Trovare uno smartwatch per qualsiasi esigenza, gusto o prezzo oggi non è più un problema. Il successo di questi wearable è infatti ormai tale da aver rapidamente provocato una rapida crescita dell’offerta in ogni direzione. Per chi coltiva ambizioni più alte, la sfida si è spostata quindi su un altro livello, quello più ambizioso della sanità e in particolare dispositivi con funzioni mediche certificate.
Proprio in queste parole si gioca la partita. Se rilevare una frequenza cardiaca è ormai la regola, farlo in modo affidabile dal punto di vista medico, rendere cioè credibile funzioni come per esempio il rilevamento di potenziali aritmie, è un discorso completamente diverso. Il margine di errore deve infatti rientrare nei rigidi limiti richiesti agli apparati in uso presso ospedali e ambulatori, così come l’affidabilità delle letture nel tempo.
Sono solo alcuni dei parametri richiesti dalle varie Autorità a cui spetta rilasciare la certificazione. D’altra parte, una volta ottenuta le prospettive si moltiplicano e non sorprende quindi l’interesse crescente da parte dei principali marchi del settore, con i primi risultati ormai visibili. Se si aggiungono i risultati interessanti ottenuti anche da altre aziende specializzate o semplici startup, abbastanza da poter pensare a una rassegna.
Apple Watch
A livello consumer, una sfida lanciata ancora una volta da Apple. Forse più ancora di tablet e smartphone, Watch 6 è solo l’ultimo modello di un progetto rivelatosi pioniere nel settore. Probabilmente proprio nell’intento di mantenere le distanze rispetto alla concorrenza, con le ultime versioni la virata più decisa è stata in direzioni delle funzioni per la salute.
Dai primi sviluppi dell’algoritmo per passare dalla semplice lettura della frequenza cardiaca a un’analisi più approfondita in grado di rilevare potenziali segnali di aritmie, ma anche di apnea notturna, Apple si è presto spinta oltre.
Al di fuori del settore strettamente professionale, Watch 4 è infatti stato il primo a ottenere l’autorizzazione per attivare la modalità ECG. In pratica, tenendo unite le mani e premendo il pulsante dello smartwatch per eseguire la lettura, nel giro di pochi secondi è possibile ottenere una prima valutazione indicativa sulle funzionalità cardiache.
A questa, si è poi aggiunto un sensore per rilevare il livello di ossigenazione nel sangue. In questo caso, un’iniziativa presto imitata da altri prodotti, il più delle volte però, restando spento in attesa di poterlo attivare via firmware una volta ottenuta la certificazione.
Passo successivo è il calcolo del VO2 max, utile soprattutto a chi pratica sport. Indicatore del tono cardiovascolare, indica la quantità massima di ossigeno che l’organismo è in grado di bruciare durante un allenamento. Nell’insieme, partecipa comunque a valutare li stato di salute complessivo e a lungo termine contribuisce a cogliere segnali di possibili anomalie.
Parlando di Watch, c’è un’ultima funzionalità riconducibile alla Salute. La presenza dei sensori inserita in uno smartwatch è importante anche nell’insieme e non solo per le singole letture. Per esempio, combinando anche i dati rilegati dai sensori di movimento, Apple riesce a individuare situazioni anomale, a partire da possibili cadute. Nel caso di situazione persistente, con la possibilità di inviare allarmi. La funzione si è già rivelata utile più volte, soprattutto in caso di persone che vivono da sole.
Il ruolo guida di Apple è storicamente caratterizzato anche da prezzi superiori alla media. Nel caso di Watch 6, almeno di 439 euro
Fitbit
Per Apple, come per tutti i rivali, al momento uno dei problemi maggiori resta quello dell’affidabilità. Dietro a un’allerta tempestivo, spesso si nasconde infatti una serie di falsi allarmi. Tuttavia, le potenzialità del connubio tra smartwatch e Sanità restano invariate. Il problema è soprattutto rispettare i tempi di uno sviluppo arrivato già a risultati importanti solo dopo pochi anni.
Una delle considerazioni alla base della decisione Fitbit di non limitarsi a concentrare la ricerca finalizzata ai wearable. Da alcuni anni ormai, Fitbit Health Solutions è una divisione dedicata, rivolta proprio a misurare e sviluppare il legame tra wearable e salute.
Tra i primi in assoluto a sfruttare i dispositivi indossabili come stimolo all’attività fisica, in origine con i diecimila passi al giorno e più di recente con il più articolato principio di minuti in zona attiva, l’obiettivo è più ad ampio raggio, partendo da un dispositivo indossabile per allargare la sensibilità verso stili di vita più in linea con il benessere.
