Aprile 2010. Chi da tempo ci segue avrà sicuramente scoperto gli innegabili vantaggi nascosti dietro la lista canali che utilizziamo ogni giorno per lo zapping tra i nostri canali preferiti e senz’altro avrà imparato ad apprezzare il lavoro eseguito da alcuni appassionati che mettono a disposizione gratuitamente su Internet il frutto del loro impegno, i più volte citati “settingsmen”.
Una semplice ricerca con un qualsiasi motore di ricerca svelerà una miriade di siti che si occupano dell’argomento, mettendo a disposizione degli appassionati i setting per i ricevitori più disparati.
È difficile che oggigiorno un ricevitore digitale non supporti la possibilità di gestire i setting: in modo semplice o articolato, elastico o macchinoso praticamente tutti i ricevitori in vendita sono oggi in grado di modificare la lista di canali preimpostata per incontrare le esigenze degli utilizzatori.
Logicamente la gestione dei setting per un parco ricevitori così ampio parte, in ogni caso, da una base comune: la ricerca e la memorizzazione dei canali sui quali si andrà poi ad operare per la personalizzazione delle liste.
Innegabili vantaggi
Perchè questo successo? La risposta è semplice: la comodità di utilizzo di un ricevitore sul quale sono stati caricati settings personalizzati, opportunamente divisi per categorie di appartenenza non ha eguali.
D’altronde per anni abbiamo identificato un canale con il numero sul quale questo era memorizzato sul televisore: chi non ha mai pronunciato frasi tipo “metti sul sette” alzi la mano!
Un primo tentativo di organizzazione dei canali utilizzato per anni è venuto proprio dagli apparati televisivi, che permettono di dare la numerazione preferita ai canali memorizzati. Abbiamo così assistito, nel tempo, ad una standardizzazione di almeno sei canali, RaiUno, RaiDue, RaiTre, Rete4,Canale5 e Italia1, quasi sempre rigorosamente presenti nelle prime 6 posizioni della nostra televisione: un esempio preistorico di settings, a dimostrazione della necessità da parte del telespettatore di sistemare i canali in un ordine prestabilito e comodo da adottare.
L’avvento delle trasmissioni satellitari e l’arrivo delle pay-tv ha modificato radicalmente il modo di interpretare le cose: canali in chiaro e a pagamento sono arrivati nelle nostre case attraverso il satellite in un numero così elevato da rendere difficile se non impossibile la visione di tutti, figuriamoci il loro ordinamento a mano!
Questa abbondanza di contenuti, unita all’avvento di ricevitori sempre più “performanti” e simili a personal computer, ha dato una spinta decisiva al movimento dei setting. Se pensiamo che una scansione su Hot Bird da un qualsiasi ricevitore porta alla memorizzazione di circa 1300 canali tra Tv e radio, anche se la maggior parte di loro è codificata, un processo di ordinamento è necessario, se non indispensabile.
Sviluppatori per passione
Il movimento dei setting, se così lo possiamo chiamare, è nato su Internet, “covo” non solo di pirati informatici e satellitari, come troppo spesso si tende a credere, ma anche di grandi esperti nel settore che, dotati di passione e di conoscenze superiori alla media, hanno dato vita, anni fa, ai primi tentativi di modifica dei firmware, implementando la comunicazione con il PC anche per l’invio dei setting.
Dai tempi del Nokia 9500, top receiver di qualche anno fa e modello “cult” per gli appassionati, è passata molta acqua sotto i ponti ma i produttori hanno cavalcato l’onda dell’entusiasmo fornendo i propri prodotti di implementazioni hardware tali da facilitare di molto la vita sia agli sviluppatori sia agli utilizzatori.
Oggi in molti casi è sufficiente scaricare un file con i setting relativi al proprio ricevitore, copiarli su una chiavetta USB e inserire la stessa nel ricevitore per ottenere la lista canali aggiornata.
E chi ci segue sa che esistono molti altri modi per inviare i setting, non ultima la rete, specialmete nei ricevitori Enigma-based, i più versatili anche in questo campo. Non pretendiamo di analizzare in poche righe l’evoluzione dei setting negli ultimi anni, ma semplicemente abbiamo voluto fornire alcuni cenni storici per chi di settings non ha mai sentito parlare.
Come approfondito in altri articoli il lavoro di un settingsman non è per nulla semplice e solo il risultato finale paga il tempo perso per la sua realizzazione: come puntualizzato la base della compilazione dei setting è una e una sola, ovvero la ricerca dei canali basandosi sui dati di sintonizzazione degli stessi.
