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Switch-off del digitale terrestre: cosa cambierà davvero

Nei prossimi mesi e per tutto il 2022 ci saranno ben due switch-off che rivoluzioneranno la Tv digitale terrestre sotto vari aspetti: codec, frequenze e canali. Perché il vecchio DTT va in pensione? Cosa succederà agli attuali mux e canali? Quando dovremo risintonizzare il Tv o il decoder? Tutte le risposte in questo articolo.

Aggiornamento del 29 luglio 2021 – Il MISE ha proposto di rinviare le date degli switch-off inizialmente previste per il 1° settembre 2021 (da DVB-T MPEG-2 a DVB-T MPEG-4) e 1° luglio 2022 (da DVB-T MPEG-4 a DVB-T2 HEVC). In base alla nuova roadmap, lo spegnimento dell’MPEG-2 e l’adozione dell’MPEG-4 per i canali DTT SD avverrà progressivamente su base volontaria a partire dal 15 ottobre 2021 e potrebbe proseguire per tutto il 2022. L’obbligo di passaggio al DVB-T2 HEVC è slittato al 2023. I rilasci delle frequenze in banda 700 MHz partiranno il 15 novembre (invece del 1° settembre) e si concluderanno il 30 giugno 2022 come già stabilito nella roadmap originaria (nessun rinvio). Per gli ultimi aggiornamenti vai qui.

 

Circa dieci anni fa, più precisamente tra il 2008 e il 2012, le trasmissioni terrestri analogiche venivano soppiantate da quelle digitali, un cambiamento epocale paragonabile a quello del passaggio dalla Tv in bianco e nero al colore.

Dopo innumerevoli aggiustamenti e cambi di frequenza, come quello avvenuto circa 7 anni fa con lo spegnimento della banda UHF 800 MHz (canali 61-69), i telespettatori e i broadcaster come Rai, Mediaset, Cairo, Discovery e Sky si trovano ora ad affrontare altre due tappe dell’evoluzione del DTT spalmate nell’arco di pochi mesi. Non saranno traumatiche come quelle del passaggio dall’analogico al digitale, che costrinsero gli italiani a cambiare il televisore o aggiungere un decoder, ma avranno comunque conseguenze importanti per tutti.

I telespettatori devono innanzitutto controllare se il Tv, il decoder e l’impianto d’antenna sono già pronti ad affrontare i cambiamenti tecnologici del nuovo DTT. I broadcaster devono invece fare i conti con un’ulteriore taglio della banda UHF, la rideterminazione dei multiplex DTT (gruppi di canali) secondo il nuovo Piano Nazionale delle Frequenze (PNAF) e gli inevitabili cambi di frequenza che costringeranno i telespettatori a risintonizzare più volte i loro apparecchi.

Per fare chiarezza su tutto quello che succederà da oggi fino al 2023, pubblicheremo una serie di articoli (qui troverete 25 domande e risposte proprio sullo switch-off) che spiegano quali sono i cambiamenti che ci attendono, cosa succederà ai mux e ai canali, come verificare già da subito la compatibilità del Tv e del decoder con le nuove tecnologie del DTT, quali sono le soluzioni ai vari scenari (Tv vecchio o nuovo, abbonato tivùsat e/o Sky, ecc.) e come usufruire dei bonus governativi per acquistare Tv e decoder (anche satellitari). Per ulteriori dettagli e approfondimenti consigliamo di visitare il portale del MISE dedicato alla Nuova Tv Digitale.

Un nuovo switch-off è necessario

Queste ulteriori modifiche al DTT sono dovute principalmente al 5G, la rete di nuova generazione che sta già rivoluzionando la connettività Internet, non solo mobile ma anche fissa. Analogamente agli altri standard per la telefonia mobile che lo hanno preceduto, come il 3G e il 4G LTE, il 5G richiede nuove frequenze, sempre più difficili da trovare in uno spettro RF che per sua natura è limitato. Per questo motivo, come già accaduto con il 4G, per fare spazio al nuovo standard sarà necessario sacrificare una seconda “fetta” della banda televisiva UHF, quella dei 700 MHz corrispondente ai canali 49-60, per garantire al 5G la copertura dei segnali al di fuori delle grandi aree urbane.

