Home Aziende Amazon Consumi e sistemi domotici: risparmio energetico, parte 3

Consumi e sistemi domotici: risparmio energetico, parte 3

Come abbiamo già visto nella prima e nella seconda parte di questa nostra serie sui consumi e sul risparmio energetico, il mercato degli strumenti di gestione dell’energia è piuttosto vasto e diversificato; la strada più rapida per controllare tutti i dispositivi della casa è certamente l’adozione di una delle soluzioni di controllo domotico proposte dalle aziende che tradizionalmente producono i componenti dell’impianto elettrico di casa.

Quasi tutti i principali produttori hanno proposto, già da diversi anni, una soluzione di automazione filare: in questa tipologia di impianto i comandi (interruttori e simili), gli attuatori (relè, controlli per i motori e così via) e i sensori devono essere collegati tra loro tramite un cavo di comunicazione dedicato (in genere un semplice doppino) e richiedono quindi una pianificazione completamente diversa dell’impianto elettrico.

Da qualche anno, però, a questo genere di soluzioni è stata affiancata anche una serie di proposte che sfruttano le più moderne tecnologie di comunicazione wireless, come Zigbee o addirittura il semplice Wi-Fi. Integrare questo genere di ecosistemi in un impianto già realizzato è molto più semplice, e soprattutto si può procedere per gradi, aggiungendo o sostituendo volta per volta soltanto una parte dei dispositivi. L’altra faccia della medaglia è una minore affidabilità, per lo meno teorica, e un incremento dei consumi: mantenere attiva una rete wireless di tipo mesh, infatti, richiede una quantità di energia teoricamente molto superiore rispetto all’analisi di un flusso di dati via cavo. È anche vero, però, che le soluzioni wireless sono in genere molto più recenti e possono quindi beneficiare degli ultimi sviluppi nell’ambito dell’efficienza energetica.

I sistemi wireless richiedono in genere (anche se ci sono alcune eccezioni) la connessione all’alimentazione di rete: nella scatola portafrutti, quindi, dev’essere presente sia il cavo della fase sia quello del neutro. Questo requisito è rispettato in genere nel caso degli attuatori, ma è invece tutt’altro che scontato per i comandi: quando si apre una scatola portafrutti con gli interruttori che controllano i punti luce, per esempio, spesso vi si trova soltanto il cavo di fase. In questi casi è necessario un intervento più laborioso sull’impianto, poiché è necessario portare alla scatola di derivazione anche un nuovo cavo elettrico ed effettuare tutti i collegamenti necessari.

A questo proposito, vale la pena sottolineare ancora una volta come gli interventi sull’impianto elettrico dovrebbero essere sempre effettuati da professionisti competenti.

Le soluzioni proposte dai produttori delle serie civili hanno il grandissimo pregio di poter essere integrate in maniera perfetta e invisibile con l’impianto preesistente, per lo meno se è basato sulla stessa serie: nel caso di Bticino, per esempio, in molte case si trovano gli elementi della serie Magic e Matix, che non sono stati aggiornati come quelli della serie LivingLight. Ma questa maggiore integrazione ha un costo: i dispositivi sono in genere molto più costosi rispetto ai pulsanti e ai controller di terze parti, che possono essere reperiti per poche decine di euro.

I prodotti

Bticino

Bticino propone due serie di comandi smart wireless, che offrono un’estetica completamente originale (Living Now) oppure si integrano nella tradizionale serie di placche e interruttori LivingLight, semplificando quindi l’installazione negli impianti già in essere.

LivingLight Scenari
La serie LivingLight di Bticino offre comandi e attuatori per implementare soluzioni domotiche anche molto complesse, con scenari e automazioni evolute.

L’azienda offre comandi e attuatori di vario genere (dai pulsanti singoli ai controlli per gli scenari, così come attuatori singoli, dimmer e multipli (utili, ad esempio, per movimentare le tapparelle o le tende). L’impianto può essere controllato anche tramite l’app per smartphone Home+Control e può integrare le sue funzioni con tutti gli assistenti vocali (Siri, Alexa e Google Home).

