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Trasmissioni satellitari: come eliminare le limitazioni geografiche

Limitazioni geografiche dei canali satellitari: gli operatori utilizzano diversi metodi per localizzare le trasmissioni radiotelevisive e impedirne la ricezione al di fuori del mercato di riferimento. Scopriamo insieme quali sono, come funzionano e quali contromisure è possibile adottare rimanendo nel solco della legge.

Uno dei principali vantaggi delle trasmissioni satellitari, senza dubbio il più importante, è la transnazionalità. Il segnale irradiato dallo spazio, a 36mila chilometri di distanza dalla terra, può coprire singole regioni ma anche uno o più continenti a seconda della banda utilizzata (Ku o C), della potenza generata e di come viene strutturato il footprint, ovvero l’impronta a terra del segnale.

Limitare il bacino di utenza

Per gli operatori televisivi, la transnazionalità può rappresentare sia un vantaggio che uno svantaggio. Nel primo caso permette di diffondere i programmi a milioni di utenti senza ricorrere a infrastrutture terrestri, nel secondo non consente di limitare “chirurgicamente” il bacino di utenza quando le trasmissioni devono essere destinate ad un singolo mercato o Paese.

Ad esempio, un piccolo canale televisivo generalista avrà tutto il vantaggio di utilizzare il satellite per farsi conoscere non solo nel proprio Paese, evitando di richiedere autorizzazioni per la diffusione sul DTT, ma anche all’estero, spesso per raggiungere le comunità di migranti. D’altro canto, invece, un canale a pagamento oppure un network nazionale ha necessità di restringere il bacino d’utenza ad un singolo territorio geografico oppure ad uno Stato per evitare che le trasmissioni possano valicare i confini ed essere viste anche dai telespettatori di altri stati, magari dove lo stesso contenuto viene già trasmesso da altri operatori.

Per queste ragioni, tutte legate alla spinosa questione dei diritti televisivi (in primis per film, serie Tv ed eventi sportivi) ed alla lotta alla pirateria, gli operatori televisivi hanno studiato soluzioni più o meno efficaci, anche in collaborazione con i gestori dei satelliti.

C’è chi, come la BBC, che ha ristretto le trasmissioni free-to-air ad un determinato territorio sfruttando i footprint “concentrati” e chi si è limitato ad una semplice clausola nel contratto di abbonamento che vieta la visione al di fuori dei confini nazionali. In realtà nessuna di queste soddisfa pienamente le richieste dei fornitori di contenuti, che reclamano misure più restrittive ed efficaci per combattere la pirateria e la commercializzazione degli abbonamenti su larga scala. Come spesso capita, queste misure vanno a danneggiare anche i normali utenti paganti che non possono portare con sé il decoder in vacanza all’estero oppure quelli che vorrebbero poter ricevere i canali più famosi (ancora BBC) senza dover installare sul tetto una parabola da 2 metri o acquistare di “straforo” il decoder e la smart card su eBay.

Spot concentrati per limitare la ricezione oltreconfine

Trasmissioni satellitari
Il footprint UK dei satelliti Astra a 28,2° Est è il tipico esempio di limitazione geografica basata sull’area di trasmissione. Illumina principalmente le isole britanniche per garantire il rispetto dei diritti Tv dei canali pubblici free-to-air come BBC e ITV.

Le trasmissioni satellitari localizzate sono uno dei metodi più utilizzati dai broadcaster per limitare la ricezione dei canali all’interno dei confini nazionali, eventualmente da associare ad altri come i vincoli di contratto, il controllo delle smartcard e dell’indirizzo IP che vedremo successivamente. Questo metodo funziona perfettamente quando il territorio da “illuminare” è vasto e ben separato dagli altri, ad esempio le isole come quelle britanniche oppure una zona geografica come la Scandinavia, mentre non è altrettanto efficace quando riguarda un piccolo stato circondato da altri. Un tipico esempio di trasmissione satellitare localizzata è quella dei canali BBC e ITV diffusi dai satelliti Astra 2E, 2F e 2G in orbita a 28,2° Est. Tutti questi satelliti sono dotati di uno spot dedicato chiamato “UK” che illumina quasi esclusivamente Gran Bretagna, Irlanda e decine di altre isole più piccole con una potenza molto elevata, sufficiente per parabole di soli 45-50 cm di diametro.