Ovviamente, sia il 4G che il 5G non utilizzano solo queste frequenze ma anche altre (1,8, 2,1 e 2,6 GHz per il primo, 3,7 e 26 GHz per il secondo) che servono invece a coprire efficacemente le città e gli spazi interni grazie alle onde più corte. Per le frequenze UHF cedute ai servizi mobili 4G e 5G, i broadcaster terrestri devono rinunciare ad oltre 20 multiplex (in gergo “mux”), ovvero “pacchetti di canali” che ospitano un totale di oltre 100 emittenti radiotelevisive.

Per garantire lo stesso numero di canali con meno frequenze a disposizione, è necessario impiegare tecnologie che comprimono i segnali radiotelevisivi senza però ridurre la qualità di immagini e suoni. Dal momento che le tecnologie più moderne e efficienti come l’HEVC ed il DVB-T2 sono supportate solo da Tv e decoder sul mercato da 3-4 anni, chi possiede un apparecchio di ricezione oppure un impianto di trasmissione (broadcaster) più vecchio sarà probabilmente costretto a cambiarlo per poter continuare a ricevere o a trasmettere i canali radiotelevisivi terrestri. Anche gli impianti di ricezione domestici, ovvero le antenne ed i centralini, potrebbero richiedere modifiche o sostituzioni per via delle interferenze generate dal 5G sulle frequenze più alte della “nuova” banda televisiva UHF (canali 59-60).

Cosa cambierà nell’ordinamento dei canali

Poche settimane fa, l’Agcom (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni) ha approvato l’aggiornamento del Piano di numerazione automatica dei canali (Piano LCN) del DTT che sarà in vigore a partire dal 2022-2023 con il passaggio allo standard DVB-T2. Per evitare ulteriori complicazioni in un momento già difficile per i telespettatori, l’autorità ha deciso in pratica di confermare la ripartizione e la struttura dei blocchi di numerazione già sperimentata con successo negli ultimi 10 anni.

Nel gruppo dei canali con numerazione da 0 a 99 sono stati confermati gli spazi per i canali nazionali e locali di qualità e legati al territorio (10-19 e 71-99), con precedenza alle reti ammiraglie di Rai, Mediaset, Cairo, Sky e Discovery (La7, TV8, Nove, ecc.). Ai consorzi e alle intese di emittenti locali, che diffondono la stessa programmazione su più aree del territorio nazionale, sono stati invece riservati i blocchi 71-74 e 171-174.

In pratica, poco o nulla dovrebbe cambiare rispetto alla situazione attuale, fermo restando la necessità di risintonizzare i canali a seguito dei cambi di frequenze previsti tra novembre 2021 e giugno 2022.

La nuova suddivisione dei mux nazionali

Il nuovo Piano Nazionale di Assegnazione delle Frequenze (PNAF), definito dal MISE nel 2019 e ancora in fase di aggiustamento, ha riassegnato le 12 reti nazionali di cui una decomponibile per macro aree e una integrata da frequenze della banda VHF III.

Switch-off

Il PNAF prevede anche una rete locale di 1° livello con copertura non inferiore al 90% in ciascuna area tecnica (ad eccezione dell’area tecnica 3 in cui sono pianificate 2 reti locali di 1° livello e delle sub-aree tecniche 4a e 4b in cui sono pianificate ulteriori 3 reti locali di 1° livello) e una o più reti locali di 2° livello senza vincolo di copertura nel bacino di riferimento, in ciascuna area tecnica.

Dei 12 mux totali definiti dal MISE, 7,5 andranno equamente suddivisi tra Rai (2,5 mux), Mediaset (2,5 mux) e Persidera (TIMB/ReteA – 2,5 mux). Un mux sarà assegnato a DFREE e LA3, 1 mux e mezzo a Cairo Network, Retecapri e Europa 7.

Rai dovrà accorpare gli attuali mux 1 (Rai 1, Rai 2, Rai 3 TGR, Rai News 24, Test HEVC Main 10, Rai Radio 1-2-3) e 5 (Rai 4 HD e Rai Premium HD) in un unico bouquet denominato Mux Nazionale n.8. L’unione tra gli attuali mux 2 (Rai 5, Rai Storia, Rai Sport, Rai Scuola e varie radio) e mux 3 (Rai 1 HD, Rai 4, Rai Movie, Rai Premium, Rai Gulp, Rai Yoyo) genererà il Mux Nazionale n.7 mentre l’attuale mux 4 (Rai 2 HD, Rai 3 HD e Rai Sport + HD) sarà inserito in un nuovo Mux Nazionale non ancora definito e condiviso con un altro operatore. Alcuni canali Rai sono destinati a sparire dal digitale terrestre per approdare in esclusiva sul satellite oppure online.

