Messa in orbita, verifiche scrupolose

Giugno 2009. Sono necessari almeno due anni per costruire un satellite, l’ultima fase consiste in una serie di test intensivi per verificarne la tenuta e l’integrità durante la fase di lancio con prove di vibrazione e resistenza nel vuoto e a condizioni termiche estreme, come pure alle emissioni radioelettriche (vedi foto qui sotto).

Foto. Il satellite W2M prima del lancio con Ariane 5 viene sottoposto a una serie di test intensivi per verificare che possa sopportare la fase di lancio e che soddisfi pienamente gli obiettivi della propria missione.

I satelliti vengono posizionati sull’orbita geostazionaria per mezzo di opportuni vettori di grandi dimensioni e per mezzo di un’adeguata orbita di trasferimento (vedi immagine in fondo all’articolo).

Una volta lanciato nell’orbita di trasferimento dal razzo vettore il satellite apre una parte dei propri pannelli solari che erano stati piegati per farli entrare nel razzo.

Quest’apertura parziale è sufficiente per assicurare l’alimentazione elettrica affinchè il satellite avanzi nella posizione orbitale assegnata.
La traiettoria elittica del satellite è resa circolare grazie alle spinte successive dei motori in ogni passaggio per l’apogeo ossia nel punto di massima distanza dalla Terra.

Una volta posto in orbita geostazionaria il satellite dispiega i propri pannelli solari e i riflettori delle antenne: l’apertura del satellite raggiunge i 40 mt circa.

Comincia così lo spostamento del satellite fino al raggiungimento della sua posizione in orbita geostazionaria. Il mantenimento dell’orbita geostazionaria è dovuta all’equilibrio fra l’attrazione gravitazionale terrestre e la forza centrifuga dovuta alla velocità di rotazione del satellite.

Data l’irregolarità della superficie terrestre, il satellite deve però di volta in volta, correggere, mediante rapide accensioni dei propri motori di bordo, la propria posizione, in modo da essere visto sempre come “fisso” rispetto ad un osservatore terrestre.

Ne consegue che il satellite ha una vita a termine (ora è di circa 15 anni) determinata dall’esaurirsi del propellente caricato a bordo.
Al termine della propria vita, il satellite accende per l’ultima volta i propri motori per posizionarsi fuori dall’orbita geostazionaria, verso una sorta di orbita “cimitero”.

Figura. Orbita di trasferimento del
satellite in orbita geostazionaria: la traiettoria elittica del
satellite è resa circolare grazie alle spinte successive dei motori in
ogni passaggio per l’apogeo
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