Può una coppia di casse diventare un oggetto di arredo ricercato ma dal tocco un po’ kawaii? È quello che Creative ha voluto realizzare producendo l’edizione Artisan delle sue Pebble V3 in collaborazione con Lester Lim, in arte Lesdoublewood, artista affermato nel mondo del design di Singapore e in particolar modo conosciuto per i suoi giocattoli che rappresentano la medusa Jelilo: un simpatico animale marino, fumettoso e paffuto, che ha una corazza per proteggersi dai bulli.
Le meduse di Lim sono carine e dal design accattivante, richiamano uno stile vicino alla street art lanciando allo stesso tempo un messaggio importante, sono infatti diventate delle mascotte apprezzate anche in Europa. Troviamo le simpatiche Jelilo disegnate come un pattern sulla scocca delle Pebble che, grazie alla loro forma curva, in un certo senso ne richiamano proprio l’essenza.
Incuriositi, le abbiamo provate per poterne apprezzare il design e contemporaneamente la qualità sonora e le caratteristiche più tecniche, consci del fatto che stiamo apprezzando un prodotto in edizione limitata disponibile sul Creative Store a 59,99 €. Abbiamo scelto la versione bianca, dove i Jelilo sono tratteggiati solo col contorno e fluttuano insieme a dei disegni stilizzati delle Pebble stesse; l’artista ha realizzato anche una versione nera con le meduse colorate sospese tra diverse onde sonore.
Le Pebble sono una coppia di casse acustiche attive capaci di connettersi a dispositivi USB, Bluetooth 5 e anche ad apparecchi analogici grazie alla porta Aux In di tipo mini-jack stereo. L’alimentazione viene data dal cavo USB, lo stesso che può essere usato per collegarle al computer; il connettore è di tipo USB-C, e nella confezione è presente anche un adattatore USB-A che, grazie all’effetto della pareidolia e con molta fantasia, può richiamare la forma degli occhi e della bocca delle meduse se guardato in verticale.
Da un punto di vista audio, le casse hanno un driver da 2,25” posizionato a 45°, ideale per l’ascolto mentre si lavora al computer portatile con i diffusori appoggiati sulla scrivania. Il suono è brillante e può raggiungere una buona pressione sonora, grazie ai suoi 8W di potenza RMS e 16W di picco. Sul retro di ogni cassa è presente un radiatore passivo per le note più basse, capace di colorare così meglio il suono ed evitare il suono troppo sottile tipico di alcuni speaker da computer.
L’ascolto è pulito a tutti i volumi al quale abbiamo provato le casse e anche al massimo possibile resta buono, senza troppi artefatti: c’è da sottolineare che le note gravi hanno creato un simpatico effetto danzante alle casse che, a causa del loro peso non eccessivo, hanno iniziato a muoversi leggermente sulla scrivania. Le Pebble hanno un interruttore di guadagno capace di garantire un guadagno elevato per fornire ancora più potenza audio: questa funzione è disponibile solo quando le casse hanno energia elettrica a sufficienza, ad esempio tramite un alimentatore da almeno 10W o tramite computer USB-C recenti.
Abbiamo provato le Pebble V3 anche per l’ascolto dell’audio di film, così da poter apprezzare la tecnologia Clear Dialog inclusa nel prodotto così come in molti altri speaker di Creative. Grazie a questa tecnologia, le casse sono in grado di isolare i suoni vocalici rendendoli chiari e percepibili anche a basso volume, senza che la colonna sonora sovrasti il parlato. Questa impostazione è attiva in modo predefinito e non è configurabile in alcun modo; si apprezza soprattutto ai volumi più bassi e, di fatto, fornisce l’impronta sonora generale alle casse, capaci di risultare cariche e piacevoli all’ascolto pur nelle ridotte dimensioni dell’oggetto.
Le Pebble V3 Artisan Edition sono un prodotto di qualità, capaci di fornire un ascolto piacevole senza sfociare nel dominio dell’hi-fi o delle casse monitor; l’estetica che le caratterizza soprattutto nell’edizione con i disegni di Lester Lim fa sì che possano essere un piacevole oggetto da tenere sulla scrivania o una particolare idea regalo, arricchite anche dal potersi connettere via Bluetooth alle periferiche eliminando, così, la dipendenza dal collegamento diretto con il computer.