Mediaset unirà i mux MDS2 (20 Mediaset, QVC, Food Network, Cine34, Focus, Top Crime, Boing e Cartoonito) e MDS5 (Sky Uno, Sky Sport Uno SD/HD, Sky Sport 24, Sky Sport Serie A, vari Sky Sport e Premium Action) per generare il nuovo Mux Nazionale n.1 ed i mux MDS3 (Rete 4 HD, Canale 5 HD, Italia 1 HD, Mediaset Extra e Mediaset Italia 2) e MDS1 (Premium Crime, Premium Stories, Premium Cinema 3, TV8, Cielo, Sky TG24, Sky Atlantic, FOX e altri) per il nuovo Mux Nazionale n.9.

Anche l’attuale mux MDS4 (Rete 4, Canale 5, Italia 1, Iris, La5, TGCOM 24 e Test HEVC Main 10) sarà inserito in un nuovo Mux Nazionale non ancora definito e sempre condiviso con un altro operatore.

Il gruppo Persidera avrà a disposizione il futuro Mux Nazionale n.4 per accorpare gli attuali mux 1 Rete A (Nove, Paramount Network, HGTV, La9, Deejay TV HD e altri) e mux 2 Rete A (Donna Sport TV, Italia Channel, Gold Tv, Rete Italia, La 4, Top Calcio 24, ecc.). L’unione tra i mux TIMB 2 (TV2000, Motor Trend, Alma Tv, Radio Zeta TV, RDS Social TV e altri) e TIMB 3 (K2, Frisbee, Boing Plus, Spike, Supertennis, RadioItaliaTV, ecc.) darà invece vita al Mux Nazionale n.5.

L’attuale mux 1 di TIMB (Real Time, Giallo, DMAX, Super!, ecc.) e quello di un altro operatore saranno inseriti in un Mux Nazionale non ancora specificato.

L’intesa tra Prima TV e 3lettronica Industriale porterà alla fusione dei mux 3I (DFREE – Premium Cinema 1-2, SportItalia, Padre Pio Tv, R101 TV, Radio 105, ecc.) e PTV (LA3 – SportItalia HD) con la conseguente nascita del Mux Nazionale n.11.

Gli attuali mux di Cairo Network (La7 e La7 in SD/HD), Retecapri (Retecapri, Capri Casinò, Capri Fashion, Bike, Odeon 24, ecc.) ed Europa Way (inutilizzato) occuperanno il 50% di tre nuovi Mux Nazionali non ancora definiti, condivisi tra loro o con altri operatori come Rai, Mediaset, Persidera, ecc.

L’elenco delle frequenze assegnate in ogni regione ai 12 Mux Nazionali è riportato qui.

Negli scorsi mesi, il MISE ha pubblicato i bandi e indetto la procedura per l’assegnazione dei diritti d’uso delle frequenze DTT per gli operatori locali relative alle reti di primo e di secondo livello per le varie Aree Tecniche.

Come e quando saranno riorganizzate le frequenze

 

Il 1° gennaio 2020 è iniziato il percorso di riorganizzazione delle frequenze che si concluderà il 30 giugno 2022. Oltre a evitare le interferenze verso i paesi confinanti che utilizzano la banda 700 MHz per il servizio mobile con scadenze anticipate rispetto all’Italia, deve minimizzare i disturbi e i disagi per i canali radiotelevisivi e i cittadini. A tale scopo, il territorio nazionale è stato suddiviso in quattro aree geografiche con tempistiche differenti per il rilascio delle frequenze da parte degli operatori nazionali/locali e la ristrutturazione del mux che ospita l’informazione regionale della Rai.

L’area n.1 comprende le regioni Sardegna (1A), Liguria, Toscana, Umbria, Lazio e Campania (1B). L’area n.2 racchiude Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia (tranne la provincia di Mantova) e le provincie di Piacenza, Trento e Bolzano. L’area n. 3 riguarda il Veneto, la provincia di Mantova, il Friuli Venezia Giulia e l’Emilia Romagna (tranne la provincia di Piacenza). L’area n. 4 comprende le regioni Sicilia, Calabria, Puglia, Basilicata, Abruzzo, Molise e Marche.

