimasti con le mani in mano e attualmente, per quanto riguarda il panorama italiano, non esistono mezzi per accedere “gratis” ai programmi di SKY: se si esclude lo sharing, un sistema però diverso da quelli sopra citati.
Fregature e convenienze commerciali
Da quanto detto finora sembrerebbe che la guerra tra “pirati” e provider, i primi sempre pronti ad approfittare di ogni debolezza dei secondi, per trovare un modo di aggirare i sistemi di decodifica, a fini di lucro o per profitto personale, sia giunta ad una fase di vigile non belligeranza.
In realtà, anche in questo periodo di calma apparente c’è chi si dà da fare per smerciare card pirata per l’accesso alla visione di un canale X: funzionano pochi giorni e poi vanno usate come sottobicchiere, modo di dire molto in voga su Internet.
Sarà machiavellico pensarlo e può sembrare dietrologia, ma ci sono correnti di pensiero che associano queste azioni ad una sorta di accordo commerciale tra l’emittente e il distributore delle card.
Il sistema funzionerebbe così: l’emittente X mette il venditore in condizione di decrittare il proprio segnale utilizzando la card che si è stabilito di commercializzare.
Grazie poi al tamtam su Internet – terreno più che fertile per questi commerci – la card in oggetto diviene quella del momento.
Dopo poco tempo, però, la card smette di funzionare e risulterà inservibile: il venditore ha avuto il suo guadagno e l’emittente, oltre ad una percentuale sulle vendite, potrà beneficiare dell’effetto distacco, cioè della voglia da parte dei consumatori di continuare ad accedere al canale ora oscurato, spingendone buona parte a stipulare un regolare abbonamento.
Fantasatellite? Può darsi, ma ricordatevi che in questo campo nulla è scontato, e chi frequenta Internet ha decine di esempi a disposizione.
SKY, un universo a parte
Quando la guerra tra provider e “pirati” si fa dura può succedere che, per salvaguardare i propri interessi, le società detentrici dei diritti arrivino ad arroccarsi su posizioni altamente difensive, adottando soluzioni restrittive in cui non sempre l’esigenza di soddisfare i propri abbonati è posta in primo piano.
Dopo i fallimenti italiani di TelePiù, Stream e D+ , nei quali, a sentire gli interessati, una parte di colpa era proprio da imputare alla pirateria, l’approccio di SKY, forte di una penetrazione a livello mondiale, è stato meno soft: il problema è che per evitare gli errori dei precedenti provider, almeno in tema di pirateria, sono stati gettati in mare anni e anni di accordi sul decoder unico, a tal punto da non riuscire più a capire se la legge è tuttora vigente oppure no.
Qualcuno dei lettori ricorderà come, grazie all’introduzione delle CAM e dei decoder Common Interface, si era giunti ad una sorta di interscambio tecnologico grazie al quale il consumatore non era obbligato a munirsi di un decoder specifico per il provider scelto: ogni sistema di codifica avrebbe avuto una CAM ad esso dedicato compatibile soltanto con le card di quello standard.
Una CAM per il Seca, una per Irdeto, una per Viaccess e una per NDS: peccato che per NDS, sistema adottato da SKY, non esiste alcuna CAM ufficiale, in quanto non sono mai state concesse le specifiche tecniche per la sua realizzazione e la stessa SKY non ha mai mostrato interesse a distribuirne una, preferendo offrire i propri decoder con la CAM integrata e non in tecnologia CI.
Logiche e necessità di protezione
Tralasciando la legittimità o meno di tale scelta, lontana dallo scopo dell’articolo, è innegabile che le azioni della società di Murdock, pur se volte a salvaguardare il proprio investimento, hanno provocato danni anche all’economia del settore, determinando la formazione di un “feudo” satellitare a se stante, totalmente indipendente.
SKY ha i suoi installatori autorizzati, ha i propri ricevitori e solo con quelli si possono ricevere le sue trasmissioni, con la rigida numerazione dei canali e a cui fare riferimento, piaccia o non piaccia.
È certamente vero che SKY non obbliga nessuno a diventare suo cliente, ma questa egemonia ha impoverito un mercato, un tempo in forte ascesa, con l’imposizione di un ricevitore “proprietario”: ottimo se legato alla sola visione di SKY, ma scadente se paragonato ad altri ricevitori. E tutto questo per una precisa scelta commerciale.