Man mano che ci si allontana dalle coste dell’Inghilterra verso il resto dell’Europa, la potenza decresce rapidamente ma è comunque possibile riceverne i segnali anche a diverse centinaia di chilometri di distanza come ad esempio in Francia, Paesi Bassi e Islanda. Questo succede perché non è possibile intervenire con un taglio “chirurgico” sulla propagazione delle trasmissioni satellitari, spesso favorita dalle condizioni atmosferiche e quindi incontrollabile con i mezzi tecnologici a nostra disposizione. Anche se i footprint degli spot UK non includono ufficialmente altri Paesi europei, in realtà non è difficile riceverli anche in Spagna, Italia del nord, Svizzera e Austria, ovviamente non con parabole da 50 cm ma leggermente più grandi (fino a 90-120 cm nelle regioni del nord-ovest d’Italia). L’operatore satellitare, su richiesta dei broadcaster che affittano i transponder, potrebbe intervenire sulla potenza irradiata così da restringere l’area di illuminazione. Così facendo, però, renderebbe più difficoltosa la ricezione anche nell’area principale, soprattutto nelle situazioni limite dove la parabola è molto piccola e i cablaggi sono particolarmente lunghi con elevate attenuazioni del segnale. Di norma si tende a raggiungere un compromesso tra l’estensione dell’area di copertura e la potenza del segnale al centro del fascio che metta tutti d’accordo.

Soluzione idonea per i canali free-to-air

La limitata efficacia di questa soluzione la rende idonea quasi esclusivamente per i canali free-to-air pubblici e privati delle trasmissioni satellitari. Se non affiancata da altre misure restrittive, evita ai broadcaster pubblici e privati di intervenire sulle trasmissioni satellitari codificandolo quando ospita contenuti “premium” come film ed eventi sportivi i cui diritti sono stati acquisiti limitatamente a quella regione geografica o Stato. Un’eventuale codifica costringerebbe infatti il broadcaster a fornire ai telespettatori un decoder con sistema di accesso condizionato (CAS, CAM e card) con costi non indifferenti per tutti. Nel caso dei satelliti Astra a 28,2° Est, gli spot UK sono principalmente occupati dai canali BBC e ITV con la loro ricca offerta generalista e tematica, organizzata all’interno del bouquet free-to-view Freesat. Si tratta del “cugino” della nostra tivùsat, dell’elvetica Sat Access (SRG SSR) e delle francesi Fransat e TNT Sat, tutte piattaforme satellitari che consentono ai telespettatori di sintonizzare i canali nazionali, regionali e locali, pubblici e privati, anche nelle zone dove la copertura terrestre è debole, assente oppure l’infrastruttura è troppo costosa da mantenere.

Blocchi nazionali delle trasmissioni satellitari per territori

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La pay-tv serba Total TV viene commercializzata anche in Slovenia, Montenegro, Bosnia e Erzegovina, Croazia, Macedonia e nel resto d’Europa (Italia inclusa) con un’offerta personalizzata.

Alcuni operatori pay-tv operano su diversi mercati diversificando l’offerta televisiva e i listini a seconda dei diritti tv acquisiti, della valuta e della presenza di piattaforme concorrenti. Lo stesso bouquet può anche acquisire denominazioni differenti, essere disponibile nei Paesi confinanti e in altre zone d’Europa oppure no. Un tipico esempio è quello di Total TV, la piattaforma serba con oltre 80 canali televisivi che viene commercializzata anche in Slovenia, Montenegro, Bosnia e Erzegovina, Croazia, Macedonia e nel resto d’Europa (Italia inclusa) con un’offerta “personalizzata” che tiene conto della lingua e dei contenuti disponibili, differenziandosi anche per eventuali “extra” come il decoder in comodato d’uso, la fornitura della parabola e la sua installazione. Con questo meccanismo, un cittadino bosniaco non potrebbe in teoria abbonarsi ufficialmente alla versione croata di una trasmissione satellitare e viceversa, anche per le limitazioni spesso riportate sul contratto come vedremo tra poco. Con internet, però, queste ripartizioni geografiche tendono ad essere superate facilmente come dimostrano le migliaia di annunci che spopolano sul web.

Blocchi nazionali per contratto

La quasi totalità degli operatori televisivi delle trasmissioni satellitari a pagamento o free-to-view inseriscono nel contratto di fornitura una o più clausole che impediscono la visione dei canali al di fuori dei territori indicati. È una prassi ormai consolidata che, quasi sempre, ha l’unico scopo di cautelarsi nei confronti dei fornitori di contenuti come le major cinematografie e i detentori dei diritti sportivi. Tanto per fare un esempio, ad un telespettatore tedesco o francese potrebbe essere vietato portare con sé il decoder e la smart card durante le vacanze in Spagna oppure regalare ad un amico inglese un abbonamento in quanto riservato solo ai cittadini (non necessariamente residenti) tedeschi o francesi.

