Scopriamo nuovi canali con il feed hunting

Feed hunting“Un’attività praticata nel tempo libero per piacere, interesse e divertimento.”  Questa è una delle definizioni di hobby che si possono trovare navigando in internet, ma non è esaustiva e nemmeno lontanamente soddisfacente. Chiunque coltivi un hobby lo sa perfettamente: il sat può essere un hobby e, al suo interno, il feed hunting, ovvero la caccia di segnali provenienti dalla fascia di Clarke, ha uno spazio importantissimo, che non ha come ultimo scopo la visione dei canali trovati, quanto invece il piacere nel trovarli.

Il feed hunting è praticato dai tempi delle trasmissioni analogiche sia per passione sia per interesse, dove per interesse si intende la speranza di captare trasmissioni irradiate da emittenti televisive magari da noi legate a un abbonamento ma gratuite ad altre latitudini, oppure segnali di trasferimento, più difficili da intercettare. Questo aspetto dell’hobby del sat è molto tecnico, in quanto vincolato al possesso di un impianto di ricezione più performante di quelli ai quali ci ha abituati Sky: progettare il proprio impianto costituisce una parte importante del feed hunting, così come lo studio di frequenze, footprint e sistemi di trasmissione. Se, un tempo, il feed hunting era quasi necessario in quanto i canali tramessi erano pochi e difficili da sintonizzare per la posizione dei satelliti e per la bassa potenza del segnale trasmesso, nel tempo, con l’avvento del digitale, i canali ricevibili sono cresciuti in modo esponenziale, spostando l’attenzione degli hobbisti su altri interessi, ma questa pratica è più viva che mai.

Il monopolio della pay Tv

Nel nostro paese l’hobby del sat non dipende tanto dall’impegno degli appassionati quanto dalle pay TV che gestiscono non solo il mercato dei contenuti, come è logico che sia, ma anche quello dell’elettronica di consumo, di ricevitori e impianti. Difficile trovare nuovi adepti se gli utenti che si avvicinano al mondo del sat accostano i piaceri della ricezione satellitare con Sky e un impianto satellitare performante con una parabola monofeed gestita da un ricevitore volutamente limitato nelle prestazioni: per questi motivi il feed-hunting, che necessita di precise conoscenze tecniche e di passione, è andato pian piano scomparendo dalle discussioni dei principali forum internet, eccezion fatta per quelli di veri appassionati. Paradossalmente il giro di vite alla pirateria satellitare può far risalire le quotazione dei cacciatori di feed, in quanto esplorando la fascia di Clarke ci si può imbattere in canali stranieri free to air che trasmettono contenuti da noi criptati, e in segnali di trasferimento, anche se per questi ultimi serve veramente molta esperienza sul campo. Naturalmente per avventurarsi in questo universo parallelo non si può certo utilizzare una parabola fissa, e il primo passo importante diventa la scelta del materiale per comporre il proprio impianto; nonostante i moderni sistemi multi-feed, realizzati con le parabole toroidali, siano efficienti solo un impianto motorizzato permette la libertà di azione di cui necessita un feed hunter. Si parte da un economico rotore che costa poche decine di euro abbinato a un disco da 100 cm di diametro per spingersi sino a motorizzazioni realizzate con parabole di medio diametro, per arrivare agli impianti esoterici con attuatori o trasmissioni a cinghia e antenne del diametro di 3 metri e oltre.

La scelta dell’impianto? Tutto molto interessante

Un satellite che trasmette, una parabola per catturarne segnali e indirizzarli verso un LNB: essenzialmente gli elementi in gioco sono questi e non possono certo cambiare nel tempo. Ovviamente i moderni satelliti hanno maggior potenza e quindi serve un diametro minore di parabola per poter usufruire dei segnali che questi irradiano, ma la scelta del nostro impianto comunque è condizionata dagli stessi fattori con i quali si confrontavano i primi hobbisti. Il diametro del disco (la tentazione di esagerare è sempre forte) condiziona il sistema meccanico che lo muoverà così come l’elettronica di pilotaggio: infatti quando si superano certe dimensioni il disco è montato su un sistema meccanico che lo guida nel movimento di inseguimento dell’arco polare. Questo movimento è ottenuto con un attuatore, ovvero un pistone, tipicamente alimentato a 36 V: l’intelligenza del sistema è data dal posizionatore di antenna che si occupa di memorizzare le varie posizioni satellitari. La fase di memorizzazione dei satelliti è leggermente macchinosa su questi sistemi: si muove l’antenna verso un determinato satellite utilizzando un misuratore di campo o un ricevitore per verificare la correttezza del puntamento e, una volta puntato il satellite, si assegna una posizione di memoria e si procede verso il successivo.

Per ottenere una maggior flessibilità è possibile utilizzare un posizionatore con protocollo il Diseqc 1.2: in questo modo è il ricevitore che mantiene l’associazione tra posizione assegnata e satellite e provvede a inviare il comando di spostamento al posizionatore che muoverà il disco. Tutto molto interessante, ma forse non la scelta migliore per chi voglia iniziare a esplorare la fascia di Clarke: molto più economico, anche se meno efficace, optare per un impianto con una parabola da 100/120 cm pilotata da un rotore, soluzione economica ed efficiente che può usufruire anche del protocollo USALS, dai laboratori della STAB Italia, che non è null’altro che un sistema di calcolo che permette, appoggiandosi sul protocollo DiseQc 1.2, di evitare la fase di memorizzazione dei satelliti. Grazie a un calcolo trigonometrico infatti, una volta inserite le proprie coordinate geografiche e posizionato il satellite di riferimento, sarà il ricevitore a calcolare l’esatta posizione degli altri satelliti e a gestire gli spostamenti dell’antenna con una precisione direttamente proporzionale alla precisione con la quale il sistema è stato installato. Se un rotore può essere installato con un sano e divertente “fai da te”, una motorizzazione importante non può prescindere dalle prestazioni di un professionista del settore: troppi i fattori in gioco la precisione necessaria.

