Home TV Digitale terrestre Switch-off verso il rinvio? Vediamoci chiaro

Switch-off verso il rinvio? Vediamoci chiaro

Il MISE ha proposto di far slittare le date dello switch-off: lo spegnimento dell’MPEG-2 e i passaggi all’MPEG-4 e al DVB-T2 HEVC vengono posticipati al 2022-2023 mentre per la banda 700 MHz si conferma la dead-line del 30 giugno 2022. Cosa succederà ai mux DTT e ai canali SD e HD? È meglio cambiare subito Tv e decoder oppure aspettare qualche mese? Cerchiamo di capirlo in questo articolo.

Quando i giochi sembravano ormai fatti è arrivato il colpo di scena. L’ipotesi di rinviare lo switch-off del digitale terrestre circolava già da settimane ma, complice il periodo vacanziero, sembrava che almeno questa volta sarebbero state rispettate le scadenze stabilite nella roadmap stilata esattamente due anni fa. E invece no: l’incontro convocato d’urgenza al MISE dal ministro Giorgetti con il sottosegretario Ascani e la partecipazione degli operatori radiotelevisivi e l’industria dei produttori di apparati ha partorito l’ennesima proposta di rinvio.

La colpa, vera o presunta, è della pandemia che ha rallentato il processo di svecchiamento del parco Tv. Il 1° settembre è ormai alle porte e, secondo gli ultimi sondaggi, diverse centinaia di migliaia di Tv e decoder (fino a 1 milione) non sarebbero nemmeno in grado di affrontare il primo dei due switch-off, quello del passaggio dall’MPEG-2 all’MPEG-4 di tutte le trasmissioni terrestri a definizione standard (quelle in HD lo sono già). Il tempo stringe, i televisori da sostituire per lo switch-off sono tantissimi, produttori e negozianti potrebbero non riuscire a soddisfare la forte domanda, soprattutto in previsione della seconda ondata (10 milioni di Tv/decoder DVB-T da sostituire) prevista inizialmente nel 2022 con il passaggio al DVB-T2 HEVC. Ultimo (ma non meno importante) è l’impatto sugli ascolti che spaventa i grandi broadcaster proprio al debutto della nuova stagione televisiva. A tutto questo si aggiunge il nuovo Bonus Tv Rottamazione che dovrebbe essere disponibile da fine agosto per accelerare il rinnovamento del parco Tv.

Switch-off

Eppure questa volta il Governo si era mosso con largo anticipo (ben 2 anni) e il processo comunicativo da parte del MISE e dei broadcaster era già avviato da tempo e ben consolidato.

Prima di affrontare le conseguenze di questo ennesimo rinvio dello switch-off e dare qualche suggerimento a chi non ha ancora cambiato il vecchio televisore, è importante fare una precisazione. Durante l’incontro del 27 luglio il MISE ha formulato le sue proposte e, dopo aver ascoltato il parere dei broadcaster e degli attori industriali e commerciali, prenderà una decisione finale che sarà ufficializzata con un Decreto. Tutto è ancora in discussione, quindi, anche se le probabilità di un rinvio, magari con qualche limatura, crescono di ora in ora.

Rischio blackout per 900 mila telespettatori

Secondo la relazione pubblicata dalla Fondazione Ugo Bordoni relativa diffusione degli apparati TV nelle famiglie italiane, a marzo 2021 si è registrato un sensibile aumento del numero delle famiglie che si sono adeguate ai nuovi standard del DTT. Le famiglie già pronte al DVB-T2 erano circa il 58,2% del totale, in termini assoluti tra i 12,9 e i 14,8 milioni. La situazione, sottolinea la FUB, era ancora più incoraggiante se si considera il dato relativo alle famiglie già pronte per l’MPEG-4 (92%, 21,5-22,1 milioni). Le previsioni per settembre ipotizzavano circa 9-10 milioni di famiglie “senza DVB-T2” e un massimo di 900 mila “senza MPEG-4”. Troppi, secondo il MISE e gli stakeholder del mercato DTT, per poter garantire uno switch-off tranquillo a ridosso dell’autunno.

