TV satellite – Amara considerazione sulla TV Sat free-to-air

Sono un assiduo lettore (vi seguo da oltre 10 anni) e grazie a Eurosat mi sono appassionato al mondo satellitare, avendo installato già da qualche anno una parabola motorizzata da 125 cm con relativo ricevitore HD. Purtroppo, da un po’ vivo un momento di disillusione sulle prospettive del mondo satellitare free-to-air e la vostra risposta sul numero di gennaio alla lettera di Piero Di Giacomo (Senior Sales Engineer SES) mi ha fatto riflettere e dato lo spunto per un’amara considerazione che desidero condividere con voi e con i lettori. Tutto nella lettera di risposta di Eurosat è perfetto (ASTRA 28,2E è “the best”), ma poi leggo “gli utenti del resto dell’Europa, invece, vengono raggiunti dal segnale solo incidentalmente (in sostanza, i segnali non sono destinati a loro) e quindi possono solo ritenersi fortunati se riescono a ricevere solo qualche canale e soltanto con parabole di grandi dimensioni. Altri operatori TV e satellitari preferiscono risolvere la questione in un modo più radicale decodificando oppure oscurando ecc.”. Chiedo scusa, forse mi sono perso qualcosa.
Ma un residente inglese, piuttosto che un norvegese, uno svedese ecc., si installa una parabola per vedere i canali della BBC e ITV di SES ASTRA o dei canali norvegesi, svedesi? Comunque, se tutti gli operatori satellitari del globo risolveranno la questione in modo più radicale, a noi utenti finali a cosa servirà una parabola motorizzata con relativo costoso ricevitore? Sarà utile per vedere le reti RAI, le locali e qualche canale hard a pagamento (ce ne sono così pochi di questi in giro!), perché i bouquet esteri non si possono acquistare in Italia? Saranno felici gli antennisti professionisti. Finalmente, se non lo fanno già, potranno dedicarsi solo alle installazioni di parabole Sky sui tetti dei condomini. Scusate lo sfogo, vi ringrazio anticipatamente se vorrete darmi una risposta che apra alla speranza satellitare, ovviamente sulla fascia di Clarke.

Angelo D.

Comprendiamo il suo sfogo e lo condividiamo. La TV satellitare è nata per ampliare gli orizzonti culturali e abbattere qualunque barriera mentre, sempre più spesso, gli utenti si trovano a dover affrontare limitazioni di vario tipo.
Bisogna fare però un distinguo molto importante. Gli operatori televisivi non hanno alcun vantaggio a limitare l’accesso ai propri canali televisivi se questi trasmettono in chiaro e offrono contenuti senza limiti di copyright. Se, invece, come sempre più spesso accade, i palinsesti comprendono eventi che altri bouquet europei offrono secondo diverse modalità (pay-tv, pay-per-view, free-to-view ecc.), è necessario adottare alcune misure di salvaguardia dei diritti d’autore e degli investimenti fatti per acquistare questi contenuti. I satelliti SES come l’ASTRA 1N sono stati concepiti per servire alcuni territori escludendone altri proprio per salvaguardare i diritti della BBC e dei suoi fornitori di contenuti, evitando limitazioni come la codifica dei segnali che danneggerebbero i telespettatori locali. Per quale motivo, chiede nella sua lettera, un telespettatore britannico dovrebbe installare una parabola per vedere i canali locali? Il motivo è semplice: perché non ha la possibilità di utilizzare un’antenna terrestre oppure perché si trova in zone non coperte, proprio come i molti italiani costretti a ricorrere a TivùSat. Il satellite, in questo caso, svolge una funzione di “gap filler”, ossia di complemento ad altri sistemi di diffusione per garantire la copertura totale del territorio.
Piuttosto, la questione che dovrebbe essere affrontata e risolta al più presto è quella relativa agli abbonamenti ai canali pay-tv esteri. Se un telespettatore italiano potesse scegliere di guardare un film o una partita di calcio su una pay-tv inglese piuttosto che tedesca o polacca (con tutti i vantaggi e gli svantaggi che ne derivano – es. minori costi, lingua straniera ecc.), gli operatori sarebbero costretti a confrontarsi a viso aperto e la concorrenza ne gioverebbe. Ovviamente, per liberalizzare questo importante mercato in modo corretto, bisognerebbe anche trovare le giuste compensazioni così da evitare squilibri che danneggerebbero le pay-tv operanti nei Paesi più ricchi.
Secondo noi, la liberalizzazione delle pay-tv porterebbe il satellite a riacquistare il suo appeal originario e stimolerebbe la progettazione e la realizzazione di nuovi impianti, con grandi vantaggi per le aziende italiane e tutte le figure professionali di questo settore.

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