Stabilità più che innovazione, economicità anziché sperimentazione. Si può riassumere così l’orientamento intrapreso dai ricevitori Enigma-based di nuova generazione, portatori di soluzioni sperimentate e stabili per un più efficace contenimento dei costi. Come il MagicBox MG4 HD: snobbato dai puristi perché ritenuto un clone, ben accettato dagli appassionati alle prime armi.
Clone o non clone, questo è il dilemma: questo potrebbe essere il dubbio di Amleto se vivesse ai nostri giorni e utilizzasse ricevitori governati da Linux. La nuova tendenza, votata al risparmio, dei prodotti basati su sistema operativo necessità di una qualche riflessione per evitare di incorrere in giudizi frettolosi, essendo cambiate le condizioni di base. Enigma è divenuto negli anni la piattaforma comune a molti ricevitori, ricevitori dotati di dotazione hardware superiore e quindi particolarmente adatti a essere pilotati da un sistema operativo. Proprio per queste peculiarità è facile capire come l’innovazione e la sperimentazione fossero inizialmente qualità indispensabili, ed infatti, da principio, i produttori si sfidavano in vere e proprie battaglie tecnologiche con armi quali processori, memoria, WiFi. Come avviene spesso negli ambiti tecnologici, i produttori si trovarono ad aver a che fare con il fenomeno dei cloni, ossia ricevitori del tutto identici agli originali ai quali si “ispiravano” ma il più delle volte di assai modesta qualità. I primi cloni addirittura altro non erano che copie illegali di marchi e modelli famosi, prodotti con il preciso scopo di beffare gli ignari acquirenti che li acquistavano nella convinzione di essersi procurati dei top di gamma a prezzi super scontati. Col passare del tempo il fenomeno clone è profondamente variato, e molti produttori minori hanno iniziato a “copiare” le piattaforme più conosciute, apportando però modifiche e migliorie al progetto iniziale e, soprattutto, commercializzando i loro prodotti senza spacciarli per gli originali. Questa inversione di tendenza è stata resa possibile dalla progressiva disponibilità di motherboard prodotte in Cina a prezzi sempre più bassi, e già ammortizzati in fase di progetto dai produttori originali.
Clone e fiero di esserlo
La crisi economica ha ulteriormente rafforzato il fenomeno cloni, tant’è che sul mercato non è difficile imbattersi in modelli di ottima qualità, realizzati da costruttori che hanno saputo utilizzare il know-how esistente per commercializzare eccellenti decoder a prezzi contenuti: il MagicBox MG4 HD è uno di questi. Il ricevitore è imballato in una robusta scatola di cartone di un elegante colore nero. Aperto l’imballo è possibile estrarre l’apparecchio, accuratamente protetto da una busta di plastica. La confezione, priva di manualistica, contiene il telecomando e relative pile, un cavo HDMI, un cavo segnali A/V, alimentatore e relativo cavo di alimentazione. Il “piccolo” MagicBox MG4 è tenuto in posizione grazie a separatori di cartoni che fungono anche da contenitori per gli articoli in dotazione: considerato il costo del ricevitore ci pare una dotazione più che accettabile e anche la mancanza di qualsiasi tipo di libretto d’istruzione in fin dei conti è irrilevante, essendo in presenza di un ricevitore Enigma2.