Il sistema può gestire le luci, la temperatura (tramite i termostati intelligenti della serie Smarther), controllare i carichi e i consumi e segnalare eventuali anomalie. Molto interessanti sono i comandi wireless alimentati a batteria, perfettamente integrati con l’estetica dell’impianto, per aggiungere pulsanti di controllo a qualsiasi parete senza dover aggiungere canaline e scatole portafrutti. Il sistema utilizza lo standard Zigbee 3.0; richiede perciò un gateway per comunicare con il resto dei componenti di automazione casalinghi.

Smarther
I nuovi termostati della serie Smarther sono sottili, eleganti e si integrano in modo efficace con i sistemi di controllo domotico della casa.

Accanto a queste soluzioni è ancora disponibile l’ecosistema di automazione filare MyHome, una soluzione molto ricca e complessa, che probabilmente garantisce anche una maggiore flessibilità rispetto a quelle wireless. Però i costi di implementazione salgono notevolmente e, soprattutto, è quasi sempre necessario un impianto elettrico progettato ad hoc.

Vimar

Anche Vimar offre un catalogo completo di dispositivi smart: accanto alla soluzione domotica tradizionale, che richiede il cablaggio di tutti gli elementi in una rete filare dedicata, già da un paio d’anni l’azienda propone versioni smart di tutte le sue serie civili più diffuse (Eikon, Arkè e Plana), che utilizzano una doppia tecnologia di connessione: Zigbee, per l’integrazione in un sistema domotico più ricco, e Bluetooth, per una connessione e una configurazione più semplici tramite smartphone.

Vimar Termostato
Vimar propone componenti smart per molte delle sue serie civili, che coprono tutte le esigenze di controllo principali, dal controllo dei carichi alla termoregolazione.

Anche in questo caso, sono garantiti il controllo tramite assistente vocale e l’integrazione nella rete Wi-Fi, utilizzando un gateway dedicato; sono anche disponibili placche e pulsanti che non richiedono alcuna connessione filare. Al contrario dei prodotti Bticino, non serve neppure una batteria, perché questi comandi si autoalimentano attraverso l’energia ricavata dalla pressione del pulsante stesso. Le funzioni del catalogo Vimar coprono tutte le esigenze più comuni: illuminazione, termoregolazione, controllo dei consumi e degli accessi.

Vimar Placche Wireless
Gli interruttori wireless prodotti da Vimar non necessitano di connessione filare e neppure di una batteria: fruttano infatti l’energia generata dalla pressione del pulsante per inviare il comando.

Ave

Per completare il panorama sui principali produttori di serie civili destinate al mercato italiano non si può trascurare Ave, che propone una soluzione domotica filare di tipo tradizionale (Domina Avebus) e offre anche elementi compatibili con lo standard Knx, un’architettura aperta che ha avuto un buon successo ed è supportata da diversi produttori.

Ave Knx
Ave propone anche dispositivi smart compatibili con il protocollo Knx, una caratteristica piuttosto rara tra le soluzioni per il mercato italiano.

Domotica fai-da-te

L’alternativa principale alle soluzioni integrate nell’impianto elettrico sono i dispositivi smart di terze parti; questi possono essere oggetti esterni, come le prese smart o i sensori di cui abbiamo già parlato in precedenza, ma si trovano sul mercato anche comandi, dimmer e pulsanti da integrare nell’impianto di casa.

Se si decide di percorrere questa via, c’è soltanto l’imbarazzo della scelta: sono infatti decine i produttori, più o meno noti, che offrono dispositivi domotici di ogni tipo, in genere controllabili via Bluetooth, Wi-Fi oppure tramite il protocollo dedicato Zigbee (ne parliamo più avanti). Da Xiaomi a Tuya, da Tp-Link ad Avm, da D-Link a Shelly, le soluzioni disponibili sono moltissime e coprono le esigenze più svariate.