Considerato che il contratto ha validità legale, se l’utente non rispetta le norme indicate potrebbe andare incontro a diverse conseguenze come l’annullamento dell’abbonamento senza aver diritto ad alcun rimborso e la revoca dell’eventuale decoder fornito in comodato d’uso. Il regolamento di fornitura di tivùsat  specifica che, prima di procedere all’attivazione del servizio fruibile mediante la smartcard, l’utente è invitato a verificare le condizioni preliminari che devono sussistere per la sua fruizione. Nel primo punto è espressamente specificato che “la fruizione del Servizio deve avvenire all’interno dell’Area Nazionale (dove per Area Nazionale si intende: Italia, Repubblica di S. Marino e Vaticano)”.

Il punto 6 (Utilizzo della Smartcard) vincola l’utente a “utilizzare la smartcard limitatamente ad ambiti personali e nel territorio nazionale. La falsificazione della smartcard o dei dati dell’intestatario, il suo utilizzo abusivo o in territorio estero rispetto all’Italia, la Repubblica di S. Marino e il Vaticano, sono perseguibili ai sensi delle leggi vigenti. L’utente dichiara come veritieri i dati indicati e si assume ogni responsabilità in merito a dichiarazioni mendaci”. Lo stesso punto sottolinea che “non è consentita l’attivazione di smartcard a nome di persone esterne al nucleo familiare, se non con delega espressa e documentata”. La stessa tivùsat, nel punto 7, “si riserva il diritto di disattivare le smartcard per le quali siano stati accertati usi impropri e/o fraudolenti”.

Ad oggi è improbabile che tivùsat possa accorgersi che la tessera venga utilizzata fuori dai confini nazionali e/o da utenti diversi da colui che l’ha attivata. Tuttavia, trattandosi comunque di comportamenti vietati dal regolamento (e anche dalla legge italiana in merito alle false dichiarazioni), è sempre meglio evitare di acquistare su internet tessere già attivate e di dubbia provenienza per utilizzarle all’estero.

Anche Sky, nel suo modulo contrattuale di abbonamento, consultabile anche online, specifica al punto 5.1b che “l’utente dovrà installare il decoder in comodato d’uso  (e quindi utilizzare la smart card) esclusivamente all’interno del Territorio (Repubblica Italiana, Repubblica di San Marino e della Città del Vaticano) presso l’indirizzo di installazione indicato nella richiesta di abbonamento”. Per i decoder Sky di proprietà è possibile l’installazione in luoghi diversi ma purché all’interno dei confini nazionali.

Nel corso della durata dell’abbonamento alle trasmissioni satellitari, Sky, conformemente a quanto previsto dal Regolamento UE n. 2017/1128 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 14 giugno 2017 relativo alla portabilità transfrontaliera di servizi di contenuti online nel mercato interno, si riserva di richiedere la comunicazione dell’indirizzo di installazione del decoder in proprietà. I servizi tecnologici in mobilità come Sky Go sono invece fruibili anche quando l’utente si trova temporaneamente, per lavoro o vacanza, in uno degli altri Stati membri dell’Unione Europea o dello Spazio Economico Europeo.

Trasmissioni satellitari
Per evitare problemi con la legge è sempre consigliabile acquistare un abbonamento pay-tv straniero solo dai rivenditori ufficiali che offrono le necessarie garanzie e un supporto post vendita.

In caso di usi non consentiti della smart card, Sky potrà sospendere il servizio e applicare una penale fino a 4.000,00 euro, richiedere il risarcimento del maggior danno e risolvere il contratto. Dal momento che vincoli e penali di questo tipo sono inclusi in quasi tutti i contratti pay-tv offerti da broadcaster europei, è bene non fidarsi degli abbonamenti in vendita su internet a meno che siano garantiti da distributori ufficiali di indubbia serietà ed affidabilità, come ad esempio Due Emme Antenne.

I trucchi per dribblare le limitazioni territoriali delle trasmissioni satellitari

Trasmissioni satellitari
Sul web si possono acquistare abbonamenti, card e CAM per molti bouquet pay-tv e free-to-view, quasi sempre a prezzi salati e talvolta di dubbia provenienza.