Il risultato più importante al momento è racchiuso in Sense. Lanciato lo scorso autunno, rappresenta un salto generazionale nel concetto di smartwatch. Punto forte, soprattutto a livello di immagine, resta l’ECG. In una modalità leggermente diversa rispetto a Apple, insegue comunque lo stesso risultato con finalità di prevenzione.
Soprattutto su problemi dove riconoscere potenziali sintomi e intervenire per tempo è cruciale, aver ottenuto la relativa certificazione significa un passo importante.
Inoltre, di serie anche stima del valore VO2 Max e livello di ossigenazione del sangue. Quest’ultimo, presente anche sul modello meno completo Versa 3, con una modalità particolare, effettuando la lettura non all’istante ma a seguito dell’analisi del sonno, a vantaggio dell’affidabilità.
Con una invidiabile lettura della realtà, Sense è riuscito a spingersi oltre, inserendo tempestivamente anche un termometro, indispensabile per rilevare i minimi segnali di potenziale contagio da Covid-19. Il prezzo ufficiale è di 299,99 euro
Samsung Galaxy Watch 3
Tra i due principali contendenti del settore, sta provano d infilarsi anche Samsung. Da buon terzo incomodo nel Galaxy Watch 3, l’obiettivo è anche cercare di rompere lo schema. Fermo restando infatti livello di ossigenazione del sangue e calcolo del VO2 Max, al momento una delle difficoltà maggiori è integrare l’altra importante funzione comunemente usata in fase di autodiagnosi, la pressione nel sangue.
A oggi, nella maggior parte dei casi questo avviene ancora seguendo il principio di un bracciale che si stringe il tempo necessario di eseguire la lettura. Samsung è la prima a essere riuscita a integrare la funzione nel cinturino senza snaturarne l’aspetto originale e senza quindi dare l’impressione di essere un dispositivo medico. C’è però ancora un problema, e non da poco. A oggi, Galaxy Watch 3 ha ottenuto la certificazione solo in patria, nella Corea del Sud.
Restano invece regolarmente attive le altre modalità già presenti, compreso l’ECG. Per certi versi, anche in modo più semplice. La lettura si ottiene infatti tenendo premuto per trenta secondi il pulsante laterale dell’orologio. In questo modo, il sensore-elettrodo integrato misurerà il ritmo cardiaco alla ricerca di un’eventuale fibrillazione atriale.
La saturazione infine, è affidata a una combinazione di LED rosso e raggi infrarossi per eseguire la stima dei livelli di SpO2. Anche in questo caso, informazioni utile per chi è interessato a ricavare indicazioni utili a migliorare una prestazione sportiva.
Il desiderio di novità spinge Samsung ad azzardare un prezzo di 409 euro, molto più vicino alle ambizioni Apple rispetto ai rivali
Asus
Sul tema si è cimentata a più riprese anche Asus. I risultati difficili da considerare soddisfacenti nel mondo smartwatch per la portata del marchio, vanno estesi anche ai modelli espressamente pensati per la Salute. Già il primo tentativo con VivoWatch BP, per quanto interessante e per certi versi all’avanguardia, è passato praticamente inosservato, e non solo per evidenti questioni estetiche.
Anche del successore VivoWatch SP, decisamente più ortodosso nel design, non hanno particolari notizie dopo il lancio dello scorso autunno.
L’opzione resta tuttavia una scelta plausibile. In particolare, oltre a forme meno azzardate, le funzioni per la salute non hanno molto da invidiare rispetto alla concorrenza.
In particolare, VivoWatch SP utilizza una coppia di sensori per eseguire elettrocardiogramma, al quale aggiunge anche fotopletismografia. Combinazione di valori utili per calcolare il tempo di transito dell’impulso PTT e misurare la frequenza cardiaca, il sonno, l’attività e i livelli di stress durante il giorno.
Sulla base di questi dati, lo smartwatch calcola anche il Vitality Index e il Relax Index. Il primo è indicato come è punteggio della propria resilienza allo stress, mentre il secondo è un punteggio del livello attuale di rilassamento o di stress. I valori vengono poi combinati per calcolare una misura di sintesi e indicare una visione della risposta complessiva del corpo quando posto sotto pressione.
Difficile recuperare però tracce di certificazione. Fino a dichiarazione contraria, da considerare quindi assenti. Anzi, in una nota a fondo pagina Asus sottolinea la non attendibilità dei dati prodotti nell’ambito di diagnosi mediche.