Avm Prese
Sono moltissime le aziende che sviluppano componenti smart; anche Avm, il produttore di modem e router della linea FritzBox, offre prese comandabili da remoto integrabili con il suo ecosistema.

La trasformazione può essere completata con lampadine intelligenti, che possono entrare nell’ecosistema smart per essere controllate da qualsiasi device connesso alla rete (dallo smartphone all’assistente vocale); anche in questo caso, ci sono marchi molto noti (per esempio Philips Hue) che propongono prodotti piuttosto costosi ma in genere molto affidabili, soluzioni meno impegnative (come le serie Tradfri di Ikea) e una miriade di dispositivi di produttori vari, distribuiti tramite i grandi portali di commercio elettronico.

Shelly
Dispositivi compatti come lo Shelly 1 possono essere installati all’interno delle scatole portafrutti per rendere smart un punto luce di tipo tradizionale.

I grandi produttori offrono una varietà di dispositivi che vorrebbero coprire tutte le esigenze dell’utente, ma in realtà non è quasi mai necessario (e forse neppure troppo saggio) legarsi completamente a un solo marchio: quasi tutte le soluzioni domotiche presenti oggi sul mercato garantiscono, infatti, un certo grado di interoperabilità.

L’integrazione può avvenire ad alto livello, per esempio se tutti i device selezionati sono compatibili con uno degli assistenti vocali sul mercato: chi dispone di un altoparlante Amazon Echo, Google Nest o Apple HomePod (o di una soluzione di terze parti compatibile con una di queste tecnologie) può infatti far convergere tutti i dispositivi smart sotto l’ombrello dell’assistente vocale e utilizzare le sue funzioni per controllare la casa, creare automazioni e rispondere ai messaggi inviati dai vari device.

Zigbee e Matter

Ma si può anche agire al livello più basso, quello del protocollo: accanto alle soluzioni che utilizzano standard wireless di tipo generalista, come Wi-Fi o Bluetooth, è sempre più diffuso anche il supporto di Zigbee (3.0 è la versione di riferimento attuale).

Questo standard ha alcuni punti in comune con il Wi-Fi (per esempio lavora in parte sulla dei 2.4 GHz), ma è ottimizzato per la comunicazione a bassa potenza tra dispositivi smart. Senza addentrarci troppo nei dettagli del protocollo, la principale differenza e punto di forza di questa soluzione è il funzionamento in rete mesh: i dispositivi connessi alla rete (per lo meno quelli che non funzionano a batteria), infatti, possono fungere anche da ripetitore per i segnali che provengono da un device vicino, veicolando i pacchetti trasmessi da un nodo della rete all’altro fino a raggiungere il gateway o l’hub di destinazione.

La rete si assembla e si aggiorna automaticamente in base allo stato dei dispositivi presenti; quindi funziona particolarmente bene in ambienti grandi, o difficili da coprire tramite le tecnologie wireless tradizionali, a patto che la maglia della rete sia abbastanza fitta da garantire una buona connessione tra i vari device.

Il principale svantaggio di Zigbee è la necessità di un gateway per la comunicazione con la rete locale e con Internet; per questo motivo, tutti i produttori offrono (a poche decine di euro) un dispositivo dedicato. Ma l’acquisto potrebbe anche essere superfluo: alcuni modelli di Amazon Echo e Google Nest, per esempio, integrano direttamente al loro interno un hub Zigbee.

Zigbee Hub
Per comunicare con i server remoti, le app di controllo e gli altri dispositivi della rete Wi-Fi, i dispositivi Zigbee necessitano di un hub gateway; tutti i produttori ne hanno in catalogo almeno uno.

Zigbee offre un ottimo strumento di comunicazione, ma non risolve completamente i problemi di compatibilità tra i dispositivi; una volta che i segnali dei dispositivi raggiungono il gateway e da qui il centro di controllo della casa, questo dev’essere in grado di interpretarli correttamente. Questo vale anche nella comunicazione diretta tra i dispositivi: se una lampadina e un interruttore utilizzano entrambi il protocollo Zigbee, non significa che il pulsante sarà sicuramente in grado di controllare la lampadina, specialmente se i dispositivi sono realizzati da produttori diversi.

