Quindici domande sull’hackeraggio dei canali e dei decoder satellitari: come funziona, cosa permette di vedere, come si effettua, quali rischi si corrono. Avete qualche ulteriore dubbio? Scriveteci e i nostri esperti vi risponderanno.
Cosa significa “hackerare i canali satellitari”?
Significa decodificare le trasmissioni televisive criptate utilizzando metodi alternativi all’abbonamento ufficiale.
Tutti i canali a pagamento (pay-tv) vengono codificati con uno o più sistemi di codifica per limitarne la visione solo agli aventi diritto, cioè agli abbonati. L’hackeraggio ha lo scopo di non pagare un abbonamento per decodificare questi canali.
Quali sistemi di codifica si utilizzano per i canali a pagamento?
Esistono vari sistemi di codifica per proteggere i canali pay-tv. I più conosciuti sono Videoguard, Nagravision, Conax, Irdeto, Viaccess e Cryptoworks.
Alcuni di questi possono avere due o più versioni e varianti (es.: Nagravision Tiger e Nagravision Merlin utilizzati da tivùsat) che richiedono strumenti e codici differenti. Per un approfondimento sui sistemi di codifica dedicati a tivùsat (moduli CAM, smart card, ecc.) vi rimandiamo a questo articolo.
Le codifiche sono tutte “hackerabili”?
Più o meno sì. Tuttavia, le aziende che sviluppano i sistemi di codifica (come Nagra Kudelski, Synamedia/NDS, Irdeto e Viaccess-Orca) hanno escogitato soluzioni sempre più sofisticate che, nel corso degli anni, hanno permesso di arginare il fenomeno della pirateria televisiva che aveva raggiunto la sua massima diffusione negli anni ’90.
Esistono canali criptati a cui non ci si può abbonare? Sono hackerabili anche quelli?
Sì. Molti canali “di servizio”, cioè non destinati all’utente finale in quanto utilizzati per distribuire il segnale tra satelliti oppure agli studi televisivi, possono essere codificati con sistemi identici, simili o differenti dalle pay-tv.
La tipologia e il livello di sicurezza della codifica dipendono dall’importanza dei contenuti che questi canali veicolano. La distribuzione dei canali pay-tv da uno a più satelliti impiega le stesse codifiche di quelli destinati agli utenti finali (abbonati) mentre le “contribuzioni” (feed di servizio come interviste, telegiornali, copertura di eventi internazionali, ecc.) adottano sistemi meno sofisticati e più facilmente hackerabili.
Come funziona la codifica e la decodifica dei canali criptati?
Lo schema di base è molto semplice: in fase di trasmissione, il broadcaster applica un algoritmo di codifica basato su una o più “chiavi” (codici numerici o esadecimali) che servono a proteggere il segnale impedendone la visione agli utenti non autorizzati.
Solo gli abbonati possono decodificare e vedere i canali utilizzando il decoder oppure il modulo CAM Common Interface (che integrano l’hardware e il software del sistema di decodifica) e alla smart card (che invece contiene l’elenco delle “chiavi” autorizzate e dei diritti di visione).
Le chiavi possono cambiare con cadenza oraria, giornaliera, settimanale o mensile, essere associate ad uno o più “pacchetti di canali” (es.: Cinema, Sport, Entertainment, Cinema+Sport, abbonamento Full) o singoli canali da aggiungere a uno o più pacchetti.
Le chiavi memorizzate nella smart card vengono aggiornate saltuariamente dall’operatore pay-tv insieme alle trasmissioni televisive satellitari.
Cosa serve per “piratare” i canali satellitari?
Esistono vari metodi. In passato bastava “emulare” la smart card originale con una scheda elettronica (PIC Card, Fun Card oppure Wafercard) programmata tramite computer per contenere l’algoritmo e le chiavi di decodifica.
Poi si è passati alla modifica dei decoder (modding) così da evitare l’uso di smart card e PIC card esterne riprogrammabili. Il “modding” consiste nel caricamento di un firmware “alternativo” (patch) che abilita diverse funzionalità non presenti su quello “originale” (es.: PVR, IPTV, ecc.) e include tutto il necessario per decodificare i canali criptati anche senza regolare abbonamento.