MPEG-4, transizione morbida e incerta

Secondo la roadmap del 2019, il passaggio all’MPEG-4 per tutte le trasmissioni terrestre doveva concludersi in soli 2 giorni, tra il 31 agosto e il 1° settembre 2021. Un segnale forte e chiaro che avrebbe dovuto cancellare dal digitale terrestre un codec ormai obsoleto e poco efficiente come l’MPEG-2. Ora, invece, il MISE propone per lo switch-off una transizione morbida e volontaria: i broadcaster non avranno alcun obbligo di passare immediatamente all’MPEG-4 ma potranno scegliere di farlo se e quando lo vorranno, almeno in questa prima fase di osservazione. Da una parte viene quindi confermata la possibilità offerta dal DM del 19 giugno 2019 (… durante il periodo transitorio gli operatori di rete possono effettuare la trasmissione di uno o più programmi con la codifica DVB-T/MPEG-4 o codifiche e standard più evoluti in anticipo rispetto alle scadenze del presente articolo. Dette iniziative saranno oggetto di comunicazione nei confronti degli utenti…), dall’altra si alimenta la confusione tra i telespettatori che ancora possiedono un vecchio Tv MPEG-2 e non sanno fino a quando potrà ancora funzionare.

Il MISE ha suggerito di avviare questa transizione morbida già dal 20 ottobre 2021, partendo con i canali più rappresentativi e con una campagna di comunicazione diffusa e intensiva per informare i cittadini e spingerli a cambiare al più presto il vecchio Tv oppure ad acquistare un decoder T2 HEVC, approfittando dei Bonus disponibili.

Difficile ipotizzare quali potrebbero essere i candidati all’immediato passaggio all’MPEG-4. Di certo non saranno le ammiraglie di Rai, Mediaset, Sky, Cairo e Discovery, anche se già diffusi anche in MPEG-4 HD, visto il rischio di perdere ascolti proprio con il debutto dei nuovi palinsesti autunnali.

Rai e Mediaset potrebbero decidere di sacrificare alcuni canali tematici o specialistici “minori” (ad esempio Rai Scuola, Rai Storia, Focus e pochi altri) ma è improbabile che questa mossa, da sola, riuscirà a convincere i telespettatori ad acquistare subito un nuovo Tv.

Il MISE propone poi una “dismissione generalizzata del DVB-T/MPEG-2 da definire con un successivo provvedimento da emanare entro la fine del 2021, a seguito della verifica degli effetti delle misure tecniche, finanziarie e di comunicazione”. Nel caso peggiore, con centinaia di migliaia di Tv e decoder non ancora pronti all’MPEG-4, i broadcaster potrebbero continuare a trasmettere in MPEG-2 ancora per tutto il primo semestre 2022 (ma forse anche oltre), proprio mentre le frequenze in banda 700 MHz vengono cedute al 5G, la banda UHF a disposizione per le Tv scende da 40 a 28 canali e i mux vengono dimezzati (da 24 a 12).

Qualità video verso un deciso peggioramento

Switch-off

La scelta del passaggio “secco” dall’MPEG-2 all’MPEG-4 aveva una motivazione tecnica assolutamente condivisibile. La roadmap originale prevedeva i rilasci progressivi (per macroregioni) dei canali UHF 49, 54, 55, 56, 58, 59 e 60 nel periodo compreso tra il 1° settembre 2021 (giorno del passaggio all’MPEG-4) e il 30 giugno 2022. La riduzione delle frequenze a disposizione degli operatori televisivi veniva quindi compensata con la maggiore efficienza del codec MPEG-4 così da mantenere inalterato il numero dei canali e la qualità delle trasmissioni. La nuova roadmap propone invece di posticipare i rilasci di alcuni mesi, iniziando con la Sardegna (15 novembre – 18 dicembre) e proseguendo con le altre macroaree tra gennaio e giugno 2022. Il refarming delle frequenze sarà quindi concentrato in un arco di 6 mesi rispetto ai 10 iniziali e, come già annunciato, i telespettatori dovranno ricordarsi di risintonizzare il Tv o il decoder per continuare a vedere i canali preferiti.

Switch-off

Entro il 30 giugno 2022 la porzione della banda UHF a 700 MHz dovrà essere liberata, i broadcaster dovranno aver già riorganizzato i propri multiplex ed è quasi certo che molti canali importanti verranno ancora trasmessi in MPEG-2 con una qualità video talmente bassa da far rimpiangere il DTT di 10 anni fa.

