Quando si parla di wearable, in genere si pensa per prima cosa agli smartwatch. In realtà, una buona parte del mercato è da ricondurre a un altro tipo di dispositivo, gli auricolari total wireless. Accessorio pratico e versatile, sulla spinta delle ultime innovazione e strategie di alcuni marchi, sono diventati un accessorio sempre più ricercato, con una scelta particolarmente ampia per caratteristiche design e di conseguenza prezzo.
Secondo IDC infatti, solo nell’ultimo trimestre del 220 si sono venduti 153,5 milioni di prodotti classificabili come wearable. Una crescita del 27,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Nel 64,2% dei casi, si trattava appunto di auricolari total wireless, con funzioni smart, come per esempio la regolazione diretta delle impostazioni o l’interfaccia vocale.
Apple detta il ritmo
Gli auricolari total wireless rientrano tra i settori praticamente sotto il controllo di Apple, alla quale IDC attribuisce una quota del 36,2% a fine 2020. Area presidiata con due modelli AirPods e AirPods Pro, i più sofisticati.
Oltre all’iconico colore bianco e la ricerca di forme sempre più snelle e discrete ma al tempo stesso in grado di farsi notare, come prevedibile la ricerca si concentra soprattutto sulle prestazioni audio. Terreno di confronto tra i più importanti attualmente è la cancellazione del rumore.
Per dispositivi destinati a essere indossati per buona parte della giornata e in diverse circostanze, isolare dai rumori di fondo non è però sufficiente. Serve anche poter adattare il filtro alla particolare situazione. Per esempio, anche in base alla forma dell’orecchio e alla posizione del tampone.
Nel caso di AirPods Pro, attivando la modalità trasparenza con un tocco sul sensore degli auricolari, per tornare a sentire i suoni ambientali. Quando attiva, la cancellazione del rumore si regola automaticamente duecento volte al secondo.
Un altro elemento essenziale è la vestibilità. Spesso, la strada preferita è fornire di serie almeno tre misure di cuscinetti. Apple si spinge oltre, aiutando a trovare quella ideale attraverso una procedura software guidata. Accorgimenti simili anche per calibrare la resa sonora attraverso un’equalizzazione attiva.
Per ottenere questi risultati, oltre a utilizzare una copia di microfoni esterni, per gestire anche le chiamate, se ne utilizzano altri due interni, utili per leggere i rumori dall’interno dell’orecchio.
L’autonomia degli AirPods Pro è di 4,5 ore. Come ormai praticamente la regola però, da estendere sfruttando la custodia con ricarica integrata, per arrivare a un totale indicato in 24 ore. In linea con le strategie Apple il prezzo ufficiale di 279 euro.
Samsung, minimalismo per farsi notare
Gli auricolari total wireless sono prima di tutto un complemento degli smartphone e più di frequente anche degli smartwatch. Non stupisce quindi come i principali contendenti siano produttori di entrambi, alla ricerca di una sorta di ecosistema.
Samsung intende farlo provando a distinguersi anche sul fronte del design. I Galaxy Bud+ seguono quindi l’altra tendenza maggiore nel settore, quella di un design più compatto senza steli, le appendici verso il basso.
Forme quindi più compatte, all’interno delle quali sono inseriti altoparlanti a due vie, mentre un sistema adattivo a tre microfoni intende migliorare il supporto alla riduzione del rumore e la qualità durante le chiamate.
In particolare, i microfoni esterni in questo caso sono due per lato. Durante le chiamate, vengono utilizzati per migliorare l’isolamento dai rumori di sottofondo, mentre quello interno si occupa sempre di filtrare i segnali in arrivo dall’orecchio.
In più, con la possibilità di scegliere il livello di assorbimento del rumore nel caso si desideri ascoltare almeno in parte l’audio circostante. Dall’app infatti, la modalità Suono Ambientale permette di regolare il volume per sentire in cuffia il livello di rumori desiderati o semplicemente per dialogare.
Decisamente elevata l’autonomia promessa da Samsung, dichiarata in undici ore. D’altra parte, la custodia permette di estenderla per una sola ricarica. Più basso invece il prezzo, fissato a 149 euro.
Huawei, intelligenza contro il rumore
La risposta Huawei arriva con i FreeBuds Pro, una sorta di via di mezzo, intenzionata cioè a seguire la linea tracciata da Apple per le forme e combinare però le funzioni ispirate anche da altri modelli.