L’emulazione non riguarda solo i molteplici sistemi di accesso condizionato utilizzati dai canali pay-tv (Irdeto, Viaccess, Conax, Nagravision, Cryptoworks, ecc.), anche quando il decoder in origine ne è sprovvisto (es.: decoder free-to-air o CAS Box con un singolo sistema di codifica), ma soprattutto le chiavi di decodifica per i canali pay-tv o semplicemente criptati.
In pratica un decoder satellitare “moddato” si trasforma in un CAS Box multi-standard (Multi CAS) con emulazione interna della smart card.
Esistono anche moduli CAM programmabili che svolgono queste funzioni su qualsiasi decoder e televisore “originale” dotato di slot Common Interface ma la loro efficacia e compatibilità è molto più limitata.
Come faccio a caricare un firmware “alternativo” sul mio decoder?
È bene sapere che solo alcuni decoder possono essere “patchati” con un firmware alternativo. Tra questi troviamo i modelli prodotti da Edision (e sue sottomarche come Optimuss), Viark, Amiko e quelli che utilizzano le medesime piattaforme hw/sw sotto diverso nome di produttore e brand. Anche i decoder Linux sono facilmente patchabili grazie alla loro architettura “aperta”.
I firmware “alternativi” modificati si trovano su internet (basta cercare su Google “firmware patch *nome-modello decoder*”) e si caricano nel decoder esattamente come quelli originali, tramite chiavetta USB e, per i successivi aggiornamenti, anche via internet per i modelli “connessi” (Ethernet e/o Wi-Fi).
Come faccio a caricare le chiavi di decodifica sul mio decoder “patchato”?
Le chiavi di decodifica possono essere inserite con il telecomando nell’apposito menu/sottomenu che comprare nei firmware modificati, caricandolo via USB (es.: file softcam.key o mcaskey.bin) oppure via internet.
È bene sapere che le chiavi pre-caricate nei decoder “piratati”, anche se aggiornate quotidianamente, possono ormai decodificare solo pochi canali. Negli ultimi anni gli operatori pay-tv hanno introdotti sistemi molto più sicuri e sofisticati che non sono bypassabili grazie alle chiavi “locali” (cioè quelle memorizzate nel decoder). Per questo motivo è ormai obbligatorio appoggiarsi ad un server remoto che estrae e distribuisce le chiavi “ufficiali” contenute nelle smart card autentiche (Card Sharing).
Cos’è il Card Sharing?
Il Card Sharing è un metodo di decodifica dei canali satellitari basato sulla condivisione (Sharing) delle smart card originali (Card) tramite connessione internet.
È decisamente più efficace rispetto alle chiavi “locali” perché supporta anche le chiavi più complesse (come quelle introdotte dalla versione 4 del sistema Viaccess), si aggiorna in tempo reale ed utilizza le stesse “key” degli abbonamenti ufficiali “full pack”. Di contro richiede un collegamento internet attivo con un “consumo dati” limitato a pochi megabyte all’ora.
Le organizzazioni che piratano i bouquet pay-tv satellitari, spesso legate alla criminalità con ben altri interessi e traffici, hanno a disposizione vere e proprie centrali con decine e decine di decoder “ufficiali”, computer, router, smart card e abbonamenti regolari che vengono condivisi su internet (quasi sempre a pagamento) con i decoder “patchati” che supportano il Card Sharing.
Queste centrali vengono chiamate IKS (Internet Key Sharing) e sono molto diffuse in tutto il mondo, spesso ubicate in nazioni dove le leggi e i controlli sono più “blandi” o il rischio di estradizione legato a questa attività illegale è inesistente.
Quali canali posso vedere con un decoder modificato per il Card Sharing? C’è anche Sky?
I canali decodificabili con il metodo del Card Sharing sono quasi tutti stranieri e spalmati lungo la Fascia di Clarke. Negli slot più popolari come quelli di Astra (19,2° Est) e Hotbird (13° Est) troviamo i bouquet Movistar+ (spagnolo), Sky Deutschland (tedesco), HD+ (tedesco), ORF Digital (tedesco), Canal + France (francese), Polsat Box (polacco) e pochi altri.
Gli unici canali in lingua italiana sono RSI La1 e RSI La2 (televisione svizzera italiana) e tutti quelli di tivùsat (anche Rai 4K se il decoder supporta le trasmissioni Ultra HD) diffusi su Hotbird 13° Est. Con il Card Sharing non è possibile decodificare i canali del bouquet di Sky Italia.
Quando costa un abbonamento a un server IKS? È affidabile o no?