Blind Scan, netto balzo in avanti
Ultimamente la tecnologia ha messo a disposizione di tutti uno strumento importantissimo nella ricerca dei canali: la funzione Blind Scan, letteralmente “scansione alla cieca”, ossia la possibilità di rilevare in automatico il Symbol Rate.
Videate a confronto. Inserendo un range di frequenze su cui lavorare il ricevitore Blind Scan provvede a trovare tutti i transponder sintonizzabili e ogni canale relativo.
Le implementazioni della ricerca Blind Scan all’interno dei vari ricevitori ha permesso di arrivare a soluzioni innovative: inserendo un range di frequenze su cui lavorare il ricevitore provvede a trovare tutti i transponder sintonizzabili e ogni canale relativo.
Una vera manna che, però, ha come risultato finale una accozzaglia di canali ordinati per dati di sintonizzazione sui quali i settingsmen effettuano operazioni di ordinamento, oppure utilizzano il risultato della ricerca Blind Scan per il confronto con un file di setting precedente, al fine di scoprire eventuali differenze e riportarle nei setting più aggiornati. Naturalmente questo lavoro non può essere fatto a mano ma con l’ausilio del personal computer e di alcuni software (settings-editor), sviluppati per questo scopo.
Flussi da interpretare
Proprio dalle operazioni descritte sinora possiamo far partire un vero e proprio approfondimento, semplicemente ponendoci una banale domanda: come fa il ricevitore, una volta sintonizzata una certa frequenza, a recuperare i dati relativi al transponder e ai canali?
Partiamo dal concetto di PID (Packet Identifier) un valore che identifica il flusso dati all’interno di un canale digitale. Forse la nostra conoscenza di PID si ferma ai PID video e audio, ossia a quei numeri che consentono al decoder di sapere quali flussi presentare all’utente in base alle scelte fatte tramite il telecomando, ma esistono PID ancora più importanti, che identificano flussi dati sui quali viaggiano le informazioni di nostro interesse.
All’interno del flusso in arrivo via satellite su di una determinata frequenza viaggiano sia tutte le informazioni digitali necessarie al ricevitore per la sintonizzazione dei canali sia i pacchetti audio/video veri e propri. Alcune tabelle, trasmesse su ben determinati PID rendono possibile al decodificatore il processo di demultiplexaggio.
Preziose informazioni
Proviamo a capire come le tavole, riportate nei box nella pagina successiva, sono utilizzate dal ricevitore supponendo di avere sintonizzata una frequenza.
Dopo la sintonizzazione (lock della frequenza in termini più tecnici) il ricevitore legge la PAT (Port Address Translation) e da questa ricava le informazioni relative al numero di canali (siano essi Tv/Radio/Dati) trasmessi, il relativo program number per identificare il programma all’interno della SDT (Service Description Table, che fornisce informazioni aggiuntive relativamente ai servizi contenuti nel transport stream) e il PMT-PID, grazie al quale si viene a conoscenza del PID su cui è trasmessa ciascuna PMT-Table.
Con la lettura della SDT, vengono quindi reperite le informazioni relative al nome del canale, alla sua tipologia, al nome del provider e altre informazioni tipo quelle relative alla codifica in atto. Grazie alla scansione delle PMT-Table, una per canale, vengono invece reperite le informazioni relative ai Pid PCR/audio/video/teletext e altri necessari per la visione del canale.
Non strettamente necessaria è la scansione della NIT con cui recuperare informazioni precise sul transponder e sulla tipologia di trasmissioni (DVB-S DVB-S2).
Il BOX con l’esempio pratico illustra i passaggi di un ipotetico ricevitore sino alla memorizzazione dei canali trasmessi sul transponder sul quale si è sintonizzati. Oltre alle tabelle prese in considerazione ne esistono molte altre, tipo la BAT (Bouquet Allocation Table), la EIT (Event Information Table) e la CAT (Conditional Access Table) contenente i dati relativi alle codifiche utilizzate sul transponder.
Utile saperne di più
Siamo partiti da operazioni spiccatamente manuali e delle quali si vedono i risultati sotto forma di settings, per arrivare ad un approfondimento di argomenti che, alla maggior parte dei lettori sarà risultato ostico ma sicuramente utile per ampliare la personale conoscenza sull’argomento.
Ci scusiamo con chi, tra i nostri lettori, si è addormentato leggendoci, mentre consigliamo chi volesse approfondire l’argomento di leggere il documento EN300 468: Specification for service information (SI) on DVB System, facilmente reperibile in rete.