In linea con le caratteristiche e la media del settore il prezzo di 299 euro.
Withings
Tra i protagonisti del settore, un posto da protagonista spetta anche a Withings. Pioniere delle funzioni per le salute integrate negli smartwatch, negli ultimi cinque anni ha anche i merito di essere sopravvissuta a vicende societarie non comuni. Prima acquisita da Nokia e successivamente praticamente restituita a uno dei fondatori, è comunque riuscita a conservare la vocazione originale.
Oggi racchiusa soprattutto in Scanwatch. Se la modalità elettrocardiogramma su Move ECG era una novità quasi assoluta, oggi si trova integrata in un modello più completo. A sua volta, come parte di un’offerta più ampia tutta improntata alla salute e comprendente bilance e termometri.
Soprattutto, con un ramo di azienda espressamente rivolto agli apparati professionali dal quale sfruttare esperienza e risultati. Grazie a buona parte dei quali, è nato proprio Scanwatch. Distinto prima di tutto nell’aspetto. Tecnicamente parlando si tratta infatti di uno smartwatch ibrido. Vale a dire, piccolo display digitale inserito all’interno di un quadrante tradizionale con lancette.
Importante però, tutte le funzioni eseguite, a partire da ECG ed SpO2, sono certificate di livello medico e utilizzabili quindi nel contesto di diagnosi, cure e terapie. Questo grazie anche alla qualità ereditata negli algoritmi e relative app di analisi.
Nell’insieme, uno degli aspetti interessanti è anche il prezzo di 279,95 euro.
Omron
Per certi versi simile, la strada seguita da Omron per quanto riguarda lo sviluppo della tecnologia. Anche in questo caso il percorso è stato infatti inverso, partire da solide competenze in campo medico per inserirle in un dispositivo alla moda e di larga diffusione.
Il risultato, stando anche alla risposta, non si può certo definire soddisfacente. A scoraggiare gli utenti dall’acquistare HeartGuide probabilmente è stato prima di tutto il prezzo di 549 euro, ben più anche del più recente Apple Watch.
Soprattutto però, pesa il non essere riusciti a nascondere del tutto il sistema di lettura per la pressione del sangue. Se sul design molto semplice del display con buona probabilità pensato per un’utenza non necessariamente appassionata di tecnologia, il bracciale gonfiabile integrato nel cinturino resta comunque più visibile di quanto un utente medio possa essere disposto ad accettare.
In difesa di Omron è importante precisare come il punto di partenza per i propri dispositivi resti comunque l’affidabilità a livello medico e relativa certificazione. Cioè, più di smartwatch in grado di eseguire la lettura di parametri vitali con la necessaria affidabilità, HeartGuide è un dispositivo medico rivolto a chi ha bisogno di avere sempre a portata di mano la possibilità di eseguire una lettura e guarda a un dispositivo certamente più indossabile e più pratico di quelli tradizionali.
Non a caso, uno dei punti di forza è anche nella fase di analisi. Raccogliere e conservare i dati in modo da osservare le oscillazioni e ricavare potenziali situazioni a rischio praticamente all’istante.
Yhe
In prospettiva futura, nel giro anche i pochi anni ormai, la posta in gioco è di quelle importanti. Facile quindi immaginare come dietro ai grandi nomi si muovano anche numerose startup, pronte a imbarcarsi in progetti ambiziosi, spesso puntando a reperire le risorse attraverso il crownfuding.
Altrettanto di frequente però, destinati ad avere vita breve. Un esempio di chi invece può ancora legittimamente coltivare qualche ambizione di successo, è interessante il progetto della cinese Yhe.
BP Watch, in origine lanciato come BP Doctor, afferma di aver ormai concluso la fase progettuale ed essere pronto ad affrontare la sfida del mercato.
Punto forte, sarà anche in questo caso la capacità di leggere la pressione del sangue. Simile anche il principio, conservando l’idea originale di integrare la fascia gonfiabile nel cinturino. In modo però decisamente più discreto, così come meno appariscente dovrebbe rivelarsi BP Watch nel suo insieme, con un display dalle dimensioni contenute, quasi più vicino a un grosso tracker di fascia alta a uno smartwatch.
Due sembrano essere gli ostacoli. Prima di tutto, per quanto il progetto abbia messo a caposaldo l’accuratezza a livello medico, le certificazioni al di fuori della Cina non risultano ancora ottenute. Soprattutto però, anche in questo caso il prezzo di 499 dollari.