E sono abbastanza aleatorie le scuse fornite dai responsabili tecnici dell’emittente pay a giustificazione dell’assenza di una CAM NDS, secondo cui, con quella tecnologia, i pirati satellitari avrebbero avuto vita facile per la “violazione” del sistema. SKY, grazie ad un’intelligente politica commerciale da un lato e ad un’elevata preparazione tecnologica dall’altro ha sempre brillantemente tenuto lontana la minaccia della pirateria.
L’aver imposto un ricevitore dedicato ha sicuramente evitato che il cliente si guardasse intorno, alla scoperta di canali al di fuori del bouquet SKY: infatti il ricevitore non permette una sintonizzazione di nuovi canali ma solamente la ricezione di quelli autorizzati dal provider, né tantomeno consente la gestione di switch DiSEqC e di più performanti sistemi motorizzati.
Un universo a sé, popolato da utenti convinti che il decoder MySky fornito di hard-disk sia l’ultima trovata tecnologica, quando sono anni che ricevitori con costi relativamente bassi lo permettono, convinti che solo da poco sia stata implementata l’uscita audio compatibile AC3 presente, invece, già da anni nell’altro universo, ed ancora che SKY sia visibile SOLO con lo SkyBox e che per vederlo in più camere occorra l’opzione Multivision. Ma per confutare le ultime due affermazioni occorre stare in bilico tra legalità e illegalità.
Lacci troppo stretti
Chi ha letto nei mesi scorsi gli articoli riguardanti i decoder Enigma sa già della possibilità di attivare delle parti di software, i cosiddetti emulatori, con cui utilizzare qualsiasi tipo di card all’interno dello slot del proprio decoder, NDS incluso.
L’aspetto illegale di questa operazione sta nell’abilitare la lettura di sistemi di codifica per i quali il produttore del decoder non ha pagato le royalties.
Considerando il caso SKY, quindi il sistema NDS, questo discorso non sta in piedi: infatti all’abbonamento viene consegnata la card con il decoder e questo, insieme al contratto, garantisce la regolarità dell’operazione.
Se poi si utilizza la card in un altro ricevitore ben più performante, attraverso cui accedere a svariate altre funzioni vietate dallo SkyBox, perché ciò va considerato pirateria?
E questo vale anche per lo sharing casalingo: è formalizzato sul contratto, e in tal caso c’è da chiedersi se è legale, che ogni card debba essere utilizzata su di un solo televisore oppure è solo una logica conseguenza del divieto tecnologico a cui è stato sottoposto il ricevitore di casa SKY?
L’abbonamento dovrebbe essere goduto all’interno del proprio nucleo familiare giuridicamente costituito, senza la necessità di stipulare ulteriori e costose aggiunte commerciali.
Come già puntualizzato, questo articolo non ha lo scopo di sollecitare una sommossa popolare e neppure di spingere gli abbonati ad azioni non legali, ma semplicemente di offrire le informazioni necessarie affinché ognuno possa formularsi una propria idea.
Se è fuori discussione come sia illegale ed esecrabile l’uso di mezzi illeciti per decodificare programmi televisivi senza essere in possesso di un regolare abbonamento, è altresì inevitabile chiedersi perché, pagando un regolare abbonamento, non si possa usufruire in pieno lo stesso attraverso i mezzi che ognuno preferisce.
Aperture e soluzioni di buon senso
Pirati o signori? Difficile distinguere: un signore con la barba lunga a volte sembra più pirata di uno vero.
È innegabile come alcuni atteggiamenti protezionistici di SKY siano da condannare, ed è altresì vero che le forme di lotta contro gli abusi debbano essere trovate all’interno del sistema e non al di fuori della legge.
SKY è un bene prezioso per l’Italia e va tutelato, ma vanno protetti anche e specialmente i suoi abbonati, liberi di poter coltivare il proprio hobby senza assurdi balzelli e anacronistiche costrizioni.
Il rilascio di una Cam NDS che non costringa chiunque voglia usufruire del proprio ricevitore ad utilizzare CAM modificate o emulatori, sarebbe una bella dimostrazione della volontà di soddisfare l’intero parco dei consumatori.