Tra queste, la cancellazione del rumore è affidata ancora a tre microfoni, uno interno e due esterni. Necessari secondo Huawei affinché i driver dinamici eliminino i suon inutili generando frequenze anti-rumore in grado di constrastare fino a 40 dB di interferenze. Inoltre, l’idea è superare la procedura manuale di selezione o livello del filtro, agendo in modo automatico con un riconoscimento intelligente dei suoni ambientali e adattando di conseguenza la modalità di cancellazione del rumore.
Huawei affronta anche un’altra questione importante. Quando lo smartphone è in borsa, in tasca o in macchina, spesso la distanza o eventuali oggetti rischiano di compromettere l’audio. La soluzione è utilizzare due antenne per ciascun auricolare con copertura a 360°.
L’autonomia complessiva raggiunge le 36 ore, con ricarica dalla custodia ogni 8 ore. Da ridurre però a 3,5 ore utilizzando regolarmente la riduzione del rumore. Attualmente, il prezzo è sceso dai 179 euro a un più interessante 129 euro.
Xiaomi, il prezzo non è la solita musica
In questo livello della sfida estesa all’abbinata con lo smartphone rivendica un ruolo anche Xiaomi, mantenendo però fede alle proprie strategie molto attente al prezzo. Al momento i Mi True Wireless Earphones 2S costano infatti 59,99 euro, ancora meno del listino ufficiale di 79,99 euro.
Le forme richiamano molto da vicino l’interpretazione Apple, con linee più squadrate e forme più accentuate. Uno dei punti distintivi invece ruota intorno a un chip dual-core con la nuova tecnologia bineurale a trasmissione sincrona. In pratica permette di fornire contemporaneamente segnali audio agli auricolari sinistro e destro, diminuendo la latenza del suono, riducendo al minimo le interferenze e promettendo una connessione più stabile tra gli auricolari.
I driver da 14,2 mm sono leggermente superiore alla media dei diretti rivali, mentre i microfoni integrati in ciascun elemento in questo caso sono due. Uno esterno per raccogliere la voce e filtrare i rumori ambientali, l’altro interno per la regolazione ottimale del sonoro.
Come facile prevedere, per l’accoppiata con il sistema operativo MIUI la procedura è semplificata. Addirittura, per avviarla. basta aprire la custodia ed estrarre un auricolare. La stessa custodia offre autonomia complessiva di 24 ore, mentre la singola carica arriva a 5.
Per ottimizzare i consumi, un sensore di movimento riconosce quando vengono estratti dall’orecchio e li mette in pausa. Funzione utile anche riprendere la riproduzione di musica esattamente nel punto in cui è stata interrotta.
Creative, suono spaziale
Dall’altra parte della sfida, aziende con una maggiore esperienza nel mondo audio, però più circoscritta. In questo caso, qualità e versatilità diventano fattori imprescindibili per competere. Con strategie diverse quando si parla di prezzo.
Creative per esempio, in questo caso preferisce cercare un compromesso in grado di garantire comunque prestazioni di buon livello, senza richiedere investimenti importanti. Nel caso degli Outlier Air V2, significa proporsi a 54,99 euro.
Le ragioni per considerare l’opzione vanno però oltre. A partire da un insieme molto curato, già a partire dalla custodia, con l’anello luminoso degli auricolari pronto ad accendersi già all’apertura. Diversi colori indicano lo stato della connessione, mentre la superficie all’interno è sfruttata per i comandi.
Le forme sono quelle classiche degli auricolari total wireless, per assecondare le linee dell’orecchio senza sporgenze. Oltre al diaframma in grafene, punto di forza è l’estensione della tecnologia proprietaria Super F-Xi, ereditata in versione software dalle cuffie. Questa permette di riprodurre un audio molto vicino all’effetto surround. Utilizzando SXFI App sul dispositivo mobile, si può sperimentare l’effetto reale dell’audio definito olografico.
Non manca però una rinuncia, e nello scenario attuale neppure da poco. La scelta è di limitare la dotazione di serie a un microfono per parte, escludendo di conseguenza ogni supporto per la riduzione e la gestione dei rumori ambientali. Da non trascurare, le ripercussioni in positivo sull’autonomia, in grado di arrivare a 12 ore.
C’è però disponibile un’altra funzione non scontata. Anche se nella nuova generazione è un fatto sempre più raro, le chiamate spesso possono essere gestite solo da un auricolare. Nel caso Creative invece, c’è la garanzia di averli attivi entrambi.
Jabra, la classe non fa rumore
Inevitabilmente, se si cerca una configurazione più completa, ed eventualmente indipendente, sinonimo di potenziale versatilità, è necessario tornare su livelli di spesa più alti. Per il modello Elite 85t, Jabra chiede per esempio 229,99 euro. In cambio però, assicura una rassegna completa delle funzionalità più recenti.
