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Podcast, cinque app per un ascolto senza problemi

Dopo la musica e video, per i contenuti multimediali sugli smartphone è da poco iniziata anche l’era dei podcast. Brani, servizi e trasmissioni audio di qualsiasi origine e natura disponibili per l’ascolto ovunque ci sia una connessione o sia stato possibile scaricarli. Per  sfruttarli al meglio però, serve andare oltre il semplice player con un’app per podcast dal quale all’occorrenza sia anche possibile cimentarsi nel ruolo di autori, aggiungendo così un nuovo strumento di condivisione.

Spotify

Dove si parla di musica e streaming difficile non iniziare da Spotify. Soluzione tra le più gettonate, se non la prima in assoluto per chi ascolta musica online, copre naturalmente anche le funzioni di podcast.

Negli elenchi dei documenti disponibili, c’è infatti spazio anche per i podcast. Sia da scegliere in autonomia, sia seguendo consigli e indicazioni. Volendo, anche da inserire in playlist, esattamente come per qualsiasi altro brano audio.

Quindi, da ascoltare in trempo reale attraverso la connessione, ma anche da scaricare per tenerli sul dispositivo fino a quando non arriverà il momento giusto, a prescindere dalla disponibilità di una linea Internet affidabile. Una compagnia ideale quindi, anche per i viaggi in aereo o quelli in treno su percorsi con gallerie.

Se invece si vuole passare dalla parte degli autori, allora ci si può affidare a Spotify for broadcaster. Utile non tanto per il supporto nella creazione dei file audio, quanto per la distribuzione e soprattutto l’analisi. Oltre a poter contare su una platea tra le più vaste entrando nel catalogo, a disposizione gli strumenti per calcolare i riscontri, organizzati per categoria secondo diversi parametri, anagrafici o geografici.

Google Podcast

Dove c’è di mezzo un buon potenziale di utenti, difficilmente manca una proposta di Google. Presente infatti regolarmente con Podcast, servizio rivolto soprattutto all’ascolto.

Anche in questo caso, uno dei punti di forza è il bacino di utenza e quindi la dimensione del catalogo. Tra scelte per ogni argomento e lingua desiderata, si può decidere anche di iscriversi a canali tematici o di gruppo per restare sempre aggiornati su nuove uscite o sull’arrivo delle ultime puntante quando i contenuti sono organizzati in serie.

In più, l’inevitabile serie di consigli, ricavata sulla base degli ascolti precedenti combinata a tutte le altre informazioni personali e del profilo alle quali in genere Google ha accesso.

Per chi ha fretta di ascoltare, tornerà utile anche la funzione meno scontata di poter regolare la velocità di riproduzione. Spingendosi addirittura a poter saltare direttamente eventuali silenzi. Se anche il passaggio da una puntata alla successiva risulta una perdita di tempo, si può sempre programmare la successione automatica.

La sincronizzazione delle operazioni tra i vari dispositivi impiegati permette di accedere sempre alla versione più recente, o ripartire da dove si era interrotta la riproduzione, anche cambiano apparato. Il tutto, naturalmente compatibile anche con l’interfaccia vocale Google Assistant.

Alla parte di authoring ci pensa Podcast Manager. Utile per pubblicare e indicizzare i propri contenuti, anche residenti altrove, è importante soprattutto per i dati sugli ascolti e in particolare per individuare le tendenze in modo da orientare meglio le registrazioni future.

Audible

La storia di Amazon è ormai così articolata da non ricordare necessariamente come in realtà tutto fosse iniziato con la semplice vendita online di libri. Lo stesso punto intorno al quale l’azienda ha costruito anche la propria strategie di podcast, legata a Audible.

Il riferimento ai libri non è naturalmente casuale. Oltre alle modalità tipiche di un’app per podcast, si può infatti accedere a un catalogo di pubblicazioni. Come prevedibile, particolarmente ampio e diversificato.

