Più vicino… più lontano… Bene così!

Dicembre 2007. Fino a qualche anno fa, quando ancora il vecchio tubo catodico imperava solitario nei nostri salotti, per calcolare la giusta distanza da mantenere rispetto allo schermo si usava la semplice formula “diagonale dello schermo x 10 = distanza in cm”. Ad ogni pollice di diagonale, quindi, corrispondevano 10 cm di distanza.
Per uno schermo da 20”, ad esempio, i tecnici consigliavano di stare ad almeno 2 metri che diventavano 2,5 per un 25” e 3 per un 30”, ovviamente in formato 4:3.

Questa distanza era necessaria per garantire non solo un certo comfort visivo ma anche per assicurare la protezione dalle emissioni elettromagnetiche del tubo.
Con i moderni Flat TV, siano essi LCD o Plasma (ma il discorso si adatta perfettamente anche ai TV a retroproiezione e ai videoproiettori), la questione si è fatta molto più complicata. In gioco, infatti, non ci sono solamente i classici segnali Pal in formato 4:3 o 16:9 ma anche quelli widescreen in Alta Definizione nei due canonici formati da 720p e 1080i/p (linee orizzontali progressive o interlacciate).

La scelta del Flat TV ideale per le proprie necessità e la sua installazione deve quindi necessariamente tenere conto di queste differenze e la sua collocazione deve rispettare le giuste distanze spettatore-schermo in modo da garantire la migliore visione possibile delle immagini che, nel nostro caso, si traduce nella percezione di tutti i dettagli che le compongono.

Nuove formule per l’HD
Alcuni “esperti” continuano ad applicare la vecchia formula anche con i nuovi Flat TV consigliando, ad esempio, una distanza ottimale di 4 metri per un 42 pollici, ignorando però che in questo caso lo spettatore non è assolutamente in grado di cogliere la differenza tra un programma in bassa ed uno in alta definizione. Altri consigliano di moltiplicare la diagonale dello schermo per un fattore di 3 (Pal) o 2,5 (HD) ma anche in questo caso la distanza può risultare eccessiva e l’occhio, pur riuscendo a coprire tutta l’immagine visualizzata, non riesce a percepire i particolari generati dal singolo pixel.

Il sito web http://www.myhometheater.homestead.com offre un utile strumento per calcolare la dimensione ideale dello schermo a seconda della distanza di visione e del contenuto trasmesso (vedi tabella). È sufficiente inserire la distanza di visione (in piedi), il formato dello schermo (4:3 o 16:9) e la sua diagonale o larghezza (in pollici) per ottenere tutta una serie di risultati come l’angolo di visione attuale, la distanza massima consigliata e la dimensione ottimale dello schermo (secondo le specifiche SMPTE – Society of Motion Picture and Television Engineers, e THX – azienda americana che si occupa di stabilire standard di qualità per la riproduzione audio e video di contenuti cinematografici) anche in base alla acutezza visiva.

Se, ad esempio, possediamo un apparecchio televisivo widescreen da 42” posto a 2,5 metri dal divano (8,2 piedi circa), otteniamo un angolo di visione di 21,1°, una distanza massima di visione di 15,8 piedi (4,8 metri) ed una consigliata variabile tra 4,7 e 6,6 piedi (1,4-2 metri).
Secondo le specifiche SMPTE e THX, lo schermo ideale in questo caso dovrebbe essere di 52 o 63” mentre la distanza ideale basata sull’acutezza visiva sarebbe di 14,6 piedi (4,4 metri) per segnali Pal/NTSC (576i/480i) o, addirittura, 5,5 piedi (1,7 metri) per un programma in Alta Definizione da 1080 linee interlacciate (1080i). Come si può notare, la distanza di visione si riduce notevolmente passando da un programma PAL ad uno HD, proprio per consentire all’occhio umano di cogliere tutti i dettagli che il nuovo standard è in grado di offrire.

La vecchia formula “dimensione dello schermo x 10” può essere quindi utilizzata solo con i segnali a definizione standard ma non con quelli HD che, per un Flat TV HD Ready o Full HD, rappresentano l’habitat ideale.

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