Software all’altezza
Dotato di un microprocessore pilotato alla velocita di 800MHz, con doppio tuner DVB-S2/DVB-T2, di una connessione Ethernet del tipo 10/100 e del collegamento wireless integrato, il MagicBox rappresenta il ricevitore ideale per l’utilizzatore italiano. Uno dei pregi offerti da un clone è la possibilità d’installare immagini relative al modello originale da cui è stato clonato, ma considerato che il progetto non è mai copiato nella sua interezza e che i produttori principali si cautelano proprio per evitare copie esatte dei loro modelli, le immagini passano quasi sempre da un processo di adattamento, compiuto sempre dai Gruppi di sviluppo. Se, da un lato, ciò può essere positivo per la quantità delle immagini disponibili, dall’altro lato bisogna considerare che, in pratica, nessun Gruppo di sviluppo produce per i cloni, e quindi qualsiasi immagine può considerarsi adattata. Un clone non ha immagini appositamente scritte per sé. Ad ogni buon conto l’aspetto che interessa all’utilizzatore è la varietà delle immagini disponibili in rete: per il piccolo MG4 troviamo BlackHole, OpenPli, OpenVix e OpenAtv. La nostra scelta è caduta su BlackHole, Gruppo che sviluppa per Vu+, conoscendone le potenzialità e la stabilità. La fase d’installazione, tramite USB come descritto nel box dedicato, è portata a termine in pochi minuti e il Wizard d’installazione che guida nelle impostazioni più importanti, appare alla prima accensione. L’immagine Black-Hole installata è un tantino datata, ma questo nulla toglie alle ottime prestazioni fornite: una disposizione logica e intuitiva delle varie voci di menù permette all’utilizzatore anche meno esperto di venire a capo delle proprie esigenze, e nonostante le funzioni avanzate siano state raggruppate nel classico Blue Panel, la numerosità delle impostazioni è impressionante.
Per i più esperti
La quantità e qualità delle funzioni da esperto, ossia quelle poco utilizzate nel normale impiego dell’apparecchio ma che nelle mani di utenti esperti offrono una marcia in più, dipende dall’immagine installata: la versione Black Hole utilizzata nel test presenta un numero ragguardevole di possibilità, raccolte nel BluePanel. La schermata principale è dedicata agli addon senza dubbio più utilizzati e borderline, ossia gli emulatori. Anche se oggi le mosse difensive di Sky hanno reso impossibile usufruire del proprio abbonamento se non con lo SkyBox, questi addon sono comunque utilizzati in accoppiata ad altre card e sovente anche per lo sharing verso provider illegali. Da qui è possibile accedere alle Info di sistema, al panello EPG ma soprattutto alla schermata dalla quale è possibile configurare i protocolli di rete, gestire dispositivi esterni, accedere al browser di rete per le operazioni di mount di unità condivise. Il Blue Panel è il centro di controllo delle funzioni avanzate, uno strumento indispensabile per personalizzare al massimo il proprio ricevitore.
Impiego pratico sul campo
Come scritto più volte, il nuovo corso dei ricevitori digitali, specialmente per i modelli basati su sistema operativo, punta a centrare obiettivi diversi da un tempo quali costi contenuti, semplicità d’uso e stabilità, per attrarre una quantità di utilizzatori sempre più vasta. Ciò non significa che i modelli attuali siano lenti e poco performanti ma la corsa alla prestazione è al momento interrotta. Se una volta i test erano orientati all’aspetto prettamente tecnico, ora è molto più importante verificare i tempi di adattamento di un nucleo familiare all’uso del ricevitore: non si misura la velocità delle prestazioni ma molto di più interessa il tempo medio tra un crash e il successivo.
Abbiamo collegato il ricevitore MagicBox MG4 in rete e proceduto all’installazione dei plugin tra i più utilizzati, effettuato il mount delle unità di rete condivise e il collegamento di una unità disco in standard USB, in quanto l’apparecchio in virtù delle sue dimensioni ridotte, non permette il montaggio di un disco fisso interno. Un uso intensivo ma normale, orientato all’utilizzo delle funzioni più comuni di un ricevitore, ha fornito le risposte che ci aspettavamo: ad una buona velocità nel cambio canale, indifferentemente dalla tipologia, DVB-S2 a DVB-T, e dalla presenza o meno di codifica, si abbina un’eccellente stabilità del sistema. Buona la silenziosità, nonostante le dimensione della ventola interna e limitati i fenomeni di surriscaldamento che, sempre per le dimensioni, ritenevamo frequenti: quasi nulli i problemi funzionali, per lo più legati all’installazione di un plugin non compatibile. Non dobbiamo dimenticare di essere in presenza di immagini “adattate”, quindi è possibile che, data la provenienza dal repository dell’immagine originale, alcuni contenuti aggiuntivi possano risultare incompatibili e quindi non funzionare.
Per informazioni
ChipPlanet
http://www.chipplanet.net