Il principale trucchetto utilizzato dai “trafficanti” di abbonamenti è quello di intestare un gran numero di smart card a prestanome accondiscendenti, residenti nel territorio ove opera il bouquet pay-tv, per poi rivenderle online a prezzi sensibilmente superiori a quelli di listino (anche del 100%). Il rischio in questo caso è che l’operatore pay-tv di trasmissioni satellitari decida di sostituire le card per ragioni di sicurezza e che la nuova tessera non arrivi mai a casa dell’utente pagante ma del prestanome o del rivenditore. Nel migliore dei casi si rischi di pagare anche la nuova tessera mentre nel peggiore si dovrà dire addio all’abbonamento.

Altro trucchetto è quello di abbonarsi online alle trasmissioni satellitari dichiarando (e mentendo) di essere residenti in un determinato Paese ma domiciliati in un altro (ad esempio in Italia) e fornire quindi un indirizzo differente per la consegna il recapito della smart card oppure della CAM necessarie per decodificare il bouquet. Per alcune piattaforme satellitari come la svizzera Sat Access (SRG SSR) la questione si complica perché è necessario fornire anche le prove della residenza come ad esempio la titolarità del vecchio canone Tv, l’ex Billag ora sostituito dalla nuova imposta Serafe slegata dalla titolarità dell’apparecchio televisivo ed associata alle singole abitazioni private e aziende.

In altri casi, come ad esempio con il nuovo bouquet Kabelio (sempre svizzero, con gli stessi canali di Sat Access e molti altri – vedi tabelle digitali in fondo alla rivista), il trucco non presenza particolari difficoltà perché i controlli sembrerebbero al momento quasi assenti ed i venditori online sono spesso disposti a chiudere un occhio (anche due) quando ricevono recapiti e metodi di pagamento intestati a cittadini stranieri.

Decoder connessi e indirizzo IP

Altro strumento tecnologico a disposizione degli operatori pay-tv per geolocalizzare i propri abbonati è la verifica dell’indirizzo IP della connessione a Internet effettuata dai decoder di nuova generazione. Considerato che i servizi online come il VOD rappresentano ormai una quota considerevole dell’intera offerta televisiva e che le partnership con le piattaforme VOD “esterne” sono sempre più numerose (es.: Netflix, Amazon Prime e DAZN per Sky), la quasi totalità dei decoder forniti in comodato d’uso ha una connessione internet.

A volte è solo facoltativa e richiesta solo per l’accesso a questi servizi, in altre è obbligatoria come specificato nel contratto. L’operatore pay-tv, grazie alla telediagnosi e al telemonitoraggio, ha la possibilità di verificare lo stato di ogni singolo decoder connesso e capire se l’IP pubblico corrisponde al gruppo della zona geografica ove risiede l’utente oppure no. In quest’ultimo caso potrebbe inviare al decoder un messaggio di avviso o addirittura limitare la visione di tutti i servizi, anche quelli ricevuti via satellite, fino alla disattivazione temporanea o definitiva della smart card (sempre da remoto) con risoluzione del contratto.

Anche se tutto questo potrebbe sembrare lontano dalla realtà e assomigliare più alla scena di un film di fantascienza, è sempre bene ricordare che i fornitori di contenuti sono ormai da tempo alla ricerca di soluzioni tecnologicamente avanzate, efficaci ed anche drastiche, per regolamentare i diritti di visione. Se per i contenuti diffusi in 4K sono già previste CAM e smart card specifiche (es.: ECP) per evitare la copia e la diffusione sui canali pirata, non è difficile ipotizzare che il controllo dell’indirizzo IP possa diventare presto una prassi comune.

Come ingannare la localizzazione IP delle trasmissioni satellitari con la VPN

Esiste però una contromisura, semplice ed efficace, che permette di ingannare questo tipo di controllo sostituendo l’indirizzo IP reale con uno fittizio corrispondente all’area geografica prescelta. Questa operazione viene effettuata grazie ad una VPN, una rete privata virtuale (Virtual Private Network) che mette a disposizione migliaia di indirizzi IP di decine di nazioni in tutto il mondo. È un trucchetto utilizzato ormai da tempo per aggirare il blocco geografico (Geo Blocking) imposto dalle piattaforme VOD e IPTV che operano su internet. È ampiamente collaudato e richiede semplicemente l’installazione di un software, gratuito oppure a pagamento, che svolge questo lavoro in modo silenzioso. Per i decoder e i televisori che si collegano direttamente a internet e non possono caricare questi software, esistono soluzioni hardware plug&play come i box da collegare direttamente al modem/router ADSL/fibra, ad esempio www.shellfire.it/box.

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