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Un vero controsenso se pensiamo che i produttori di Tv e decoder stanno percorrendo la strada opposta, ovvero migliorare le prestazioni video dei propri apparecchi con le tecnologie più moderne e sofisticate (4K, retroilluminazione dinamica, HDR, ecc.).

L’altra possibile opzione in mano ai broadcaster è quella di eliminare i canali doppioni di Rai e Mediaset che trasmettono sia in SD (MPEG-2) sia in HD (MPEG-4) in modo da aumentare la banda a disposizione degli altri canali che trasmettono solamente in SD MPEG-2. Il rischio, in questo caso, è di perdere centinaia di migliaia di telespettatori, magari proprio quelli meno tecnologici come gli anziani, che rappresentano lo zoccolo duro di alcuni programmi in palinsesto.

DVB-T2 HEVC solo nel 2023

L’altra proposta emersa nell’ultima riunione del Tavolo 4.0 è di rinviare dal 2022 al 2023 il passaggio dal DVB-T MPEG-2/4 al DVB-T2 HEVC.

Se, da una parte, si tratta di una decisione condivisibile per il gran numero di Tv che potrebbero non essere ancora idonei per la fine di giugno 2022 (5-6 milioni contro i 9-10 milioni stimati ad oggi), dall’altra penalizza milioni di utenti che hanno affrontato con congruo anticipo (senza poter utilizzare il Bonus Tv rottamazione) il passaggio ai nuovi standard e si ritroveranno a inizio 2023 con un televisore o un decoder probabilmente già obsoleti.

Per tutto il 2022 non avremo quindi alcun canale terrestre in formato 4K (come il tanto atteso Rai 4K) ed è probabile che per tutto il 2023 le trasmissioni in HEVC utilizzeranno il profilo “base” e non il più evoluto Main 10 obbligatorio su tutti i Tv in vendita dal 22 dicembre 2018.

Non avremo nemmeno quella qualità HD che molti si aspettavano dopo anni di sofferenze con l’SD e l’HD super-compresso. Almeno per tutto il 2022 i canali HD utilizzeranno prevalentemente gli attuali DVB-T MPEG-4 ma con meno banda a disposizione per la sparizione dei canali UHF dal 49 al 60. La qualità video complessiva sarà quindi inferiore a quella attuale (già spesso deludente) a meno di improbabili passaggi anticipati al T2 HEVC per alcuni mux.

Tutto questo crea ulteriore incertezza, delusione e spinge inevitabilmente i consumatori verso le piattaforme concorrenti come quella satellitare (vedi sotto) e lo streaming (video-on-demand e IPTV) che già offrono prestazioni video di gran lunga superiori e allineate a quelle dei televisori (4K, HDR10, Dolby Vision, ecc.).

Switch-off: cosa fare con il vecchio Tv o decoder?

Alla luce di queste nuove proposte che rivoluzionano i calendari degli switch-off e generano fin troppa confusione tra i consumatori, molti di voi si staranno chiedendo cosa fare del vecchio televisore o decoder incompatibili con il DVB-T2 HEVC o, peggio, con l’MPEG-4.

Se il Tv o il decoder supportano solo le trasmissioni in DVB-T MPEG-2 e non si è interessati né all’HD né ai vari servizi offerti dai modelli più recenti (Netflix, Prime Video, Disney+, RaiPlay, 4K, HDR, tuner satellitare, funzioni gaming, comandi vocali, ecc.), il nostro consiglio è di attendere qualche mese e di approfittare del Bonus Tv Rottamazione. Ricordiamo che questo benefit è disponibile per tutti i cittadini italiani abbonati al canone Rai che acquistano un nuovo Tv e rottamano quello vecchio acquistato prima del 22 dicembre 2018. Non è soggetto a limiti di reddito e consiste in uno sconto del 20% sul prezzo del Tv fino ad un massimo di 100 euro. Il Bonus TV Rottamazione è cumulabile con il Bonus TV-Decoder da 50 euro (fissi) per le famiglie con ISEE fino a 20 mila euro.

