Home TV Digitale terrestre Risoluzione, come aumentare la qualità delle trasmissioni Tv

Risoluzione, come aumentare la qualità delle trasmissioni Tv

La risoluzione video non è il solo parametro che consente di vedere in alta qualità uno contenuto trasmesso in streaming: bisogna considerare altri aspetti, come il bitrate (la quantità di bit impiegata per ricostruire il flusso video digitale) e le connessioni utilizzate per collegare al televisore apparecchi esterni come DVD, Blu-ray, decoder e box Android.

La qualità delle immagini televisive non dipende solo dalla loro risoluzione (SD, HD, Full HD, 4K, ecc. – vedi articolo risoluzione HD, FHD, 4K, 8K – link) ma anche dalla quantità di dati digitali necessari alla digitalizzazione (encoding/decoding) e dal metodo di compressione impiegato per ottimizzare la banda e lo spazio a disposizione.

Nel primo caso si parla di bitrate, ovvero della quantità di informazioni digitali (milioni di bit – Mb) trasferiti nell’unità di tempo (ps – per secondo).

Più informazioni si utilizzano, migliore (o più simile all’originale) sarà la qualità dell’immagine televisiva ma anche maggiore lo spazio o la banda occupati. Il codec di compressione, invece, utilizza speciali algoritmi che eliminano le informazioni considerate superflue per garantire la qualità video richiesta e ridurre la banda e lo spazio occupati. Alcuni codec sono più efficienti di altri, ovvero permettono di migliorare la qualità video (e supportare le trasmissioni HD e 4K) a parità di spazio occupato o, viceversa, di ridurre lo spazio occupato a parità di qualità.

Compressione video

Bitrate molto elevati e codec di compressione ad altissima efficienza non permettono tuttavia di ottenere automaticamente video perfetti: il punto di partenza rimane sempre la qualità e la risoluzione native del video.

Bitrate variabile e differente per tipologia e contenuto

Gli operatori televisivi utilizzano valori di bitrate e codec idonei per le varie tipologie di trasmissioni, spesso variabili (solo nel caso del bitrate) per garantire una certa flessibilità all’interno del transponder satellitare o del mux terrestre a seconda della priorità data al singolo canale. Un canale televisivo nazionale che trasmette un evento dal vivo ha sempre un bitrate maggiore (3-4 Mbps) rispetto ad un canale locale che propone, ad esempio, una televendita registrata (0,5-1 Mbps). Tuttavia, quando lo spazio è risicato (come sulle frequenze terrestri), in alcuni momenti potrebbero comparire squadrettamenti più o meno evidenti, soprattutto quando la scena è dinamica e contiene molti elementi in rapido movimento, che comportano una perdita di definizione dell’immagine anche sui canali e sui contenuti “premium”.

Compressione video

 

Se poi consideriamo che quasi tutte le trasmissioni DTT a definizione standard adottano per il momento gli standard DVB-T e MPEG-2, notoriamente i più collaudati ma anche i meno efficienti, è facile intuire che, a parte rari casi (Rai, Mediaset, Discovery e pochi altri con bitrate medio superiore a 2-3 Mbps), la qualità delle nostre trasmissioni terrestri è spesso deludente.

La situazione dovrebbe però migliorare già nei prossimi mesi con l’adozione obbligatoria (salvo rinvii dell’ultimo minuto) dell’MPEG-4 AVC al posto del vecchio MPEG-2. Il prossimo anno arriverà anche l’accoppiata DVB-T2 + HEVC (vedi schema sopra) che permetterà di compensare la perdita di alcune frequenze UHF cedute ai servizi mobili 5G, favorendo un generale miglioramento della qualità video e, probabilmente, la progressiva migrazione verso l’HD.

SAT e DTT: qualità a confronto

Le tecnologie più avanzate e la maggior banda a disposizione sul satellite permettono già di beneficiare di bitrate più elevati (anche 5-6 Mbps) e di sistemi più efficienti come lo standard DVB-S2 ed il codec MPEG-4 (+50% rispetto all’MPEG-2). Entrambi vengono impiegati anche per i canali SD ma, quasi sempre, solo per consentire di aumentarne il numero all’interno del singolo transponder e non per ragioni di qualità.

Tutti i canali HD e Full HD, sia satellitari che terrestri, richiedono un bitrate simile all’SD (5-6 Mbps in media) grazie al codec MPEG-4 ma, anche in questo caso, tutto dipende dalla banda a disposizione e dalle scelte del broadcaster. La qualità dei canali Rai e Mediaset in HD è eccellente (fino a 7,5 Mbps in MPEG-4) mentre quella dei canali Sky è inferiore rispetto al satellite sia per la differente risoluzione (720p invece di 1080i) ma soprattutto per la minor banda a disposizione.

Compressione video

Il formato Super HD di Sky, disponibile via satellite ma non su DTT e Fibra, utilizza addirittura un bitrate ancora più elevato rispetto agli altri canali “solo HD” (fino a 15-18 Mbps) così da ottenere una qualità video superiore limitando al minimo la comparsa dei tipici artefatti di compressione.