Ricevitore ma non solo

Ora che abbiamo le informazioni necessarie per scegliere il nostro impianto di antenna e sistema di posizionamento è il momento di pensare al sistema che ci permetterà di gestire i segnali in arrivo dalla parabola: forse sarebbe stato sufficiente dire ricevitore, ma la nostra definizione è stata volutamente ampliata in quanto, specie nel campo del feed hunting, non sempre viene utilizzato un ricevitore ma spesso si utilizzano schede sat-tuner in tecnologia PCI o USB unitamente a un personal computer. Questo perché una scheda sat-tuner è più flessibile potendo usufruire di una libreria di applicazioni molto vasta che spazia da programmi per la semplice ricerca canali sino a veri e proprie utility di analisi del segnale e di ricerca automatica dei feed. Palese che la nostra attenzione sia più rivolta ai ricevitori, ma abbiamo voluto segnalare questa possibilità in quanto, con la giusta scelta dell’LNB, è possibile usufruire dei due sistemi contemporaneamente. La scelta del ricevitore che verrà utilizzato per la caccia ai segnali deve essere effettuata in base a criteri più restrittivi del solito: l’ago della bilancia è la sensibilità del tuner magari unita alla compatibilità con il prossimo standard DVB-S2X o magari di poter agganciare i segnali DVB-S2 ACM, attualmente usati per il trasferimento di segnali anche da provider nostrani. Un altro aspetto veramente importante per il nostro scopo è che il tuner stesso possa eseguire la ricerca alla cieca, ovvero blind scan, vero must di questo hobby.

Blind scan

L’implementazione della scansione alla cieca nei ricevitori user-consumer è stata una vera e propria innovazione tecnologica che è immediatamente divenuta una delle più importanti feature per i feed-hunter, irrinunciabile qualsiasi sia il mezzo che si utilizzi, personal computer o ricevitore digitale. Ricordiamo, che la ricerca alla cieca altro non è che la possibilità del tuner di poter sintonizzare una frequenza per la quale non siano stati forniti tutti i dati di sintonizzazione, in particolare FEC e Symbol Rate: poter effettuare ricerche alla cieca è molto importante per la comodità intrinseca dell’ operazione ma specialmente perché non sempre i dati di sintonizzazione sono conosciuti e dichiarati. I canali di servizio appaiono e scompaiono nel giro di poco tempo e sovente il transponder viene acceso (termine che sta a indicare la presenza di una trasmissione) solo per il tempo necessario allo trasmissione stessa: questo fatto potrebbe indure preoccupazioni nei meno esperti in quanto sembrerebbe quasi impossibile potere usufruire della visione dei feed, ma abbiamo una certezza: i dati relativi a frequenza e polarità di ogni transponder non cambiano mai ed è quindi sufficiente sapere quali satelliti hanno frequenze sulle quali appaiono feed e il gioco è (quasi) fatto.

Nonostante frequenza e polarità non siano sufficienti ci viene in aiuto proprio il blind-scan senza il quale si dovrebbe procedere con soluzioni brute force, ovvero prove ripetute su tutti i valori possibili sino a trovare il valore corretto, che potrebbe essere accettabile sul FEC, che può assumere pochi valori, ma non sul symbol-rate in quanto il range di valori possibili è troppo ampio. Per completezza d’informazione segnaliamo l’esistenza del blind-scan software, quando il ricevitore utilizza tabelle interne contenente i valori di symbol-rate più utilizzati ed effettua prove esaustive su tutti questi valori: questa soluzione, oltra a palesi problemi di velocità, non può essere ritenuta soddisfacente e per questo parliamo sempre di blind-scan hardware, grazie al quale il tuner è in grado di rilevare il valore del symbol-rate corretto sulla frequenza oggetto della ricerca. I parametri da inserire nel menù del ricevitore per utilizzare la ricerca alla cieca essenzialmente si riducono alle frequenze iniziale e finale, alla polarità e allo step di frequenza: il risultato finale sarà l’elenco dei transponder trovati nella ricerca con i canali a essi correlati.

Feed hunting, la caccia è aperta

È giunto il momento di iniziare la caccia: muniti di nuove conoscenze e di un impianto adeguato allo scopo manca solo l’esperienza che si acquisisce solamente sul campo: è consigliato iniziare a fraternizzare con la ricerca blind scan magari su satelliti poco ostici, affinando la ricerca su range di frequenze specifici, prima di cimentarsi con ricerche più mirate ai nostri interessi. Pian piano, appena avremo acquisito quella manualità indispensabile si potranno restringere le ricerche su quelle frequenze sulle quali passano i feed, facilmente rilevabili visitando forum di appassionati di questa pratica, italiani e stranieri, solitamente frequentati da utenti molto preparati a livello tecnico. Una buona idea è di seguire le nostre rubriche nelle pagine finali della rivista così come i siti storici di feed hunting quali SatBeams (http://www.satbeams.com/), LyngSat (http://www.lyngsat.com/) e King Of Sat (http://it.kingofsat.net/). Le soddisfazioni non tarderanno ad arrivare, sempre che si affronti la ricerca con lo spirito giusto, ovvero divertirsi mentre si imparano nuove cose. Naturalmente, non abbiamo la pretesa di aver affrontato in modo esaustivo un argomento tanto vasto, ma speriamo di essere riusciti a incuriosire i nostri lettori spingendoli ad approfondire un argomento che è uno dei più divertenti nel panorama dell’hobby del sat.

 

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