Lo stesso consiglio vale anche per chi ha già un TV DVB-T MPEG-4 e sta valutando l’acquisto di un modello T2 HEVC. La ricezione esclusiva o prevalente dei canali terrestri non giustifica la sostituzione, almeno per il momento. Conviene infatti aspettare la seconda metà del 2022 i nuovi modelli che verranno presentati il prossimo gennaio a Las Vegas (CES 2022) e che arriveranno nei negozi italiani tra maggio e giugno. Sempre nello stesso periodo si potrà decidere anche di acquistare uno dei modelli 2021 ma con un sostanzioso ribasso rispetto al prezzo di listino iniziale oppure un decoder zapper T2 HEVC da poche decine di euro.

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Per quanto riguarda invece l’impiantistica (antenne, centralini, ecc.), restano validi i suggerimenti di questo articolo: le eventuali sostituzioni o modifiche sono principalmente dovute alle potenziali interferenze del 5G sui 700 MHz, ovvero la banda che verrà rilasciata completamente alla fine di giugno 2022 come già stabilito nella prima roadmap.

Un motivo in più per passare a tivùsat o Sky

Mentre lo switch-off del DTT subisce ritardi e complicazioni, quello del satellite procede speditamente e senza tentennamenti. Grazie a tivùsat, la piattaforma satellitare italiana free-to-view, è già possibile vedere in HD o in SD Hi-Quality (MPEG-4) tutti quei canali che sul DTT arriveranno (forse) solo tra parecchi mesi.

Switch-off

Tra questi spiccano TV8 HD, Nove HD, Cielo HD, Rai 4 HD, Rai 5 HD, Rai Movie HD, Rai Gulp HD, Rai Yoyo HD, Rai Premium HD, Rai News 24 HD, DMax HD, Real Time HD, Giallo HD, Motor Trend HD, Food Network HD, Spike HD, VH1 HD e Paramount Network HD.

Sempre su tivùsat è possibile vedere in esclusiva ben 4 canali trasmessi in Ultra HD come Rai 4K, MyZen4K, Museum e TravelXP oltre a Nasa UHD e Hotbird 4K1 diffusi in chiaro.

Altri canali finora diffusi sia in SD MPEG-2 che in HD MPEG-4 sono passati direttamente all’SD MPEG-4 (ad esempio Super!) oppure sono stati sacrificati per mantenere la sola versione HD (come Rete 4, Paramount Network, Spike e VH1 lo scorso 1° luglio). Il prossimo 1° ottobre anche Italia 1 sarà visibile su tivùsat solo in HD mentre la stessa sorte toccherà a Canale 5 dal 1° gennaio 2022.

Anche l’abbonamento a Sky permette di vedere già ora in HD e in alta qualità molti canali terrestri (condivisi con tivùsat – es.: Cielo HD, Nove HD, Paramount HD, Giallo HD, Spike HD e DMAX HD) e di lasciarsi alle spalle i problemi e i ritardi dello switch-off concentrandosi sulla qualità delle immagini (anche in 4K con Sky Satellite), i servizi on-line e on-demand.

Le nuove tappe dello switch-off

 

Date Cosa succede
Entro il 31/12/2022 (salvo esaurimento delle risorse finanziarie) Richiesta Bonus 50 euro per acquisto Tv/decoder (solo con ISEE inferiore a 20 mila euro)
Da agosto 2021 al 31/12/2022 (salvo esaurimento delle risorse finanziarie) Richiesta Bonus TV Rottamazione (sconto 20% fino a 100 euro) per acquisto nuovo Tv con rottamazione di quello vecchio acquistato prima del 22/12/2018 (nessun limite di reddito)
Entro il 31/12/2021 Rilascio progressivo frequenze UHF 50-51-52-53 per aree ristrette (A-B-C-D)
Dal 15/10/2021 al 2022 1° fase switch-off – Abbandono progressivo e volontario dello standard MPEG-2 per alcuni canali SD, adozione progressiva e volontaria dell’MPEG-4 AVC (sempre in DVB-T)
Dal 15/11/2021 al 30/06/2022 Rilascio progressivo frequenze UHF 49-54-55-56-58-59-60 per macroregioni (1-2-3-4 – vedi schema sopra)
Da fine 2022/inizio 2023 (ipotesi) Abbandono progressivo degli standard DVB-T MPEG-4 AVC a favore del DVB-T2 HEVC
2023 (data da stabilire) Tutti i canali terrestri trasmettono in DVB-T2 HEVC sulle frequenze VHF 5÷11 (177,5÷219,5 MHz) e UHF 21÷48 (474÷690 MHz)

 

 

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