Il rilascio delle frequenze avverrà tra il 15 novembre 2021 e il 18 dicembre 2021 per l’area 1A, tra il 3 gennaio e il 15 marzo 2022 per le aree 2-3, dal 1° marzo al 15 maggio 2022 per l’area 4 e dal 1° maggio al 30 giugno 2022 per l’area 1B. Per ulteriori dettagli sul refarming e la composizione delle aree geografiche ristrette vi rimandiamo alla nuova road-map definita dal MISE.

Quali effetti per i telespettatori?

Lo spegnimento progressivo delle frequenze UHF in banda 800 MHz e la riorganizzazione dei mux comporterà inevitabili problemi ai telespettatori italiani per tutto il 2021 e il 2022. Prima di chiamare l’antennista o controllare l’impianto di ricezione, è fondamentale risintonizzare il Tv o il decoder per ritrovare quelle emittenti che sono improvvisamente scomparse dalla lista canali.

La procedura è semplice e veloce: basta accedere al menu dell’apparecchio, cercare la voce “sintonia automatica” e confermare la risintonizzazione che scansionerà tutte le frequenze VHF e UHF alla ricerca dei nuovi mux e memorizzerà tutti i canali disponibili, ordinandoli secondo la posizione assegnata (LCN).

In caso di conflitti di numerazione (es.: posizione 5 per Canale 5 e Canale 5 HD), si può scegliere manualmente il canale preferito o lasciare la scelta al Tv o al decoder (se supporta questa funzione).

 

È bene ricordare che la risintonizzazione cancella quasi sempre le eventuali liste canali preferite create dall’utente. Per facilitare il loro successivo reinserimento, consigliamo di prendere nota dei canali oppure di fotografare la lista sullo schermo televisivo utilizzando lo smartphone.

La timeline aggiornata degli switch-off

Periodo Fase
Dal 18/12/2019 al 31/12/2022 (salvo esaurimento delle risorse finanziarie) Richiesta Bonus TV-decoder e Bonus Rottamazione TV (solo Tv e decoder autorizzati dal MISE)
Dal 01/01/2020 al 31/12/2021 Rilascio frequenze UHF 50-51-52-53
Da ottobre 2021 1° fase switch-off – Abbandono progressivo dello standard MPEG-2 per le trasmissioni SD e adozione dello standard MPEG-4 AVC (sempre in DVB-T)
Dal 15/11/2021 al 30/06/2022 Rilascio frequenze UHF 49-54-55-56-58-59-60
Dal 2023 (data indicativa) Abbandono degli standard DVB-T MPEG-4 AVC a favore di DVB-T2 HEVC
Dal 01/01/2023 (data indicativa) Tutti i canali terrestri trasmettono in DVB-T2 HEVC sulle frequenze VHF 5÷11 (177,5÷219,5 MHz) e UHF 21÷48 (474÷690 MHz)

 

 

 

 

1 COMMENTO

  1. Ci promisero che col passaggio dalla tv analogica a quella digitale(2010) avremmo avuto>”telemedicina, telelavoro, televideo interattivo, pluralismo dell” informazione” io a passaggio avvenuto non ho visto niente di tutto questo.
    Se questo e” il “nuovo” digitale terrestre nel segno della “splendida continuità visiva” dove i soliti editori si scambiano tra di loro frequenze, canali e saltimbanchi vari senza nuovi canali indipendenti e tv internazionali per continuare il solito ciarpame abitudinario , allora non conviene affatto spendere soldi per cambiare tv o decoder per vedere la stessa roba scadente in dvbt2 .
    Qualcuno ha affremato che in Italia il pasagio al dvbt2 e” stato imposto dalle compagnie telefoniche per raccattare frequenze per il 5G. Ma in Cina sono gia” pasati al 5G nel 2020 e non hanno chiesto ai Cinesi di cambiare tv o decoder come mai solo in Italia?. con tutte campagne sms e servizi telefonici appioppati i vari operatori telefonici non hanno soldi per crearsi frequenze proprie? devono raccattare frequenze tv? e Italiani devono pure pagare il passagio? a questo punto non passero” al dvbt2

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