Gli abbonamenti ai server IKS si possono acquistare facilmente su internet (anche su ebay) spendendo poche decine di euro all’anno.
Di norma sono affidabili ma possono capitare periodi di blackout più o meno lunghi (da qualche ora a qualche giorno) durante i quali i server smettono di condividere le chiavi di uno o più bouquet/canali.
Ogni tanto la visione dei canali pay-tv si interrompe per qualche secondo sia per motivi di traffico (decine di migliaia di utenti collegati al server IKS nello stesso momento) sia per le azioni anti-pirateria condotte dagli operatori pay-tv.
La modifica del decoder è vietata dalla legge?
Sì. La legge italiana considera illegale anche la sola riprogrammazione di un decoder, cioè l’installazione di un firmware non originale, allo scopo di aggiungere funzionalità non autorizzate dal produttore come il Multi CAS (vedi FAQ sopra). Quest’ultima trasformazione richiederebbe infatti il pagamento dei diritti di utilizzo alle società che sviluppano e commercializzano i sistemi di accesso condizionato.
Se acquistate un decoder “patchabile” senza sistemi di accesso condizionato oppure con il solo standard Conax o Irdeto e lo riprogrammate per funzionare anche con altri sistemi (come il Nagravision di tivùsat), potreste essere perseguiti anche se utilizzate la smart card ufficiale (tivùsat nel nostro caso).
La presenza delle chiavi di decodifica all’interno del decoder, anche se non utilizzate ai fini della visione dei canali pay-tv, rende il reato ancora più grave (pirateria informatica e/o audiovisiva).
In pratica vi basta caricare un firmware “patch” per essere automaticamente perseguiti a norma di legge in caso di controlli (rari ma non del tutto improbabili).
Quali leggi vietano la modifica dei decoder e il Card Sharing?
L’hacking dei decoder satellitari e delle trasmissioni radiotelevisive può rientrare in più fattispecie di reato. Si può infatti incorrere nella violazione del diritto d’autore (art. 171 ter lettera f e art. 171 octies della legge n. 633/1941) e nell’accesso abusivo o alterazione di un sistema informatico o telematico (art. 615 ter e/o 640 ter del Codice Penale).
Se i reati sono commessi da almeno tre persone tra di loro organizzate si ha una vera e propria associazione a delinquere (ex art. 416 codice penale).
Chi utilizza un decoder “patchato” rischia solo una multa o anche il carcere?
In presenza di una violazione del diritto di autore, la sanzione prevista dall’art. 171 ter (nel caso di utilizzo non personale – commercianti, installatori e distributori di decoder “patchati”) consiste nella reclusione da 6 mesi a 3 anni e in una multa da 2.582 a 15.493 euro.
In caso di utilizzo esclusivamente personale (utente privato che modifica da sé e utilizza il decoder “patchato” – art. 171 octies) si rischia il carcere da 6 mesi a 3 anni e una multa da 2.582 a 25.822 euro.
In presenza di frode informatica è prevista la reclusione da 6 mesi a 3 anni e la multa da 51 a 1.032 euro mentre per l’accesso abusivo ex art. 615 ter cod. pen. è previsto il carcere fino a 3 anni.
In caso di associazione a delinquere, i promotori, costitutori ed organizzatori dell’associazione sono puniti con la reclusione da 3 a 7 anni mentre i semplici partecipanti con la reclusione da 1 a 5 anni.
Se questo non bastasse, gli operatori pay-tv possono chiedere ed ottenere un risarcimento danni a coloro che hanno installato, venduto o beneficiato dei decoder “patchati”.
È illegale usare le “patch” per vedere i canali pay-tv stranieri che non sono ufficialmente disponibili in Italia?
Sì, il reato riguarda tutti i canali criptati e gli abbonamenti, non solo quelli italiani e stranieri che possono essere acquistati regolarmente sul nostro territorio.
È bene ricordare che la decodifica “a sbafo” dei canali stranieri viene fatta soprattutto per i contenuti “premium” come quelli sportivi (calcio, basket, motori, ecc.) che vengono trasmessi anche dai “nostri” canali pay-tv (Sky, DAZN, Now, Infinity+) con il “plus” della lingua italiana (anziché araba, polacca, francese, spagnola, ecc.) e con un abbonamento mensile o annuale ufficiale da poche decine di euro.
non ci ho ancora capito niene. quindi se io utilizzo la prova gratuita di espn, commetto comunque reato perchè in italia è a pagamento