I canali Ultra HD 4K necessitano di bitrate elevatissimi (20-30 Mbps) ma soprattutto di codec ad alta efficienza come l’HEVC (High Efficency Video Codec). A parità di qualità rispetto all’MPEG-4 AVC permette addirittura di dimezzare l’occupazione di banda (-63% rispetto all’MPEG-4 “base”).

Compressione video

IPTV e VOD con qualità auto-adattiva

La risoluzione e il bitrate dei servizi IPTV e VOD diffusi in streaming come Sky Fibra, Now, DAZN, Netflix, Disney+, RaiPlay e altri, sia a pagamento che gratuiti, variano a seconda della tipologia di abbonamento e/o alla velocità della connessione.

Compressione video

Netflix, ad esempio, prevede un costo aggiuntivo per la visione in qualità 4K UHD (Piano Premium) mentre DAZN, Now, RaiPlay e altri trasmettono sempre alla massima qualità possibile modulandola in base alla velocità effettivamente disponibile a casa dell’utente. Sky Fibra richiede una connessione da almeno 15 Mbps (1 visione HD + 2 registrazioni in simultanea), Now fornisce uno streaming in SD con soli 2,5 Mbps, HD con 3,5 Mbps e Super HD (1080p – 50 fps) con 10 Mbps, DAZN consiglia una velocità minima di 2 Mbps (SD) e 6,5-8 Mbps (HD), Disney+ e Netflix richiedono almeno 5/25 Mbps (HD/UHD).

Compressione video

I servizi in streaming adottano meccanismi di trasmissione che puntano alla qualità del servizio, tecnologie e protocolli che classificano il traffico, gestiscono i congestionamenti della rete e allocano in modo ottimale le risorse agendo sul bitrate della trasmissione (Adaptive Bitrate Streaming e Dynamic Adaptive Bitrate Streaming). Questo significa che sono in grado di incrementare e ridurre la qualità e la risoluzione delle immagini, soprattutto in fase di avvio, per evitare possibili interruzioni dello streaming.

Scart e HD, matrimonio impossibile

Quando si collega al Tv un decoder, un box multimediale oppure un lettore DVD/Blu-ray è fondamentale scegliere il connettore ed il cavo più adatti per garantire la migliore qualità audio/video possibile. L’errore più frequente che si compie quando si cambia decoder, ad esempio quando si passa da un vecchio modello a definizione standard ad uno in HD (es.: da Tivùbox SD a HD), è quello di riutilizzare il vecchio cavo Scart. Questo tipo di collegamento è nato alla fine degli anni ’70 per semplificare i collegamenti audio/video analogici e non è assolutamente compatibile con i segnali HD, Full HD e 4K.

Compressione video

L’inganno è alimentato dal fatto che alcuni Tv e decoder HD, Full HD e 4K integrano ancora la Scart ma solo per il collegamento ai dispositivi sprovvisti di connessioni più moderne. Anche le uscite e gli ingressi di tipo Cinch con presa standard RCA di colore giallo (video Composito) e bianco-rosso (audio) supportano solo i segnali analogici a bassa definizione mentre gli stessi Cinch ma di colore rosso (video R), verde (video G) e blu (video B) supportano l’HD in formato 720p e 1080i (video Component). Questo tipo di collegamento è ormai in disuso perché utilizzato solo dai vecchi dispositivi SD/HD ma può ancora essere utile per collegare al Tv un lettore DVD con uscite Component che supportano il formato SD 576p (Pal Progressivo), ovvero con un leggero miglioramento della qualità d’immagine (ed una maggiore stabilità) rispetto allo stesso formato interlacciato (Pal 576i) che si ottiene attraverso la Scart.

HDMI obbligatorio per Full HD 1080p, 4K e 8K

Lo standard di riferimento per il collegamento degli apparecchi AV in alta e altissima definizione è l’HDMI (High-Definition Multimedia Interface).

Concepito nel 2002, è stato via via aggiornato per aggiungere nuove funzionalità (controllo remoto CEC, audio bidirezionale, Ethernet, HDR, HFR, ecc.) e supportare l’evoluzione dei formati video. Di norma, dalla presa HDMI possono transitare segnali video digitali a definizione standard (Pal interlacciato e progressivo – dalla versione 1.0 in poi), HD (720p, 1080i/p – da 1.0), Ultra HD 4K (da 1.4/2.0) e 8K (2.1). L’HDMI veicola anche i segnali audio stereo e multicanale (anche bidirezionali – tecnologia ARC – Audio Return Channel), quelli di controllo e addirittura il flusso dati Ethernet.

Per collegare al Tv un dispositivo esterno di tipo HD, Full HD e Ultra HD è sufficiente utilizzare un cavo HDMI con dicitura High Speed, High Speed with Ethernet, Premium High Speed (per il 4K 60 fps HDR) oppure Ultra High Speed (4K HFR e 8K) ed evitare quelli Standard (max 720p e 1080i) e quelli senza etichettatura.

 

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