Per farli comunicare potrebbe servire l’intermediazione di un sistema domotico evoluto, come quelli offerti dagli assistenti vocali di Google, Apple e Amazon, oppure strumenti di integrazione di terze parti di cui parliamo nel prossimo paragrafo.

Per risolvere questi problemi di interoperabilità è stato sviluppato lo standard Matter, una specifica di connettività aperta che è stata finalmente rilasciata in versione definitiva (1.0) dopo quasi tre anni di lavoro. Supportato da tutti i grandi protagonisti del settore, Matter era atteso da tempo e promette di rivoluzionare il settore della domotica; bisogna però mettere in conto qualche mese di transizione, periodo in cui la scelta dei dispositivi da acquistare per la propria casa diventerà sempre più cruciale.

Con l’avvento di Matter diventa importante conoscere anche Thread, un protocollo di comunicazione analogo per molti versi a Zigbee che fa parte delle specifiche Matter: anche Thread, infatti, crea una rete mesh tra i dispositivi e necessita di un gateway per la comunicazione con la rete locale e l’instradamento delle informazioni. Per ora i dispositivi basati su Thread sono pochissimi, ma è lecito attendersi una rapida crescita nel corso dei prossimi mesi.

Le soluzioni domotiche avanzate

Tutte le soluzioni più diffuse e semplici da implementare, da quelle proposte dai singoli produttori (che sia Bticino o Xiaomi) agli strumenti di interoperabilità offerti dagli assistenti vocali, si basano su una forte componente remota: gran parte delle funzioni, delle automazioni e dell’intelligenza sfrutta server remoti per i calcoli e l’analisi dei dati.

Questa impostazione ha il grande vantaggio di non richiedere grande potenza di calcolo locale, ma ha anche gravi difetti: innanzi tutto, diventa inutilizzabile in caso di problemi di connessione a Internet, inoltre ha costi di gestione non trascurabili per i produttori, che potrebbero diventare insostenibili nel corso degli anni: si sono già registrati diversi casi di aziende che hanno chiuso i battenti o dismesso linee di prodotti lasciando scoperti i loro clienti.

C’è poi un problema di privacy e sicurezza: non tutti potrebbero gradire che le informazioni sullo stato della propria abitazione transitino su Internet per essere memorizzati e trattati all’altro capo del mondo; inoltre, trasferire all’esterno tutti questi dati li rende potenzialmente intercettabili e manipolabili.

Raspberry Pi
I sistemi di controllo domotico locali richiedono un hardware dedicato; basta però un semplice computer single board, come il Raspberry Pi.

Una possibile alternativa è rappresentata dalle soluzioni domotiche locali evolute: progetti gratuiti come HomeAssistant o OpenHab possono essere implementati su un dispositivo locale (anche un piccolo computer single board come il Raspberry Pi) e controllare tutti i sensori e i comandi della casa, mostrando interfacce di controllo ed elaborazione più eleganti e potenti.

HomeAssistant Display
I sistemi di controllo domotico evoluto, come HomeAssistant, offrono interfacce di gestione e controllo molto eleganti ed evolute, ma richiedono molto lavoro di configurazione e personalizzazione.

Questi strumenti non sono però alla portata di tutti: richiedono una certa competenza tecnica nell’installazione e nella configurazione, tempo e risorse per la manutenzione periodica e non garantiscono una compatibilità universale: bisogna quindi scegliere i dispositivi con una certa cura per essere certi che tutti gli elementi possano integrarsi nell’ecosistema smart locale. Anche in questo contesto, l’avvento di Matter potrebbe semplificare sia la scelta dei dispositivi sia la loro configurazione, ma bisognerà attendere ancora qualche mese per vedere gli effetti dell’adozione di questo nuovo standard.

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