In pratica, una sorta di evoluzione degli e-reader, a loro volta versione digitale dei libri tradizionali. Nella larga maggioranza dei casi, volumi accessibili a pagamento, esattamente come per il formato elettronico da leggere.

In più, l’estensione di tutte le operazioni effettuate regolarmente anche su un supporto cartaceo. Prima di addentrarsi nell’ascolto completo, si può infatti sfogliare il file audio muovendosi liberamente tra i capitoli e inserendo segnaposti. Anche la velocità di riproduzione può essere regolata a piacere.

Tutte opzioni estese anche i podcast intesi in senso più letterale. Vale a dire contenuti nati e creati in formato audio e non solo come semplice estensione di testi. Analogamente al discorso fatto con Google, con accesso attraverso l’interfaccia vocale di Alexa.

Pandora

Uno dei vantaggi dei principali siti accessibili con un’app per podcast è l’ampiezza del catalogo. Altri invece, vanno alla ricerca di contenuti più circoscritti per argomenti e autori. Chi guarda più da vicino al mondo della musica e relativi artisti può prendere in considerazione Pandora.

Tutto ruota intorno al concetto della casualità. Attraverso una serie di stazioni da ascoltare, secondo un concetto più vicino a quello della radio, si costruisce una sorta di profilo, in base al quale l’app per podcast arriverà a proporre contenuti in linea con  i propri gusti o le scelte disponibili.

Questo permette anche di essere aggiornati sulle novità più in linea con le preferenze dell’utente. Alla fine ci si ritroverà con una sorta di radio digitale personale. Pubblicità compresa se si sceglie la versione gratuita.

Discorso esteso anche al podcast, con qualche accorgimento particolare. Per esempio, le Storie, dove oltre al brano musicale si può ascoltare dei commenti aggiunti. Direttamente dall’autore o proposti per esempio da un’etichetta discografica in fase di promozione di brani e cantanti.

Più in generale, un’operazione alla portata di tutti, con la possibilità di raccogliere brani in playlist da sottoporre all’attenzione della community Pandora insieme a commenti personali. Da mettere in preventivo però, la possibilità di limti nell’accesso dall’Italia per questioni aperte legate alle licenze.

Castbox

Oltre alla semplice riproduzione, un’app per podcast può fare diverse altre cose. Non sempre però, la ricchezza è apprezzata dagli utenti, alcuni dei quali orientati semplicemente a trovare brani da ascoltare senza perdersi tra troppi passaggi o informazioni.

A questi ci pensa Castbox, non a caso, premiata di recente da Google per gli impegni quotidiani e la migliore tra le app poco conosciute. Con buona probabilità, perché permette proprio l’ascolto di un archivio con oltre 95 milioni di episodi, tutti regolarmente memorizzati sulla propria piattaforma.

I brani sono organizzati in circa un milione di canali, presumibilmente abbastanza per trovare qualcosa in linea con esigenze personali. La scelta spazia inoltre tra radio e audiolibri, in una settantina di lingue e organizzati in sedici categorie. Tra gli altri si distinguono i contenuti realizzati appositamente per supportare l’apprendimento di una lingua straniera.

Anche in questo caso, i brani possono essere ascoltati da diversi dispositivi associati allo stesso account. Quindi, iniziare da uno smartphone, per proseguire eventualmente in auto o sul PC di casa. In caso non si voglia dipendere da una connessione, con la possibilità di scaricarli.

Interessanti anche le opportunità per gli autori. Alla libertà totale nel caricare i brani, si può abbinare supporto per la loro creazione, oltre a poter eventualmente investire in pubblicità per favorirne la diffusione, con la garanzia di un pubblico meno generico e potenzialmente quindi più interessato.

Oltre ai necessari strumenti di analisi per gli ascolti, anche l’interessante possibilità di poter contare sull’appoggio Castbox nel rivendicare la proprietà di un podcast proposto a nome di altri.

 

 

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