A partire da una cancellazione attiva del rumore, abbinata alla modalità trasparenza. Con una soluzione però particolare con undici livelli di suono. L’orecchio umano percepisce meglio le differenze di suono in incrementi di 3 decibel. Non a caso, questo principio si ritrova nella maggior parte dei controlli del volume, dove ogni pressione per alzare o abbassare corrisponde a tale incremento. Nel caso di Jabra, l’operazione può essere effettuata appunto undici volte.
Di serie anche la cancellazione del rumore, con un microfono esterno e uno interno, la cui intensità può essere variata agendo dall’app. Durante le chiamate, si può fare affidamento anche sull’opzione sidetone, utile a sentire il ritorno della propria voce durante le chiamate e non dover quindi gridare, grazie anche ad algoritmi di protezione dal vento.
Anche con la cancellazione del rumore attivata, l’autonomia resta elevata, di 5,5 ore, con la singola carica, e un totale di 25 ore affidandosi anche alla riserva della custodia.
Bose, dove c’è bisogno di sentirsi bene
La dimensione rapidamente acquisita dal settore degli auricolari total wireless non può fare a meno di attirare l’attenzione anche di marchi cresciuti nel mondo professionale o dell’audio ambientale. Bose ha scelto di giocarsi le proprie carte con QuietComfort Earbuds.
La volontà di distinguersi appare sin dalle forme, prive di appendici, ma leggermente più allungate rispetto alle altre varianti in-ear. Configurazione utile per integrare la propria versione di riduzione del rumore, dove alla soluzione attiva con due microfoni per lato e regolazione intermedia diretta a tre livelli oppure via app, si aggiunge quella passiva.
Il beccuccio degli inserti è studiato infatti per adattarsi alla forma delle orecchie, migliorando l’aderenza. Più è ermetica, meno rumori esterni riescono a penetrare. Secondo Bose inoltre, una buona aderenza è essenziale per le note basse profonde.
Un rischio spesso sottovalutato degli auricolari senza fili è il rischio di perderli. Al riguardo, sono diverse le forme dei tamponi studiate per assicurare una maggiore stabilità. Nel caso, vengono utilizzati inserti StayHear Max, dove le superfici a contatto con l’orecchio sono realizzate in silicone morbido, invece della plastica rigida. Oltre alla sicurezza, ne guadagna anche il comfort.
Così come in parte il prezzo, fissato a 279,95 euro.
Sennheiser, audio per vocazione
Una posizione abbastanza simile a un altro marchio storico de mondo audio. Gli auricolari total wireless si trovano infatti anche nell’offerta Sennheiser, dove i Momentum True Wireless 2 sono riconoscibili soprattutto per il logo bene in evidenza sulla superficie touch.
L’unica concessione a un sistema in realtà molto pulito nelle forme, dalle dimensioni contenute e l’attenzione rivolta soprattutto alla qualità del suono, storico punto di forza dell’azienda. Aspetto da verificare solo direttamente.
Per il resto, si può guardare alla dotazione completa di funzioni, compresa cancellazione del rumore con singolo microfono per lato, compatibilità con i sistemi di riconoscimento vocale Google ed Apple e singola autonomia di 7 ore, estendibili a 28 con i tre cicli di ricarica aggiuntivi coperti dalla custodia.
Si alza ulteriormente il prezzo, arrivando con 299,99 euro, al vertice della rassegna.
Google non sta solo ad ascoltare
Per completare un quadro sugli auricolari total wireless, uno spazio va dedicato ai Google Pixel Buds. Anche se non si può considerare tra i progetti di maggior successo di Google, come capita spesso quando di parla di hardware, hanno comunque il merito di proporre un’interpretazione interessante, a sostegno del progetto Pixel più esteso, a partire dagli smartphone.
Anche in questo caso, il logo appare in bella mostra in bianco sulla parte visibile esterna. La vera sfida però è competere con gli specialisti del settore sulle prestazioni audio, andando oltre la presenza scontata del proprio riconoscimento vocale Assistant.
Interessante l’applicazione della cancellazione del rumore, con la possibilità di attivare la modalità in grado di adattare il volume in automatico in base all’intensità dei disturbi. Il controllo della situazione è invece affidato alle forme, con un piccolo foro ambientale studiato per lasciar passare i minimi effetti di fondo.
La grande disponibilità Google sul fronte software permette di giocarsi una carta non scontata. Accoppiati a un dispositivo Android 6.0 o successive con l’assistente integrato, i Pixel Buds possono sfruttare il traduttore in tempo reale.
Anche per questo, può rivelarsi interessante il prezzo di 199 euro.