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Podcast, la nuova via di Radio 3: intervista a Marino Sinibaldi

Dove risiede, oggi, il vero centro dell’innovazione radiofonica? Per Marino Sinibaldi, direttore di Rai Radio 3 e neo presidente del Centro per il Libro e la Lettura (Cepell), non ci sono dubbi: «La grande novità è puntare su ciò che è specifico della radio, cioè l’ascolto, l’udito. Il fatto che oggi, grazie all’evoluzione tecnologica, la radio possa essere ascoltata in qualunque momento e in qualunque situazione. Da qui la crescita esponenziale del fenomeno podcast, che puoi associare al movimento, alla corsa, al trasporto. In America questo formato ha un successo strepitoso legato proprio ai modelli di vita mobili, nel cui ambito non è detto che tu  possa vedere la tv o seguire la Radio Visione, ma puoi in ogni caso ascoltare i podcast».

Il direttore di Radio 3 Marino Sinibaldi

Podcast, innovazione di linguaggio

Questo modo evoluto di usufruire dei contenuti radiofonici non riscuote un successo di tipo esclusivamente “numerico”, ma corrisponde a un’innovazione di linguaggio, che altrove non si riscontra. «Perché il podcast non è una trasposizione della radio tout-court, ma è un linguaggio nuovo, creativo, narrativo, seriale. Tutte dimensioni che la radio o non aveva o non aveva più. Si tratta quindi di una novità produttiva, che ha risvolti economici, come dimostrano gli ingenti investimenti da parte delle principali piattaforme presenti sul mercato, ma anche se non soprattutto di un cambio di passo. Perché il podcast crea o ricrea l’abitudine all’ascolto continuato, seriale, a puntate. I contenuti di successo sono tutti così: sono serie e quindi partecipano della modernità estetica del nuovo linguaggio televisivo. Nell’intrattenimento, come sappiamo, sono diventate, o tornate a essere, popolari le serie, cioè i racconti lunghi. E questa caratteristica, nel campo della radiofonia, è tipica del podcast».

Due realtà, un’unica parola

Certo, sottolinea il creatore di un programma di culto come Fahrenheit, «occorre fare una distinzione fra le semplici riproduzioni digitali dei programmi di flusso e i prodotti creati ad hoc, ma entrambi fanno parte della stessa dimensione di riappropriazione dell’ascolto». La premessa è che l’avvento del digitale ha permesso di svincolare l’ascolto dal fatto di esserci in quel determinato momento. «Da ragazzi, nella mia generazione, se perdevamo una cosa era persa e basta. E questo forse rendeva tutto più appassionante, dal gol di una partita di calcio a un’esibizione musicale. Se l’ascoltavi alla radio o la vedevi in tv c’eri, altrimenti te la facevi raccontare. Poi siamo entrati in un’epoca in cui esserci è irrilevante, dato che puoi riacchiappare qualsiasi cosa in qualunque momento. Il digitale ha consentito di realizzare archivi enormi in cui c’è tutto. Sul piano della radio l’ha rinnovata anche a livello di creazione dei contenuti. Sono in effetti due realtà distinte, anche se si è finito per chiamarle nello stesso modo con un’unica parola divenuta molto popolare: podcast».

Il rapporto con la radio visione

La rinnovata attenzione al tono, al suono, alla voce fanno parte di questa nuova frontiera della radio. «Nei prodotti originali pensati per le piattaforme, siamo di fronte a un’esaltazione della qualità radiofonica, che richiede strumenti adeguati. A Radio 3 lo scorso anno abbiamo introdotto un nuovo tipo di microfono ed era tanto che non compravamo qualcosa destinato a migliorare la qualità del suono. A volte li si contrappone, ma il podcast è complementare, non antagonista della radio visione. Mentre questa tenta di superare la sensorialità radiofonica, che consiste nel suono, integrandola con una visiva, i podcast vanno nella direzione di esaltare la qualità dell’ascolto. Sono due diverse modalità estetiche e sociologiche. Un podcast, ad esempio, è perfettamente compatibile con un’attività smart come il jogging».

E quello con gli audiolibri

«Trent’anni fa – spiega Sinibaldi – non c’era un mercato per gli audiolibri, con l’eccezione di quelli destinati ai non vedenti. Ora è come se si fosse instaurata disposizione all’ascolto, all’oralità che prima, per lungo tempo, non c’era. Ora invece l’audiolibro, sui suoi vari supporti, è diventata una cosa trendy, moderna. Mentre siamo bombardati dalle immagini, sono tornati, paradossalmente, la consuetudine e il piacere di ascoltare una storia. Il mercato potenziale è enorme, soprattutto nel mondo anglosassone, mentre l’italiano sconta il limite dei 60 milioni di parlanti, come evidenziato anche dalla vivacità di piattaforme come Audible, Storytel e la stessa Spotify, che hanno messo i podcast in home page».

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L’esperimento di “Labanof”, premiato podcast seriale

L’osservatorio e i programmi di Radio 3

Nel canale diretto da Sinibaldi, il primo prodotto originale, pensato ad hoc per la piattaforma digitale, ha superato brillantemente l’esame vincendo il Prix Italia. «Si tratta di Labanof, un podcast in cinque episodi dedicato alle diverse professionalità che animano il Laboratorio di anatomia forense di Milano, diretto dall’antropologa e medico legale Cristina Cattaneo. E per il 2021, l’anno dantesco, abbiamo in cantiere un progetto dedicato all’autore della Divina Commedia. La vera sfida, anche qui, è trovare i linguaggi adatti. Già oggi, come diciamo in gergo tra di noi, facciamo una radio strabica: con un occhio alla messa in onda quotidiana in base alla scaletta e alle esigenze del palinsesto, con l’altro rivolto alla rete, dove vivrà di vita propria, avrà un’altra circolazione e incontrerà presumibilmente un pubblico diverso, anche dal punto di vista anagrafico. Come Radio 3 abbiamo l’opportunità di uscire dai confini del nostro pubblico tradizionale, che è meraviglioso, e dall’immagine un po’ elitaria associata di solito alla proposta culturale di qualità. È ora di esserci a pieno di titolo nel mercato digitale, dove siamo già ben posizionati con Ad alta voce, la nostra library di oltre 200 romanzi letti alla radio, che all’epoca della pandemia ha avuto e continua ad avere un vero boom di ascolti, E dove ha fatto scuola un progetto come Maturadio, l’offerta di lezioni realizzata in collaborazione con il Miur per allenare gli studenti delle superiori all’esame di maturità nell’anno della didattica a distanza».

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